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il 26 settembre 1687 l'esercito veneziano, durante un assedio contro i Turchi, distrugge parzialmente il Partenone di Atene durante un bombardamento.
Il Partenone di Atene è il simbolo della Grecia Classica, essenza della bellezza ellenica conosciuta in tutto il mondo. Ciriaco d’Ancona, considerato il padre dell’Archeologia stessa, nel XV Secolo descrisse il Partenone come: “il meraviglioso tempio della dea Atena, opera divina di Fidia“. La storia di questo capolavoro di ingegno e creatività umana è tanto antica quanto triste per gli amanti della bellezza dei templi greci.
Durante i suoi 25 secoli di vita è stato usato con diverse finalità d’uso, fra cui tempio di Atena, chiesa cattolica e moschea musulmana, ma anche come “cava” per materiali da fortificazione e deposito di munizioni. Bizantini, Veneziani, Ottomani ma anche (e con maggior colpa) Inglesi e Francesi, in epoca moderna, hanno distrutto e spogliato delle sue magnifiche opere quello che fu un faro di cultura e bellezza rimasto quasi intatto per secoli e secoli di storia.
Progettato dagli architetti Callicrate, Ictino, e Mnesicle, facenti capo al direttore dei lavori e leggendario scultore greco Fidia, fu realizzato a seguito della distruzione del preesistente tempio di Atena Pòlias da parte dei persiani guidati da Serse, respinti dall’alleanza greca durante la seconda guerra Persiana.
Il tempio subì i primi danni durante il III e IV Secolo dopo Cristo. Di quel periodo è la caduta del tetto e la distruzione del colonnato interno, forse ad opera degli Eruli, forse di Alarico o, ancora, per cause naturali quali un terremoto o incendi accidentali. Sia il colonnato sia il tetto furono ricostruiti, con ogni probabilità somiglianti all’antica struttura del Tempio.
Durante il periodo di dominio della Grecia e dell’Attica da parte dei Bizantini, il tempio fu convertito (590 d.C.) in una chiesa dedicata alla “Madre di Dio”, Theotokos, e durante il brevissimo periodo dell’Impero Latino (1204-1261) divenne una chiesa cattolica. La necessità di trasformare le geometrie perfette dell’edificio in una chiesa secondo gli stilemi cattolici portò alla rimozione di diverse colonne interne, alla creazione di un abside e alla distruzione di molteplici metope scolpite da Fidia e dai suoi collaboratori. Il danno fu enorme ma, dove non era stato necessario modificare elementi progettuali, la struttura fu lasciata intatta.
Nel 1456 Atene fu conquistata dall’Impero Ottomano che, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non distrusse le opere d’arte della città. Il Partenone, a quell’epoca una chiesa dedicata a Maria, fu convertito in una Moschea, costruendo un minareto. L’edificio non venne però significativamente danneggiato.
Il 26 Settembre 1687 un colpo di bombarda veneziana distrusse gran parte del Partenone, trasformato nell’occasione in polveriera dagli ottomani. Il tetto e praticamente tutto l’interno vennero dilaniati, lasciando ai posteri soltanto le briciole di una storia millenaria. Il colpo fu esploso durante le campagne veneziane di ri-conquista dei territori greci, il breve lasso di tempo (1687/1718) in cui la Serenissima rientrò in possesso di alcuni territori che aveva perso. Con un singolo colpo di mortaio i Greci videro sbriciolarsi buona parte della propria eredità culturale, un patrimonio senza pari nella storia umana.
Gran parte dei particolari di pregio che restavano del Partenone, nel XIX Secolo, vennero letteralmente saccheggiati dagli Inglesi e dai Francesi che, grazie ad un accordo fra questi ultimi e l’Impero Ottomano padrone della Grecia, non esitarono a spogliare il Partenone di tutte le rimanenti Metope e sculture presenti, o almeno quelle che riuscirono a trafugare. Essi non si limitarono a rubare le opere, ma distrussero anche parti limitrofe alle sculture, con il solo scopo di rubare le parti più preziose.
Famosi sono i “Marmi di Elgin”, una serie di sculture trafugate dal Partenone e portate al British Museum. Fra queste si trovano le metope che costituivano la magnifica decorazione dell’architrave che rappresentavano la presa di Troia, la Gigantomachia, l’Amazzonomachia e la Centauromachia. Altre sculture rubate furono il racconto della Genesi di Atena, della battaglia fra la Dea e Poseidone, il Re del Mare, per il dominio sulla regione Attica, ma anche l’intero fregio continuo che decorava, ancora, l’interno della cella contenente la statua della Dea e le sculture che raffiguravano le festività Panatenaiche.
Il grande poeta Lord Byron, che fu paladino della liberazione del popolo Greco contro i Musulmani, descrisse Elgin come il “predone” che saccheggiò “le misere reliquie di una terra sanguinante“.
L’impero Ottomano, sull’orlo del declino, perse il proprio dominio sui popoli greci durante il periodo che andò dal 1821 al 1832. Nel 1827 l’alleanza greca riuscì a liberare Atene, ma i turchi riuscirono ad apportare altri danni (qualora ve ne fosse stato ancora bisogno) all’antico Tempio di Atena. Durante l’ultimo assedio alla città, infatti, i Turchi asserragliati sull’Acropoli iniziarono a smontare pezzo per pezzo le colonne del Partenone, con lo scopo di ricavarne pallottole e materiale di fortificazione. I poveri Greci, disperati sotto l’Acropoli, arrivarono ad offrire le pallottole per combattere ai Turchi, purché non distruggessero (ulteriormente) il Tempio.
Nel 1839 Joly de Lotbinière scattò la prima fotografia conosciuta del Partenone, ritraendone la completa distruzione e la Moschea interna.
Di quello che fu un edificio di magnifica bellezza, rimasto sostanzialmente integro sino al XVII Secolo, oggi rimane ben poco. Gli stupendi Marmi, gli altorilievi e le sculture che resero l’opera di Fidia leggendaria in tutto il mondo sono distrutti o dispersi in musei lontano dalla propria terra d’origine. Le guerre e l’avidità degli Inglesi (in parte anche dei Francesi) hanno reso l’opera Architettonica più famosa della Grecia e una delle più famose al mondo un cumulo di pietre e macerie. Nonostante il Governo Greco abbia finanziato diversi restauri, lo stato dell’edificio è completamente differente rispetto a quello che era anche solo 400 anni orsono, quando aveva già 2.000 anni di storia.
Per ammirare il Partenone somigliante a come doveva essere durante l’Antichità si deve andare dall’altra parte del globo, a Nashville, in Tennessee, e osservare la fedele ricostruzione realizzata durante il 1897 per l’Esposizione Centennale del Tennessee, e poi trasformata in un edificio di calcestruzzo durante gli anni ’20 e ’30.
La speranza è che, il prima possibile, almeno le opere trafugate da Inglesi e Francesi tornino a casa sotto il sole di Atene, ospitate nel magnifico museo dell’Acropoli che, oggi, è adorno soltanto di copie recenti.
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