Cerca nel web

sabato 31 maggio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 31 maggio.

Il 31 maggio 1962 un treno merci che non aveva rispettato il semaforo rosso piomba su un treno passeggeri fermo alla stazione di Voghera.

Era un giovedì quel maledetto 31 maggio 1962. Un giorno che Voghera non potrà mai dimenticare. Sessantaquattro morti, il terzo peggior disastro ferroviario della storia italiana e tra i più gravi di quella europea. Alle due e un quarto del mattino un treno merci piomba a settanta chilometri orari addosso all'accelerato 1391 fermo sul terzo binario della stazione e stracarico di turisti diretti in riviera. La pesante locomotiva entra nei vagoni di coda come un coltello nel burro. E' una strage. Muoiono a decine, sorpresi nel sonno dal tremendo impatto, tantissimi i feriti. Chi occupava gli ultimi vagoni del convoglio, non ebbe praticamente scampo. Tra le vittime donne, bambini, anziani. Non ci furono pavesi tra loro, per il semplice motivo che chi salì sul treno a Pavia o a Voghera trovò i posti in fondo, nelle carrozze della morte, già occupati e dovette sistemarsi a metà o in cima al treno dove gli effetti dello scontro furono assai meno devastanti. La Fiera dell'Ascensione viene immediatamente annullata dall'allora sindaco democristiano Rino Cristiani. La città si prodiga nei soccorsi. E' un lavoro infernale, estrarre i feriti e i corpi straziati da quell'ammasso di lamiere contorte. L'urto ha fatto accartocciare le carrozze le une sulle altre, come se fossero dei modellini di plastica. Illesi i macchinisti del merci assassino, scappati quando si sono resi conto di non potere fare nulla per evitare il terribile urto. Abitano entrambi a Sesto San Giovanni, pagheranno con una dura trafila processuale e il carcere colpe che forse non sono soltanto le loro, in una tragica catena di comandi e di segnali intempestivi e non rispettati: all'epoca, del resto, non c'erano sistemi di controllo elettronico e ogni decisione era delegata al fattore umano, fatalmente esposto al rischio di un errore. Di certo c'è che il merci è entrato alla stazione di Voghera a una velocità eccessiva e sarà questa una delle principali imputazioni contestate ai due ferrovieri. L'impressione nel Paese è enorme. Siamo negli anni del boom economico e di un benessere che si sta estendendo anche ai ceti medio-bassi, ma ancora viva è l'eco delle distruzioni causate dalla guerra e dai bombardamenti. Con la strage della stazione di Voghera l'orologio del tempo sembra tornare indietro di vent'anni, alle città sventrate dalle bombe. Una folla imponente assiste ai funerali, celebrati in Duomo. Partecipano al rito, in una giornata plumbea, sotto la pioggia, il presidente della Repubblica, Antonio Segni, il presidente del Consiglio, Amintore Fanfani, il ministro Tremelloni. All'epoca, un cineamatore - si chiamava Carena - realizzò anche un filmato a colori, rarissimo per quei tempi, nelle ore immediatamente successive al disastro, con una cinepresa 8 millimetri. Quelle scene impressionanti, con i vagoni accatastati su se stessi, le bare allineate sul terzo binario, le facce attonite e sconvolte dei volontari, dei soldati mobilitati nell'emergenza, sono state utilizzate da Giulio Cesare Anselmi, medico chirurgo dell'ospedale, tra i primi ad accorrere sul luogo della sciagura, per realizzare il video, «Il disastro di Voghera», uno dei documenti storici più preziosi su quei fatti già lontani più di mezzo secolo, ma rimasti scolpiti indelebilmente nel cuore della città.

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog