Buongiorno, oggi è il 4 giugno.
Il 4 giugno 1942 ebbe inizio nel pacifico la Battaglia delle Midway, che rappresentò un punto di svolta nella guerra nel Pacifico, respingendo per la prima volta l'avanzata giapponese.
Quella che fu una delle battaglie decisive della seconda guerra mondiale, al momento non sembrò che una battuta d'arresto temporanea delle vittorie nipponiche. La disparità tra i due contendenti sembrava talmente forte che il successo dei Giapponesi veniva dato per scontato; la loro sconfitta, quindi, risollevò il morale degli Americani, che ridimensionarono la potenza degli avversari. L’atollo delle Midway, costituito da 2 isole principali che racchiudono una laguna e da alcuni isolotti più piccoli, si trova a metà strada circa fra Pearl Harbor e il Giappone; costituiva, quindi, una base strategica per le forze americane che tentavano di arrestare l'avanzata giapponese attraverso il Pacifico centrale ed era considerato dal comandante in capo della flotta giapponese come un luogo ideale in cui impegnare in battaglia le portaerei delle Marina statunitense scampate al disastro di Pearl Harbor. L’ammiraglio Isoruku Yamamoto era, inoltre, convinto che il perimetro difensivo costituito dalle basi insulari conquistate dopo l'attacco a Pearl Harbor avesse bisogno dell'aggiunta delle Midway per meglio consolidarsi e che, una volta conquistato, l'atollo sarebbe servito come ottimo trampolino di lancio per gli attacchi a Pearl Harbor, base principale della flotta statunitense.
La sorpresa costituiva la base del successo del piano di Yamamoto ed egli ordinò un'incursione diversiva contro le Isole Aleutine, il 3 giugno 1942, per attirare la flotta americana del Pacifico verso nord, lasciando campo libero ai Giapponesi per la conquista delle Midway. Non appena i velivoli nipponici fossero stati in grado di decollare dalle piste dell'atollo, sarebbe stato possibile lanciare pesanti attacchi aerei contro le navi americane, mentre le unità di superficie e i sommergibili avrebbero completato l'opera.
Per realizzare il piano, la flotta giapponese venne divisa in un certo numero di reparti d'impiego: una forza di attacco alle Aleutine, composta da 2 portaerei leggere, che avrebbe coperto una forza da sbarco destinata a occupare le isole Adak, Attu e Kiska; 2 nuclei principali, uno formato da 4 grandi portaerei, 2 navi da battaglia e unità di scorta, al comando del viceammiraglio Nagumo, l'altro da 7 navi da battaglia e 1 portaerei leggera comandato da Yamamoto in persona, come sostegno arretrato a 260 miglia; una forza per l'occupazione delle Midway, composta da 2 navi da battaglia, 1 portaerei, 6 incrociatori pesanti e un contingente da sbarco di 5000 uomini, agli ordini dell'ammiraglio Kondo; un gruppo di dragamine. Era previsto, inoltre, uno schieramento avanzato di sommergibili che avrebbero intercettato i rinforzi americani diretti alle Midway e provenienti dalle Aleutine o dalle Hawaii. Gli equipaggi e i loro comandanti avevano il morale alle stelle: avevano inflitto una tremenda sconfitta alla flotta americana a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, avevano poi affondato la nave da battaglia "Prince of Wales" e l'incrociatore da battaglia "Repulse", entrambi britannici, nel golfo del Siam e scacciato sia gli Inglesi sia gli Olandesi dalle Indie Orientali. Inoltre, la flotta giapponese era superiore nelle prestazioni dei velivoli imbarcati e disponeva di alcune fra le più potenti navi da guerra del mondo.
Contro questa armata di 162 unità - che comprendeva 8 portaerei, 11 navi da battaglia, 22 incrociatori, 65 cacciatorpediniere e 21 sommergibili - la Marina statunitense poteva schierare soltanto 3 porterei, 8 incrociatori e 15 cacciatorpediniere. Le portaerei erano le unità fondamentali, con i loro gruppi di volo comprendenti i bombardieri in picchiata "SBD-3 Dauntless", gli aerosiluranti "TBD-1 Devastator" e i caccia "F4F-4 Wildcat"; ma soltanto la "Enterprise" e la "Hornet" erano in piena efficienza; la "Yorktown", infatti, gravemente danneggiata l'8 maggio nella battaglia del Mar dei Coralli, era stata riparata a Pearl Harbor in 3 giorni. Neppure le Midway si presentavano ben difese, disponendo solo di 54 aerei del Corpo dei Marines (la metà dei quali antiquati), 38 della Marina (32 idroricognitori "Catalina" e 6 aerosiluranti "Avenger") e 23 dell'Aviazione (fra cui 17 bombardieri "B-17"). L'atollo era dotato anche di 2 radar di avvistamento che avrebbero avuto un ruolo assai importante nella scoperta tempestiva degli attacchi aerei giapponesi. Gli Statunitensi potevano, però, avvalersi di un servizio informazioni efficientissimo: già dal 10 maggio i crittografi avevano allertato il comandante in capo della flotta, ammiraglio Chester Nimitz, in merito al probabile obiettivo dell'attacco di Yamamoto e il 30 maggio l'ultima delle 3 portaerei aveva lasciato Pearl Harbor per il Pacifico centrale, senza essere avvistata dalla linea di sorveglianza dei sommergibili giapponesi.
Alle 3.00 del 3 giugno la forza del Viceammiraglio Hosogaya sferrò l'attacco sulle Aleutine, ma l’Ammiraglio Frank Fletcher, comandante delle portaerei americane, non si lasciò distogliere dal suo compito principale di proteggere le Midway, neanche quando alle 8:43, un Catalina segnalò di avere avvistato un gruppo di 11 navi nemiche. Al tramonto le 3 portaerei statunitensi si portarono a circa 170 miglia a nord delle Midway. Alle 5.34 del mattino successivo uno dei Catalina di base alle Midway fece il primo avvistamento delle portaerei giapponesi e Fletcher ordinò all'ammiraglio Spruance di fare rotta a sud con Enterprise e Hornet e di attaccare le navi nemiche; la Yorktown, per il momento sarebbe rimasta in posizione di attesa per recuperare i suoi velivoli da ricognizione e per raccogliere altre informazioni sul dispositivo avversario. Nel frattempo, il primo attacco di Nagumo aveva provocato danni alle difese delle Midway, ma circa un terzo dei suoi 108 aerei era stato abbattuto. Egli aveva dato disposizioni di preparare 93 aerei armati di siluri da utilizzare nel caso di un attacco alle navi di superficie, ma resosi conto che le difese dell’atollo erano ancora attive, ordinò un nuovo attacco terrestre per eliminare la tenace resistenza. Ciò significava riportare gli aerei negli hangar per armarli con bombe al posto dei siluri e, al tempo stesso liberare i ponti per il ritorno della prima ondata; la complicata procedura avrebbe richiesto circa un'ora, ma dopo soltanto 15 minuti, alle 7.28, Nagumo ricevette l'inquietante notizia che un gruppo di 10 navi era stato avvistato a nord-est. Gli aerei da ricognizione avevano scoperto in precedenza questa forza nemica e Nagumo, sconcertato dal fatto di trovarsi la flotta nemica alle spalle, ordinò al ricognitore di fornire informazioni più specifiche; dispose, altresì, che gli aerei pronti per l'attacco fossero riarmati con i siluri. Il ricognitore, alle 8.09, precisò che si trattava di 5 incrociatori e di 5 cacciatorpediniere, ma mancò di notare il preoccupante particolare che le navi scortavano una portaerei: lo fece soltanto 20 minuti dopo.
Gli attacchi aerei dalle Midway contro le navi giapponesi, condotti senza la protezione dei caccia, erano comunque stati respinti con facilità e quasi la metà dei velivoli era andata distrutta; Nagumo riteneva, quindi, di poter effettuare una seconda ondata di bombardamenti per demolire le piste di atterraggio e di decollo delle isole e di dedicarsi successivamente a neutralizzare la portaerei appena avvistata.
Spruance, dal canto suo, aveva deciso invece di far decollare immediatamente i velivoli dalle unità statunitensi, sperando di colpire i Giapponesi mentre facevano rientrare la loro prima ondata.
Il primo attacco americano si risolse in un disastro: i 45 bombardieri e caccia della Hornet non colpirono il bersaglio e tutti i 15 aerosiluranti vennero abbattuti; i velivoli della Enterprise subirono forti perdite (soltanto 4 dei 14 aerosiluranti fecero ritorno) e ugual sorte toccò a quelli decollati dalla Yorktown (10 aerei perduti), mentre le portaerei giapponesi erano ancora indenni. Ma poco dopo, alle 10.20 circa. i 37 bombardieri in picchiata lanciati dalla Enterprise riuscirono a colpire le portaerei Akagi e Kaga, che presero fuoco e, a sera, dovettero essere abbandonate. Poi fu la volta della Soryu, che venne centrata da 3 bombe da 500 kg, sganciate dai bombardieri in picchiata della Yorktown, e bruciò per quasi 2 ore prima che il sommergibile Nautilus l'affondasse con 3 siluri. La Hiryu, invece, aveva ancora la linea di volo intatta e con essa Nagumo decise di affrontare le portaerei americane, a corto di velivoli; avuta conferma dai ricognitori della posizione della Yorktown, fece decollare 40 aerei dalla Hiryu in 2 ondate successive, una alle 11.00 e l'altra alle 13.31, per attaccarla. Alle 12.00 circa il radar della portaerei americana scoprì la prima alla distanza di sole 40 miglia e, malgrado il contrasto accanito dei caccia intercettori, 3 bombe colpirono la nave: una danneggiò le caldaie, la seconda innescò un incendio (domato con l'allagamento) e la terza esplose sul ponte di volo. L’unità era gravemente danneggiata, ma le squadre di soccorso estinsero gli incendi e riportarono la velocità a 18 nodi. Arrivò, però, la seconda ondata che mise a segno 2 siluri; la Yorktown rimase a galla, ma tutti i velivoli in grado di decollare furono trasferiti sulla Enterprise. Il 6 giugno, dopo una lotta sovrumana condotta dalle squadre di soccorso del cacciatorpediniere Hammann, la Yorktown fu avvistata dal sommergibile nemico l’I-168. Un siluro affondò l'Hammann, che era accostato alla portaerei, e altri 2 squarciarono la fiancata della Yorktown, che affondò alle 5.00 del mattino seguente, mentre l'l-168 riuscì a sfuggire alle bombe di profondità lanciate dai cacciatorpediniere americani di scorta.
La buona sorte stava, però, abbandonando la Hiryu. Prima dell'attacco della Yorktown, infatti, l'ammiraglio Fletcher aveva dato disposizioni per la sua ricerca e uno dei veivoli riuscì a trovare e a segnalare la posizione dell'ultima portaerei giapponese superstite. Alle 15.30 fu lanciata un'ondata di 24 bombardieri in picchiata che, dopo un'ora e mezza, la colpirono, mettendo a segno 4 bombe che, data la scarsa protezione della nave, provocarono esplosioni di carburante e di bombe a bordo. Alle 2.30 del mattino successivo la Hiryu venne abbandonata e alle 9.00 affondò. Yamamoto ricevette con calma le tremende notizie, anche se tolse a Nagumo il comando per aver mosso obiezioni a un piano disperato di unirsi alla forza per l'occupazione Midway e a quella della zona nord. Pareri più equilibrati prevalsero quando fu chiaro che vi erano ancora in azione 2 portaerei americane e che le 12 portaerei leggere di Hosogaya si trovavano troppo lontane influenzare l'esito finale. Dal canto suo, Spruance aveva valutato l'ipotesi di un combattimento notturno, ma poiché le forze giapponesi avrebbero avuto un vantaggio in quanto meglio addestrate e armate, ordinò alle portaerei di allontanarsi rapidamente dalla zona della battaglia.
La Marina imperiale giapponese perse 4 portaerei, un incrociatore pesante, 258 velivoli e 2500 uomini alle Midway, a fronte di una sola portaerei, 1 cacciatorpediniere, e 147 velivoli e 307 uomini da parte della Marina statunitense. Nel 1943 i Giapponesi riuscirono a sostituire le portaerei perdute e anche gli equipaggi di volo, molto addestrati, ma dopo la sconfitta alle Midway non presero più l'iniziativa strategica: il colpo inferto alla loro fiducia in se stessi è dimostrato dal fatto che la notizia del disastro fu censurata in Giappone fino al 1945. Sul piano tattico la battaglia delle Midway segnò il passaggio dalla guerra condotta con forze miste (portaerei e altre unità di superficie) a quella basata soltanto sulle portaerei, nella quale i velivoli imbarcati diventarono le armi principali della flotta; ma lo scontro rappresentò, anche, la vittoria del servizio informazioni. Altri comandanti avevano ricevuto notizie riservate prima della battaglia, senza essere capaci di sfruttare tale vantaggio; Nimitz, invece, fece uso delle intercettazioni in modo brillante per impiegare le sue deboli forze con la massima efficacia.
Nel 1976 fu realizzato un famoso film sulla battaglia, intitolato appunto Midway, con un cast stellare: Henry Fonda, Robert Mitchum, Glenn Ford, Cliff Robertson, Toshiro Mifune, James Coburn, Robert Wagner, Charlton Heston, Tom Selleck, Erik Estrada.
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