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Un contadino che aveva della legna da spaccare, non riusciva più a trovare la sua scure.
Pelustro, in lungo e in largo il cortile, lanciò occhite furibonde in direzione del ceppo, della rimessa e del granaio, Niente da fare: sparita, probabilmente rubata! Un ascia nuova di zeccha, acquistata con i suoi ultimi risparmi! La collera, quel breve raptus di follia gli traboccava dal cuore e gli tingeva lo spirito di un inchiostro più nero della pece.
A un certo punto, vedendo passare per strada il propio vicino, gli parve che il suo passo fosse quello di chi non ha la coscienza tranquilla, che il suo volto lasciasse trasparire l'espressione imbarazzata del colpevole di fronte alla propia vittima e che il suo modo di salutarlo tradisse la tipica astuzia del ladro d'ascia, E quando l'altro apri bocca per snocciolargli le solite banalità meteorologiche in uso tra i vicini, la sua era senza dubbio la voce di chi ha rubato un ascia nuova fiammante.
Non riuscendo a resistere, il nostro contadino attraverso il portico a grandi falcate per andare a dire il fatto suo a quel ladruncolo, che oltretutto aveva la faccia tosta di prenderlo in giro! Durante il percorso inciampò in una bracciata di rami secchi abbandonati sul ciglio della strada. Vacillo, strangolandosi con la sfilza d'insulti destinati al propio vicino, e ando' a sbattere il naso contro il manico della scure, sicuramente caduta poco prima dalla cariola!
tratto da: Racconti dei saggi taoisti pag, 77 - Pascal Fauliot - L' ippocampo
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