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mercoledì 16 dicembre 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 16 dicembre.
Il 16 dicembre 1944, si svolse la famosa battaglia delle Ardenne, in Belgio. A partire dalle 5.30 del 16 dicembre 1944 l'artiglieria tedesca martellò incessantemente per circa un'ora e mezza le postazioni della 1ª Armata Statunitense, cogliendola assolutamente di sorpresa; subito dopo entrarono in azione le divisioni corazzate guidate dai potenti panzer che travolsero le prime linee statunitensi. Nei giorni successivi l'avanzata delle 3 armate tedesche sotto il comando del feldmaresciallo Model sembrò non conoscere ostacoli: le truppe germaniche penetrarono in tutti i settori per diversi chilometri, favorite anche dal maltempo che, secondo le aspettative del Fuhrer, non consentì agli alleati l'utilizzo dell'aviazione. L'audace e apparentemente irrealistico piano di Hitler sembrava essere riuscito.

Il piano tedesco ( originariamente denominato in codice Wacht am Rhein ,"Guardia sul Reno", e successivamente Herbstnebel , 'Nebbia autunnale') della cosi detta Offensiva Von Rundstedt ( come divenne nota nella pubblicistica e nei comandi alleati, anche se in realtà la parte giocata dal prestigioso feldmaresciallo nell'offensiva fu assolutamente minima e la battaglia fu condotta principalmente da Model e Manteuffel, con i costanti interventi di Hitler) prevedeva di squarciare a metà lo schieramento alleato, penetrando attraverso le Ardenne per poi raggiungere in pochissimi giorni la Mosa, attraversarla, e quindi progredire rapidamente verso nord per raggiungere e conquistare il fondamentale porto di Anversa (centro logistico principale per l'afflusso dei rinforzi e dei mezzi e materiali alleati). In questo modo (secondo i mirabolanti piani di Hitler) sarebbe stato isolato e poi distrutto l'intero 21°Gruppo d'Armate del maresciallo Montgomery e due delle tre armate del 12°Gruppo d'Armate del generale Bradley (1^ Armata di Hodges e 9^ di Simpson) capovolgendo completamente il rapporto di forze sul fronte Occidentale e permettendo alla Germania di guadagnare tempo per sviluppare altre wunderwaffen (le famose armi segrete) e per ristabilire con opportuni trasferimenti di truppe la situazione sul precario fronte Orientale.

Poiché il territorio era montagnoso e coperto da foreste, e quindi apparentemente poco adatto per un attacco corazzato in forze, Hitler contava su un decisivo effetto sorpresa per ottenere alcuni clamorosi successi iniziali che, nelle sue aspettative, avrebbero dovuto creare il caos nella lenta e macchinosa catena di comando alleato e scuotere il debole (secondo Hitler) morale delle truppe americane abituate a facili avanzate e quindi assolutamente impreparate a sopportare anche moralmente l'urto di un massiccio attacco corazzato delle migliori (e più spietate) truppe tedesche.

Indubbiamente le truppe scelte tedesche (specialmente le Waffen-SS) furono anche troppo pronte a mettere in pratica sul terreno le concezioni hitleriane a favore di una offensiva rapida, spericolata e spietatamente diretta a scuotere il morale alleato anche con l'uso di mezzi di condotta bellica terroristici. Tipica in questo senso la puntata-lampo del colonnello Joachim Peiper, pericolosissima per gli Alleati e che effettivamente per un attimo seminò il panico sul terreno e nei comandi americani, ma anche costellata di episodi brutali contro civili belgi e soldati americani catturati, che nell'aspettative di Hitler avrebbero dovuto costituire il modello della condotta offensiva tedesca nelle Ardenne.

Il caos tra gli statunitensi fu accresciuto anche dall'azione di piccoli gruppi di commandos tedeschi travestiti da statunitensi (denominata operazione "Greif") che, interrompendo le comunicazioni, alterando la segnaletica stradale e compiendo azioni di sabotaggio di ogni genere provocarono gravi ritardi nei trasporti di truppe e un serpeggiante sospetto tra i soldati alleati. Dietro suggerimento di Hitler, trentatré soldati tedeschi che parlavano bene la lingua inglese si infiltrarono guidati da Otto Skorzeny (lo stesso ufficiale che liberò Mussolini dal Gran Sasso). I primi tre di questi guastatori catturati dagli statunitensi vennero giustiziati da un plotone di esecuzione statunitense il 23 dicembre. In seguito altri quindici di loro avrebbero subito la stessa sorte mentre gli altri quindici sarebbero tornati nelle linee tedesche.

I primi giorni furono vitali e, anche se molte truppe statunitensi furono superate o si arresero, una resistenza inaspettatamente forte in alcune zone rallentò notevolmente l'avanzata tedesca. L'avanzata iniziale fu un perfetto esempio dell'efficacia del fattore sorpresa. Gli Alleati angloamericani consideravano la guerra oramai finita e non presero in minima considerazione le avvisaglie di un possibile "colpo di coda" di Hitler. Il Generale tedesco in carica dell'offensiva, Von Rundstedt inviò tutti i suoi ordini per la preparazione dell'attacco con staffette in motocicletta, e non via radio o tramite la macchina cifrante Enigma.

Il piano iniziale tedesco prevedeva che l'attacco principale fosse svolto dalla 6ª Armata Corazzata delle SS di Sepp Dietrich (1ª Divisione Panzer SS "Leibstandarte Adolf Hitler", 2ª Divisione Panzer SS "Das Reich", 9ª Divisione Panzer SS "Hohenstaufen", 12ª Divisione Panzer SS "Hitlerjugend") e supportato da unità commandos travestite da soldati statunitensi guidate da Otto Skorzeny. Il 16 dicembre, inizio dell'offensiva, l'impraticabilità delle strade e gli ingorghi bloccarono sulle basi di partenza a nord ovest di Losheim molte unità della 6ª Armata e solo un distaccamento corazzato della "Leibstandarte" guidato dal tenente colonnello (Obersturmbannführer) Joachim Peiper riuscì a spingersi in profondità per rimanere però, dopo alcuni giorni, tagliato fuori dai rifornimenti e costretto a ripiegare dopo aver abbandonato tutti i veicoli per mancanza di benzina.

Un successo ben maggiore lo ottenne invece la 5ª Armata Corazzata della Wehrmacht di Hasso von Manteuffel, che in origine era destinata a svolgere solo un compito di copertura e supporto all'attacco delle unità SS di Sepp Dietrich a nord. Dalle sue basi di partenza sullo Schnee Eifel le unità della 5ª Armata tedesca sbaragliarono due divisioni di fanteria statunitensi, la 28ª e la 106ª Divisione di fanteria, catturando migliaia di prigionieri e puntando verso ovest. Alcuni disperati tentativi delle limitate riserve corazzate americane disponibili (elementi della 9^ e della 10^ divisione corazzata americana) vennero abbastanza facilmente superati dalle colonne dei Panzer convergenti da tutte le direzioni sui più importanti incroci stradali. Furono le aspre battaglie dei blocchi stradali che, anche se costarono dure perdite di carri armati e di uomini agli americani (circa 300 carri americani furono distrutti nei primi tre giorni dai panzer della 2^Panzerdivision e della Panzerdivision 'Lehr' ), ottennero almeno l'effetto di rallentare la progressione delle colonne tedesche in direzione dei centri nevralgici di St.Vith e sopratutto Bastogne.
Su ordine del Comandante in capo alleato, gen. Eisenhower, tutte le forze disponibili vennero fatte convergere nella zona per supportare il settore attaccato, mentre anche l'82ª e la 101ª Divisione Aviotrasportata si mobilitarono e raggiunsero rispettivamente Houffalize (al centro del fronte d'attacco tedesco) e Bastogne, fondamentale nodo stradale della regione.

Nel frattempo però l'avanzata tedesca continuava. Nel periodo 19 - 22 dicembre, la 5ª Armata Corazzata della Wehrmacht di Hasso von Manteuffel conquistò Houffalize a scapito della 82ª Divisione Aviotrasportata statunitense.
Il 21 dicembre le forze tedesche circondarono completamente anche Bastogne, difesa dalla 101ª Divisione Aviotrasportata. Quando il Generale Anthony McAuliffe comandante della 101ª, venne svegliato dall'invito tedesco ad arrendersi, pronunciò in risposta un monosillabo che è stato variamente interpretato e che era probabilmente irripetibile. Ad ogni modo, non c'è disaccordo su quello che scrisse sul foglio consegnato ai tedeschi: "NUTS!" ("BALLE!") che dovette essere spiegato sia ai tedeschi sia agli alleati non statunitensi.

La pressione tedesca su Bastogne continuava, il perimetro difensivo statunitense si restringeva sempre di più e i rinforzi alleati tardavano ad arrivare. Fu allora che il generale Patton comandante della 3ª Armata statunitense propose di far ruotare due corpi della sua armata di 90° gradi (in quel momento era schierata nel settore sud del fronte a fronteggiare la 7ª Armata tedesca) per giungere a dar supporto agli assediati di Bastogne da sud entro quattro giorni. Sembrava un piano irrealizzabile alla luce delle difficoltà logistiche e climatiche , ma alla fine, anche grazie alla straordinaria disponibilità di mezzi meccanici da parte alleata e all'energia di Patton, ebbe successo.

Per il 24 dicembre l'avanzata tedesca si era effettivamente fermata a breve distanza dalla Mosa, le truppe erano a corto di rifornimento e la scarsità di carburante e munizioni iniziarono ad essere critiche, anche per la 5ª Armata come era successo per la 6ª Armata Panzer SS di Sepp Dietrich. Il 26 dicembre, unità della 3a armata corazzata di Patton ruppero, dopo giorni di scontri continui, l'accerchiamento permettendo l'evacuazione dei feriti e l'arrivo di rifornimenti. La storia della cosi detta 'battaglia della sacca' (battle of the bulge nella storiografia americana) racconta di Patton che arriva in soccorso della 101ª Divisione Aviotrasportata; i membri di quest'ultima però non sono mai stati d'accordo sul fatto che la divisione richiedesse rinforzi. I tedeschi comunque continuarono ad avanzare arrivando fino a raggiungere la Mosa e Dinant.

Il miglioramento delle condizioni atmosferiche riportò in gioco la massiccia superiorità aerea degli Alleati. Stormi di cacciabombardieri alleati falcidiarono le unità nemiche che furono costrette ad indietreggiare. I tedeschi si ritirarono da Bastogne il 13 gennaio. Una volta che l'offensiva era iniziata i tedeschi dovettero affidarsi nuovamente alle loro radio, e l'Intelligence ebbe grande influenza nel permettere agli alleati di individuare e distruggere le unità tedesche.

La battaglia finì ufficialmente il 27 gennaio 1945. Gli statunitensi persero 75.522 uomini (uccisi, feriti, dispersi o catturati), i britannici ne persero 1.408 e i tedeschi 67.675.

Le perdite tedesche furono critiche: uomini e materiali vitali ed insostituibili erano stati sprecati in poche settimane. Von Rundsted stesso, interrogato più tardi definì la controffensiva "una seconda Stalingrado" (anche se questa frase non è accertata e sembra soprattutto adatta a compiacere e lusingare i suoi interlocutori anglosassoni). Comunque rimane un dato di fatto che, se utilizzate bene, le truppe tedesche sapevano mettere gli anglo-americani sull'orlo della disfatta anche alla vigilia della fine della guerra e che contro gli 8.600 morti tedeschi ve ne furono oltre 17.000 anglo-americani. Inoltre le perdite di mezzi meccanici furono nettamente superiori da parte Alleata ( rapporto di almeno 2 a 1 nelle perdite di mezzi corazzati a favore dei tedeschi) il che conferma l'abilità e il coraggio delle Panzerdivisionen anche nell'ultimo anno di guerra (dimostrato ripetutamente sia all'Ovest che all'Est) anche di fronte alle meglio equipaggiate divisioni corazzate americane.

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