Buongiorno, oggi è il 20 dicembre.
Il 20 dicembre 1987 il traghetto Doña Paz si scontra con la petroliera Vector. E' stato il più grave incidente navale per numero di vittime della storia moderna.
Quel giorno, alle 6,30 del mattino (ora di Manila), la Doña Paz lasciò Tacloban per Manila, con sosta a Catbalogan, nel Samar. Il vascello era atteso a Manila alle 04:00 del giorno successivo, l'ultimo contatto radio avvenne verso le ore 20:00. Intorno alle 22:30 il traghetto era al Dumali Point, vicino Marinduque. Un sopravvissuto riportò in seguito che il tempo quella sera era buono, ma il mare era mosso. Mentre la maggior parte dei passeggeri dormiva, il Doña Paz urtò la MT Vector, una petroliera in rotta da Bataan a Masbate. Il Vector trasportava 1.050.000 litri di benzina ed altri derivati del petrolio della Caltex Philipines.
A seguito della collisione, la Vector prese fuoco e questo si propagò anche alla Doña Paz. I sopravvissuti ricordano l'incidente e la successiva esplosione, che provocò il panico sulla nave. Uno di essi ha raccontato che le fiamme si propagarono in fretta lungo tutta la nave, e il mare stesso intorno ai vascelli bruciava impetuoso. Un altro sopravvissuto sostenne che le luci si spensero pochi minuti dopo l'incidente, che non vi erano giubbotti di salvataggio sul traghetto e che l'equipaggio correva in preda al panico insieme ai passeggeri senza che qualcuno facesse un qualsiasi tentativo di organizzare i soccorsi. Più tardi si venne a sapere che i giubbotti erano riposti in armadi chiusi a chiave. I passeggeri furono costretti a saltare in mare e nuotare tra le fiamme e i corpi di altri che li avevano preceduti, a volte usando porte o mobilio come zattere di fortuna. La Doña Paz si inabissò in due ore, il Vector ne impiegò quattro. Entrambe le navi si adagiarono su un fondale di 545 metri nelle acque dello Stretto di Tablas, infestate dagli squali.
La motonave Don Claudio fu testimone dell'esplosione e raggiunse il luogo del naufragio in un'ora, trovando i sopravvissuti: in tutto 24 passeggeri della Doña Paz e due dei 13 membri dell'equipaggio della Vector. Una venticinquesima sopravvissuta della Doña Paz, originalmente non iscritta tra i passeggeri, fu la 14enne Valeriana Duma, la più giovane superstite della tragedia. Nessun membro dell'equipaggio del traghetto sopravvisse.
Secondo le prime investigazioni condotte dalla Guardia Costiera filippina, vi era un solo membro dell'equipaggio del Doña Paz in plancia al momento dell'incidente, per di più un apprendista. Tutti gli altri membri dell'equipaggio erano a bere birra o a guardare la televisione nelle zone ricreative, mentre il capitano stava guardando un film in videocassetta nel suo alloggio.
I superstiti dichiararono che la nave poteva star trasportando da 3000 a 4000 passeggeri, ben più del massimo consentito, con molti di essi che dormivano nei corridoi, sui ponti o in in tre o quattro all'interno di cuccette singole.
I documenti ufficiali riportavano 1493 passeggeri e 59 membri dell'equipaggio, ma un dirigente della compagnia di navigazione che ha voluto restare anonimo ha dichiarato che nell'approssimarsi del Natale molti biglietti venivano venduti illegalmente sulla nave e che i passeggeri sotto i 4 anni di età, non paganti, non venivano registrati nei diari di bordo.
Dei 21 corpi recuperati ed identificati come passeggeri della nave, solo uno di loro era registrato nella lista ufficiale. Dei 24 sopravvissuti, solo cinque.
Il 28 dicembre 1987 le autorità del Samar dichiararono che almeno 2000 passeggeri del Doña Paz non erano nelle liste ufficiali, basandosi sulle liste fornite da parenti e amici dei dispersi.
Nel febbraio 1988 il National Bureau of Investigation filippino dichiarò che, dopo numerose indagini, c'erano almeno 3099 passeggeri e 59 membri dell'equipaggio a bordo; nel gennaio 1999 una task force presidenziale stimò a seguito di una indagine che i passeggeri fossero 4341, quindi sottraendo i 27 superstiti, aggiungendo i 59 membri dell'equipaggio del Doña Paz e gli 11 del Vector, il totale dei morti del naufragio è 4384.
Il Presidente Corazon Aquino descrisse l'incidente come "una tragedia nazionale di proporzioni strazianti. La tragedia è ancora più bruciante perché avvenuta in concomitanza con le feste natalizie". Il papa Giovanni Paolo II, il primo ministro giapponese Noboru Takeshita e la Regina britannica Elisabetta II porsero i propri messaggi ufficiali di condoglianze. Il magazine Time dichiarò il naufragio "il più grande disastro marittimo in tempo di pace del ventesimo secolo".
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