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venerdì 4 ottobre 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 4 ottobre.
Il 4 ottobre 1910 un colpo di Stato mette fine a 800 anni di monarchia in Portogallo. Manuele II di Braganza lascia il paese a bordo del suo yacht e va in esilio a Londra. La repubblica viene ufficialmente proclamata l’anno successivo. La rivoluzione colpì in primo luogo la Chiesa cattolica, poiché le chiese vennero saccheggiate e i conventi furono attaccati. Inoltre furono presi di mira anche i religiosi. Il nuovo governo, si preoccupò di inaugurare una politica di riforme di drastica limitazione del potere clericale. Il 10 ottobre il nuovo governo repubblicano decretò che tutti i conventi, tutti i monasteri e tutte le istituzioni religiose fossero soppresse: tutti i religiosi venivano espulsi dalla repubblica e i loro beni confiscati. I gesuiti furono costretti a rinunciare alla cittadinanza portoghese. Seguirono, in rapida successione, una serie di leggi progressiste: il 3 novembre venne legalizzato il divorzio. In seguito passarono leggi che legittimavano i figli nati fuori dal matrimonio, che autorizzavano la cremazione, che secolarizzavano i cimiteri, che sopprimevano l’insegnamento religioso a scuola e che proibivano di indossare l’abito talare. Inoltre al suono delle campane e ai periodi di adorazione furono poste alcune restrizioni e la celebrazione delle feste popolari fu soppressa. Il governo interferì anche nei seminari, riservandosi il diritto di nominare i professori e determinare i programmi. Questa lunga serie di leggi culminò nella legge di separazione fra Chiesa e Stato che fu approvata il 20 aprile 1911.
Queste riforme furono tuttavia fortemente invise alla parte più conservatrice della società e la repubblica nacque debole, osteggiata da destra e da sinistra. Due brevi dittature la interruppero: la prima del Generale Joaquim Pimenta de Castro nel 1915, la seconda di Sidonio Pais nel 1917-18. Il vuoto di potere che si creò a seguito dell’assassinio di Sidonio Pais, portò il paese a una breve guerra civile. La restaurazione della monarchia venne proclamata nel Portogallo settentrionale il 19 gennaio 1919 e, quattro giorni dopo, scoppiò un’insurrezione monarchica a Lisbona. Un governo di coalizione, diretto da José Relvas, coordinò la lotta contro i monarchici con l’esercito e con civili armati. Dopo una serie di scontri, i monarchici furono definitivamente sconfitti il 13 febbraio 1919. Questa vittoria militare permise al Partito Repubblicano di ritornare al governo e di emergere trionfante alle elezioni tenute lo stesso anno. Tuttavia la stabilità mancò sempre al fragile regime repubblicano. Tra il 1910 e il 1926 ci furono quarantacinque governi. Furono tentate molte formule per stabilizzare il sistema politico, come il governo monopartitico, la coalizione ed esecutivi presidenziali, ma nessuno di questi ebbe successo.
Alla metà degli anni venti la scena internazionale reazionaria favorì un’altra soluzione autoritaria (parimenti a quanto avvenne nell’Italia fascista e a quanto sarebbe a breve accaduto in Germania e Spagna). Con il colpo di stato del 28 maggio 1926 venne posta fine alla Prima Repubblica. Al suo posto venne instaurata una dittatura. La rivoluzione conservatrice partì da Braga e poco dopo si propagò nelle altre città portoghesi. Il Generale Gomes da Costa marciò con 15.000 uomini in direzione di Lisbona, dove veniva acclamato dai suoi seguaci. Nel 1933 l’arrivo al potere di Antonio Oliveira de Salazar trasformerà il paese in una dittatura fascista che durerà 40 anni. Il Portogallo tornerà a essere un paese libero solo il 25 aprile 1975.

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