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sabato 18 agosto 2012

Come una goccia di sangue in un organismo più grande, Merete #Pryds Helle, L’ #amore ai tempi della pietra, #preistoria, #neolitico, #archeologia #antropologia #estasi #Göbekli Tepe #citazione


www.marieclaire.it
Edith è seduta sulla roccia scaldata dal sole fra due stranieri quasi nudi e si gode il calore che si attenua. Il cielo si arrossa, come se fosse percorso da una gazzella sanguinante che scivola sul fango del crepuscolo. Edith ha nel palmo della mano alcuni granelli e li guarda.

"Sono solo semi", dice.

"Non sono come quelli che conosci", dice uno degli stranieri. È un uomo alto e dinoccolato, quando cammina sembra spinto avanti dal vento. Ha due code di leopardo annodate alla vita e una collana di denti di squalo. Fra i capelli ricci sono infilate delle lunghe piume d'aquila, ha braccia e gambe coperti di tatuaggi geometrici. Si è presentato come Aquila, il suo compagno come Verde, e così è chiaro che tipo di gente sono, per chi non lo ha già indovinato dalle numerose borse di pelle che portano alla cintura e sulle spalle. Gente che va in giro senza famiglia né clan, gente che pratica il baratto per tirare avanti e conosce il valore delle cose. Gente al cui arrivo gli abitanti del villaggio sono contenti, ma sono anche contenti quando se ne vanno e li salutano con la mano mentre accarezzano i nuovi gioielli o le armi. Uomini che conoscono sempre le novità, pieni di storie sulle vicende nel vasto mondo.

"Piantarli", ripete Edith. "Che cosa hanno di speciale?"

"Danno un raccolto maggiore", spiega Verde. È più piccolo di Aquila e porta delle lunghe collane di turchesi che gli pendono dal collo. Ha due topi bianchi nei capelli e sui lombi un pezzo di lino verde intessuto.

"La spiga non si apre durante la mietitura. Questo rende più facile mietere e più facile battere. E ha un sapore migliore".

Edith fa scivolare di nuovo i semi nel sacchetto di pelle di Verde, uno dopo l'altro.

"Come posso essere sicura che ciò che dite è vero?" chiede abbassando lo sguardo sul villaggio rotondo coricato su una piana sotto la rupe dove sono seduti. in 3.

(Pre Pottery Neolithic A/B, abbreviato in PPN A/B. Si trovano stoviglie, contenitori e figure di argilla cotte nel fuoco, ma poca ceramica. Il periodo è caratterizzato dal cosiddetto addomesticamento, ovvero il processo con cui vengono rese domestiche specie vegetali e animali e costruite abitazioni.)


Edith vede i bambini del villaggio, sette in tutto, che saltellano lungo il corso d'acqua, in fila come rane, finché uno cade. Le donne sul piazzale davanti alle abitazioni tengono d'occhio la carne di gazzella sul fuoco mentre, accovacciate, fanno dei fori nelle piccole pietre verdi che scambieranno con Verde e Aquila. Gli uomini sono seduti in circolo e parlano in modo concitato, apparentemente di un uomo anziano sdraiato su una stuoia fuori dal circolo. Edith ha partorito due figli e così il peggio è passato.

 [...]

"Cosa volete allora per i vostri semi?" dice lei.

Ora le cose si fanno più complicate.

Verde e Aquila potrebbero chiedere collane di perle verdi, da barattare sulla costa per un buon prezzo. Potrebbero chiedere corna di gazzella o carne, oppure ossa affilate dei grandi uri o aghi d'osso e abiti di pelle. Potrebbero chiedere asce di selce o punte, che sono apprezzate più all'interno del deserto, dove la qualità della selce è peggiore. Potrebbero chiedere i raffinati gioielli di madreperla di Stane o i bracciali di pietra di Ishi. Avrebbero potuto anche chiedere del tempo con una delle donne o un bambino come assistente e compagnia, magari un bambino che aveva difficoltà con la stretta convivenza del villaggio. Dio li fa e poi li accoppia. Ma i due mercanti sono persone moderne, ciò che desiderano è partecipare alla più alta esperienza collettiva che la civiltà possa offrire, nella quale il singolo si sente come una goccia di sangue in un organismo più grande. Verde e Aquila non hanno un clan, quello in cui sono nati lo hanno abbandonato e nella stessa occasione hanno assunto i loro nomi da vagabondi. E senza un legame di appartenenza a un clan non possono partecipare al grande incontro del solstizio, a cinquecento chilometri a nordovest, che ogni dieci estati raccoglie il mondo e sospende il tempo, risucchia la gente nell'ombelico del tempo, in modo che sanno cosa c'è dall'altra parte, dentro il corpo del tempo. È questo che Verde e Aquila desiderano. Non è ciò che vogliamo tutti?

Edith ascolta il desiderio dei due uomini. Se li immagina camminare da soli fra i bassi pistacchi e i mandorli, vede i branchi di gazzelle, sente il rumore di passi sulla terra pietrosa, nel silenzio assordante che si alza sulle rupi e sul deserto. Anche lei cammina, ha due vite che cambiano con le stagioni. Nella parte più calda dell'anno è ogni giorno in un posto nuovo. In quella più fresca dorme ogni notte nella sua casa rotonda, rotonda come le case di giunchi erette in fretta, che costruiscono d'estate quando camminano. La forma delle case è innanzitutto pratica, ma diventa anche un rapporto fra corpo, pensiero e ambiente, e a poco a poco tutto il mondo sembra rotondo. La casa è solo una versione più piccola della casa del cielo.

Dice che parlerà con gli altri. Poi vedranno.

Quella notte Verde e Aquila dormono nella casa di Edith. Srotolano le loro stuoie intrecciate sul pavimento bianco appena spazzato, mentre Edith e i bambini dormono da Tas, l'uomo che lei chiama suo. Prima di dormire lei e Tas parlano a lungo del desiderio dei due uomini in cambio delle sementi che hanno appassionato i pensieri di Edith. Lei vuole quei chicchi, immagina già le spighe che si muovono al vento, grandi e grasse, senza che l'aria porti via i chicchi. Gli steli sono alti come la casa, nella sua mente, ogni spiga è grande come la sua testa, può allungare la mano e coglierla come una noce e mangiarla, grande e tonda. Sì, non il pane, perché quel concetto non esiste nella coscienza di Edith, e le pagnotte che mangerà quando sarà una donna anziana e onorata saranno piatte e sapranno di fumo, ma immagina la spiga come una gigantesca mandorla. Tas vede il suo entusiasmo e si chiede se alla richiesta dei due uomini sia possibile dare una risposta positiva.

Edith, Tas e i loro clan appartengono ai gruppi che hanno accesso ai centri rituali che diffondono energia e raccolgono tutto il mondo conosciuto. Il mondo conosciuto è un'area di circa 180.000 chilometri quadrati. Il più grande centro rituale, quello verso il quale tutti i clan fra pochi mesi si muoveranno, si trova nell'attuale Turchia, nel Kurdistan, in un luogo che ancora oggi significa se non l'ombelico del mondo, almeno l'ombelico della collina, ovvero Göbekli Tepe.


(Merete Pryds Helle, L’amore ai tempi della pietra,  Asti, Scritturapura, 2012, pp. 18 ss.) 

(Nell’immagine sopra: oggetti vudu da collezione privata,  esposti alla mostra “Cartier e l’arte primitiva, Parigi, aprile-settembre, 2011”)



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