Buongiorno, oggi è il 21 dicembre.
Il 21 dicembre 1898 Marie Curie insieme al marito Pierre, scopre l'elemento del radio.
La scienziata nasce a Varsavia nel 1867, e già alle scuole di base si
distingue per una forte passione per le scienze e un’ottima memoria. In
quegli anni in Polonia le donne non possono accedere agli studi
universitari e Marie Sklodowka decide di trasferirsi con una delle
sorelle a Parigi per studiare alla Sorbona.
All’università conosce il futuro marito e “compagno di laboratorio”
Pierre che sposa nel 1895. I due novelli sposi, invece delle fedi, si
scambiano due biciclette che useranno per il loro viaggio di nozze, un
tour dalle coste della Bretagna alle montagne dell’Auvergne.
Nel laboratorio improvvisato di Rue Lohmond, con pochi mezzi e senza
collaboratori, i coniugi Curie iniziano a studiare la “radiazione”, il
fenomeno da poco scoperto dal fisico Henri Becquerel. Alla capacità di
emettere energia che hanno solo alcuni atomi i due scienziati danno un
nome: radioattività.
Durante i loro esperimenti si trovano davanti a un mistero: alcuni
minerali hanno una radioattività più forte di altri. Decidono di
concentrarsi su due minerali in particolare, la torbernite e la pechblenda, entrambi ricchi di uranio.
I campioni studiati risultano più radioattivi di quanto dovrebbero
essere sulla base della quantità di uranio presente. Ipotizzano che
oltre l’uranio in questi minerali debba esserci un altro elemento più
radioattivo dell’uranio stesso e iniziano un lungo lavoro per tentare di
isolarlo.
Marie e Pierre ci riescono nel 1898 e lo annunciano in una
pubblicazione: «Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla
pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato, vicino al bismuto.
Se l’esistenza di questo metallo verrà confermata noi proponiamo di
chiamarlo Polonio».
Però qualche cosa non torna: i campioni sono ancora troppo radioattivi, e
la sola presenza del polonio e dell’uranio non spiega il fenomeno. C’è
soltanto una possibilità: l’esistenza di un altro elemento. Il 28 marzo
del 1902 Marie Curie annota nel suo quaderno «RA = 225,93. Peso atomico
di Radio».
La scoperta del polonio e del radio vale ai Curie e al fisico Henri Becquerel il Nobel per la fisica nel 1903.
La fama e la notorietà acquisita non intaccano l’etica dei coniugi Curie
che intenzionalmente non depositano il brevetto del processo di
isolamento del radio. Così facendo vogliono permettere alla comunità
scientifica di effettuare liberamente ricerche nel campo della
radioattività.
Dopo la tragica morte di Pierre, investito nel 1906 da un carro,
Marie lo sostituisce nell’insegnamento universitario di fisica generale e
diventa la prima donna a occupare una cattedra alla Sorbona.
La scienziata, ormai considerata una vera autorità della fisica in un
ambiente scientifico dove le donne erano, e rimarranno ancora per molto
tempo, mal tollerate, nel 1909 fonda a Parigi l’Institut du Radium.
Più tardi la struttura è diretta dalla figlia che nel 1935 vincerà il
Nobel per la chimica con il marito Fedéric Joliot per la scoperta della radioattività artificiale.
Nel 1910 Marie Curie ha una breve relazione con un uomo già sposato e
padre di quattro figli, il fisico Paul Langevin. Lo scandalo,
amplificato dalla stampa sessuofoba, scatena una forma di odio nei
confronti della donna. Quella che fino a otto anni prima era stata
descritta come una madre devota e un’aiutante solerte, era diventata per
l’opinione pubblica “la polacca”, “la ladra di mariti”.
Il minuzioso lavoro della studiosa non si ferma: riesce a isolare il
polonio e il radio puro e nel 1911 viene insignita del Nobel per la
chimica.
Durante la Prima Guerra Mondiale decide di attrezzare con
apparecchiature a raggi X delle automobili, le Petit Curie. Insieme alla
figlia Irène si reca sul fronte di battaglia della Marna per insegnare
personalmente ai medici e agli infermieri come usare i nuovi strumenti
che permettono di individuare le pallottole nei corpi dei soldati
feriti.
Provata da un’anemia perniciosa, dovuta alle lunghe esposizioni alle
sostanze radioattive, Marie Sklodowka Curie muore il 4 luglio
1934. Sulla tomba, come ultimo saluto, i fratelli depongono una manciata
di terra della sua amata Polonia.
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