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lunedì 7 dicembre 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 7 dicembre.
Il 7 dicembre 1941 a Pearl Harbor era ancora in vigore il servizio di pace e non vi erano timori, infatti la base era considerata come la sola ragionevolmente equipaggiata, dato che disponeva per la sua difesa di nove corazzate, tre portaerei, dodici incrociatori pesanti e nove leggeri, 27 sommergibili, due divisioni di fanteria che comprendevano circa 43mila uomini, 1107 pezzi contraerei terrestri imbarcati e 227 aerei, di cui 152 da caccia. Così quando i piloti giapponesi vennero avvistati, l'ufficiale di guardia, tenente Kermit Tyler rispose che non vi doveva essere preoccupazione.
Intorno alle 7.50 del 7 Dicembre, venne lanciata la prima bomba dai 183 aerei inviati da Nagumo; il capitano Fuchida lanciò per radio il messaggio "Tora, Tora, Tora" e tutti i piloti si concentrarono nell'attacco a sette corazzate ancorate al centro della rada di Pearl Harbor, che erano state scelte come primo obiettivo: i primi cinque siluri colpirono in pieno la prua e la poppa dell'Oklahoma sulla quale saltarono impianto elettrico e si bloccarono i cannoni; lo scafo si squarciò in tre parti e in breve tempo la corazzata affondò. La seconda ad essere affondata fu la California che fu colta in pieno prima da due siluri e poi da una bomba da 250 chili che distrusse la corazzata con una tremenda esplosione, facendola rovesciare sul fondo melmoso del porto. Gli aerei nipponici si scagliarono poi contro l'Arizona, che venne poi subito centrata da un siluro sotto poppa e colpita da una bomba sulla coperta. E' poi la volta della West Virginia, demolita con tre siluri, della Tennessee, raggiunta da due bombe perforanti sulla tolda e, infine, della Pennysilvania, la nave ammiraglia della flotta sul Pacifico, la quale, pur essendo protetta da due cacciatorpediniere e ricoverata in bacino, fu raggiunta da una bomba e devastata da un incendio; altre due bombe aprirono poi spaventose falle nel ponte della Maryland.
La Nevada, che tentava di prendere il mare, fu colpita da un siluro e da tre bombe, rischiando di colare a picco e di ostruire l'imbocco della rada. Intorno stavano esplodendo, bruciando e affondando cacciatorpediniere, incrociatori e navi ausiliarie, ricoprendo tutta l'isola di un fumo denso e nero. Affondate in poco tempo le navi, si passò immediatamente alla seconda ondata di bombardamento, diretta sugli impianti a terra della base. Vennero rasi al suolo gli impianti dell'isola Ford, le basi aeree di Wheeler e di Hickam Field e l'idroscalo di Kanehoem, vennero mitragliati e spezzonati i depositi di munizioni, i baraccamenti e le caserme e in totale furono distrutti 65 dei 231 apparecchi che si trovavano a Oahu. L'attacco dei sommergibili nani fu invece un completo insuccesso e un sommergibile trasportatore fu distrutto da un aereo americano; inoltre i giapponesi avevano trascurato l'attacco al deposito di carburante americano che, se distrutto, avrebbe causato l'immobilità delle truppe statunitensi.
Alle 8.40 il primo attacco nipponico termina e il primo gruppo si ritira con il messaggio di Fuchida a Nagumo che attribuiva il successo alla missione e dava il via libera al secondo attacco destinato a completare l'opera di distruzione.
Il bilancio delle operazioni, dopo due ore di continui attacchi, era impressionante: delle 96 navi americane alla fonda nella base, 18 erano fuori combattimento, cinque risultavano distrutte (le corazzate Arizona e Oklahoma, i cacciatorpediniere Cassin e Downes, la nave-bersaglio Utah), quattro arenate o colate a picco anche se in seguito verranno recuperate (le corazzate West Virginia, California e Nevada, il posamine Oglala); nove gravemente danneggiate (le corazzate Tennessee, Maryland e Pennsylvania, gli incrociatori Helena, Honolulu e Raleigh, il cacciatorpediniere Shaw, le navi ausiliarie Curtis e Vestal). Sui campi di aviazione di Oahu erano stati distrutti 188 aerei americani e altri 159 danneggiati; le perdite umane ammontano a 2403 morti americani (2008 della Marina, 109 dei marines, 218 dell'esercito, 68 civili) e 1178 feriti. Secondo i calcoli di Tokyo i giapponesi avevano perduto 29 aerei, tra cui 9 caccia, 15 bombardieri e 5 aerosiluranti, un grande sommergibile e tutti e cinque i sottomarini tascabili. I morti da parte nipponica erano 64, di cui 55 aviatori. Non si seppe mai quanti fossero stati i marinai a bordo del grande sommergibile.

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