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giovedì 16 agosto 2012

Ella è stata prescelta,, Soeren #Kierkegaard, #Diario del #seduttore, #dongiovanni, #uomo #estetico


4 aprile
Attenzione, mia bella sconosciuta! Attenzione! Discendere da una carrozza non è tanto facile, anzi talvolta può anche costituire un passo decisivo. Potrei imprestarvi una novelletta del Tieck dalla quale apprendereste come una dama, nello smontare da cavallo, andò a cacciarsi in un tale impiccio che quel suo passo divenne poi decisivo per tutta la sua vita. Di solito, sulle carrozze i predellini sono collocati così in alto che di necessità bisogna rinunciare ad ogni grazia e, alla peggio, avventurarsi in un salto tra le braccia del cocchiere o del lacchè. Già, questo è il vantaggio dei cocchieri e dei lacchè! Io credo che davvero finirò col cercarmi un impiego come lacchè in qualche famiglia dove vi siano delle giovanette: un servo diviene facilmente partecipe dei segreti d'una ragazzina... Ma per l'amor di Dio! non fate questo salto, ve ne prego. Ormai è già scuro; io non vi disturberò, mi terrò nascosto dietro questo fanale, cosi voi assolutamente non potrete vedermi: che soltanto si prova disagio quando si sa d'esser visti, e sempre si sa d'esser visti quando anche si riesce a vedere...

ordunque, per pietà del lacchè, che forse neppure sarebbe capace d'affrontare un simile salto, per pietà della gonna di seta, item per pietà della frangia di merletto, per pietà di me, lasciate, lasciate che quel piedino delicato, la cui grazia io già  ammirai, si avventuri nel mondo. Abbiate il coraggio di affidarvi ad esso, troverà pure un punto di appoggio. Per un attimo avete tremato, perché pare che inutilmente esso abbia cercato dove posarsi. Sì, voi ancor tremate dopo che il piede ha trovato sostegno. Allora spingete subito innanzi l'altro piede: chi vorrebbe essere cosi crudele da lasciarvi penzolare in questa posizione? Così ingrato, così maldestro da non seguire questa rivelazione del Bello? O avete ancora timore di qualche indiscreto? Non certo del lacchè. e neppure di me: che io ho già avuto modo d'ammirare quel piedino e, dato che sono un naturalista, ho imparato da Cuvier a trarre con sicurezza le mie conclusión.

Su, dunque, affrettatevi! Quanto dona alla vostra bellezza quest'ansia! Eppure l'ansia di per sé non è bella, se non vi si scorge l'energia capace di padroneggiarla. Cosi, dunque! Oh, come poggia saldo quel piedino, ora! Ho fatto caso che le fanciulle dotate di Pieri piccoli, in genere, stan ben più salde di tanti altri bipedi meglio plantati... Ora, chi potrebbe immaginarlo? L'esperienza c'insegna che non ci si espone poi a cosi gran pericolo se la gonna, nel discendere come nel balzar giù, resta impigliata. E tuttavia per le giovanette è pur rischioso andare in carrozza, che finiscono sempre con l'esporvisi. Pizzi e merletti vanno perduti, e con essi ogni leggiadria. Nessuno ha visto niente. In verità, una figura scura s'è mostrata, avviluppata fino agli occhi in un mantello. È difficile dire donde sia spuntata, giacché il lampione splende dritto negli occhi. Nel momento in cui state per varcare la porta di strada v'ha sfiorata. Proprio nell'attimo decisivo un'occhiata di traverso si precipita sul suo bersaglio. Voi arrossite, il seno vi si gonfia nell'affanno; c'è corruccio nel vostro sguardo e fiero disprezzo. E, negli occhi, una preghiera e una lagrima. Ambedue sono egualmente belle, d'entrambe io m'impadronisco, perché sia l'una che l'altra possono essere a me dirette. Ma io sono pur maligno: che numero ha la casa? Che vedo, una vetrina d'oggetti di galanteria!

Mia bella sconosciuta, forse è indiscreto da parte mia, ma io vi seguo per questa Strada illuminata... Ella è completamente dimentica. Ahimè sì, quando si hanno diciassette anni, quando a questa età felice si va a far compere, quando si stringono tra le mani oggetti piccoli o grandi, si è prese da una indicibile gioia e si dimentica tutto facilmente! Ancora non mi ha veduto; me ne sto in disparte, all'altra estremità del banco. Uno specchio pende dalla parete opposta, ella non vi bada, ma lo specchio bada a lei. Con quanta fedeltà esso ha afferrata la sua immagine, come uno schiavo umile che devotamente manifesta la sua devozione, uno schiavo pel quale ella ha un gran valore, ma che nessun valore ha per lei. Che pure potrebbe afferrarla, ma non abbracciarla! Specchio infelice che ben sa trattenere la sua immagine, ma non lei stessa. Specchio infelices che non sa serbare la sua immagine in segreto e celarla a tutto il mondo, ma che al contrario sa soltanto svelarla agli altri, come ora a me.

Quale tormento se anche un uomo fosse cosi creato! Eppure non sono pochi gli uomini che nulla posseggono se non nell'attimo stesso in cui lo mostrano ad altri, che solo afferrano l'esteriorità ma non la sostanza, e tutto perdono quando questa si rivela; così come questo specchio perderebbe l'immagine di lei, se ella per un solo istante tradisse il proprio cuore dinanzi ad esso. E se un uomo non è capace di possedere l'immagine del ricordo nell'attimo stesso in cui se ne sovviene, dovrebbe allora cercare di tenersi sempre lontano dalla bellezza, e non cosi vicino che occhio mortale possa vedere quanto bello sia ciò che egli possiede. E ciò che l'occhio della fronte ha perduto egli, allontanandolo da sé, può tornare ad avvincerlo alla vista esteriore; ma ciò che egli può avere anche dinanzi all'occhio dell'anima, quando non riesce a vedere l'oggetto perché gli è troppo vicino, quando le labbra sono serrate alle labbra.

Ella è davvero bella! Povero specchio, deve essere un tormento, fortuna che non sei geloso. Il suo viso è d'un ovale perfetto, ed ella tiene il capo leggermente reclino così che, limpida e superba, la sua fronte pare innalzarsi senza che il pensiero la solchi d'una minima ruga. I suoi neri capelli si raccolgono, sottili e morbidi, sulla fronte. Il suo volto è come un frutto, ogni tratto dolcemente pronunciato; la sua pelle, lo sento con gli occhi, è diafana, come velluto a toccarla. I suoi occhi: oh! ancora non li ho
veduti, che sono nascosti dalla frangia di seta di quelle ciglia adunche come uncini pericolosi per chi vuole penetrare il suo sguardo. La sua testa è una testa di Madonna, purezza e innocenza l'improntano. Ella si china come una Madonna, ma non si perde nella contemplazione dell'Unico, il che dona una variazione all'espressione del suo volto. Ciò che ella contempla è il Molteplice, il Molteplice sul quale il lustro e lo splendore terreni gettano un loro riflesso. Si leva un guanto per mostrare allo specchio e a me una mano destra bianca e perfetta come marmo antico, senza alcun ornamento e neppure il liscio anello d'oro al terzo Dito brava! Ella solleva gli occhi: come tutto in lei si trasfigura, pur rimanendo invariato! La fronte è leggermente meno alta. Il volto un po' meno regolarmente ovale ma più vivo. Parla con il commesso, è allegra, contenta, loquace. Ha già scelto due o tre cose, ne prende una quarta e la trattiene in mano, i  suoi occhi tornano ad abbassarsi, ne chiede il prezzo, la mette da parte sotto i guanti; di certo deve essere un segreto, un dono destinato a... un amato? ma ella non è fidanzata... sebbene, ahimè!, molte vi svelano che non sono fidanzate eppure hanno un amato, e molte che sono fidanzate eppure non ne hanno alcuno... Devo rinunciare a lei? Devo abbandonarla indisturbata alla sua letizia? Vuole pagare, ma ha smarrita la borsa: probabilmente darà il suo indirizzo. Non voglio udirlo, non voglio privarmi di una sorpresa. Dovrò pure incontrarla ancora una volta nella vita, e certo la riconoscerò, e anche lei forse: il mio sguardo di Traverso non si dimentica tanto facilmente. Se dovessi incontrarla in circostanze inaspettate, sarà la volta buona. Se non mi riconoscerà lo apprenderò dal suo sguardo, cosi avrò l'occasione per guardarla di traverso.
Prometto che ricorderà l'incidente. Niente impazienza, niente avidità, tutto sarà goduto a suo tempo. Ella è stata prescelta: finirà bene con l'essere raggiunta.

(Soren Kierkegaard, Diario del seduttore, Milano, Rizzoli, 1990)


(Nell'immagine sopra:
John William Waterhouse , Borea

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