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venerdì 3 aprile 2020

#almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 3 aprile.
Il 3 aprile 1961 le Poste Italiane misero in commercio, per celebrare il viaggio del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi in Sudamerica, il terzo di tre francobolli commemorativi. Proprio questo francobollo, di colore rosa, per una serie di eventi fortuiti diventò un caso ed accrebbe enormemente il suo valore: si trattava del cosiddetto "Gronchi rosa".
È del dicembre 1960 la decisione di produrre un francobollo per accompagnare il viaggio diplomatico di Giovanni Gronchi in America del Sud.
Il progetto grafico, a cura di Renato Mura, rappresentava idealmente il ponte culturale gettato tra un’Italia che cominciava allora a raccogliere i frutti di una faticosa ricostruzione post bellica, e un continente le cui città, negli ultimi anni, avevano accolto un considerevole flusso di immigrazione italiana. Nella vignettatura, sullo sfondo di un atlante campeggia un aereo in volo sull’Atlantico, mentre i colori dei tre francobolli della serie evidenziano Argentina, Uruguay e Perù (oltre naturalmente all’Italia); valgono rispettivamente 170, 185 e 205 lire. Il decreto di emissione viene firmato il 17 marzo, mentre la visita del presidente Gronchi è programmata per il 6 aprile.
Le riviste di filatelia danno la notizia dell’emissione con un corollario: la validità postale di questi francobolli avrà corso a partire da giovedì 6 aprile, ma saranno messi in vendita a partire dal 3 dello stesso mese per permettere ai collezionisti di approntare le buste e le affrancature che partiranno con il volo presidenziale. Una volta giunta a Roma, la corrispondenza avrebbe ricevuto l’annullo del volo per poi essere imbarcata.
Pur presentando dunque delle prime eccezioni (la posta viene infatti inoltrata senza il regolare annullo), questa serie non desta inizialmente un grande interesse. La ragione più probabile è che il 3 aprile è il Lunedì dell’Angelo, e a trattenersi in città non sono in molti. D’altra parte non c’è motivo di affrettarsi, poiché gli annulli sarebbero comunque stati possibili solo tre giorni dopo.
Tuttavia, qualcosa inizia a muoversi da subito: Alfonso Arias, diplomatico presso l’ambasciata peruviana a Roma, e responsabile del coordinamento del viaggio tra i due paesi, apprende dai giornali la notizia dell’emissione e incarica un impiegato di procurargli la serie. Una volta ottenuta, il diplomatico si accorge con disappunto di un’imprecisione contenuta proprio nel francobollo dedicato al suo paese: nella rappresentazione geografica, al Perù manca il cosiddetto “Triangolo Amazzonico”.
La questione comincia ad assumere le tinte di uno spiacevole malinteso, a partire dalle ragioni dell’errore: Renato Mura aveva infatti utilizzato per il bozzetto un atlante geografico aggiornato al 1939, data antecedente alla Conferenza di Rio di Janeiro (1942), in occasione della quale furono ridisegnati i confini di Ecuador e Perù a favore di quest’ultimo. Proprio quella conferenza aveva tentato di risolvere una disputa che affondava le radici nel secolo precedente e aveva reso la coscienza di tutti i peruviani molto sensibile a questo argomento.
D’altra parte lo stesso Alfonso Arias aveva partecipato a una commissione di lavoro che aveva trattato la questione dei confini con le autorità ecuadoriane: francobollo alla mano, Arias decide dunque, la mattina del 3 aprile, di telefonare all’ambasciata italiana presieduta da Adelmo Risi per esporgli il problema.
Risi, in difficoltà per il pericolo di una crisi proprio all’alba della visita del presidente, non può che girare la questione al ministro degli Esteri Antonio Segni. Comprendendo che in gioco c’è qualcosa di più che un francobollo, Segni contatta immediatamente il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni.
Nel tardo pomeriggio la decisione è presa: durante la notte un dispaccio indirizzato a tutte le direzioni provinciali sospende la vendita del francobollo, in attesa che si giunga a una soluzione più definitiva.
Il giorno dopo, martedì 4 aprile, con gli sportelli filatelici in fermento e alcuni Gronchi Rosa già in circolazione, al Poligrafico si esaminano i bozzetti del francobollo: Arias, con l’aiuto di un addetto militare peruviano, illustra l’errore ai funzionari, che inutilmente si adoperano per convincere il diplomatico della piccolezza – in tutti i sensi – di un simile dettaglio. Arias insiste perché all’errore sia posto rimedio, insinuando surrettiziamente che al popolo peruviano questa situazione avrebbe potuto provocare non poco fastidio. Il pericolo di una protesta ufficiale si fa quindi tangibile al punto che tra le soluzioni ipotizzate viene scelta la più drastica: rendere definitiva la sospensione della vendita e sostituire il francobollo sbagliato con quello corretto, stampato in grigio.
Non ci si rassegna immediatamente; in tutti gli uffici postali le dicerie si accavallano numerose, e si arriva a credere che anche il francobollo dedicato all’Argentina sarà ritirato, questa volta per la mancata comparsa della Tierra del Fuego – un’effettiva omissione che tuttavia, in mancanza di una protesta ufficiale, rimarrà senza conseguenze. Anche per via di questa informazione tendenziosa l’affollamento degli appassionati dell’ultima ora presso gli sportelli postali non accenna a diminuire. Verso sera la notizia è di dominio pubblico: il francobollo verrà ristampato con i confini corretti.
Negozianti e commercianti insistono affinché il francobollo da 205 lire sia messo in vendita come un non emesso a scopi collezionistici, ma la replica del Ministero delle Poste è un secco rifiuto; il rischio sarebbe stato quello di dare il via a manovre speculative che sarebbero presto uscite fuori controllo.
Ma la speculazione non è l’unico effetto collaterale di cui occorre tenere conto: l’inoltro a Roma della posta affrancata con i Gronchi Rosa errati prosegue fino alle ore 20.00 di mercoledì 5 aprile. Sono i Gronchi Rosa venduti lunedì come da disposizioni ministeriali.
Per evitare che la corrispondenza “sbagliata” arrivi in Sudamerica e possa in questo modo suscitare imbarazzi, il Ministero delle Poste organizza una colossale operazione di ricopertura: concentrati gli aerogrammi nella sala delle conferenze alla stazione di Roma Termini, trenta impiegati reclutati per l’occasione appongono il 205 lire grigio su (quasi) tutti i Gronchi Rosa, tentando così di cancellare le tracce di un francobollo sfortunato fin dalla sua prima apparizione.
Sarà l’ultimo tentativo di porre rimedio a un errore che probabilmente in altre circostanze non sarebbe nemmeno stato notato.
Come è noto, la storia non finisce qui. Se dal 1961 il francobollo rosa continua a fare parlare di sé è perché i punti oscuri della vicenda sono ancora molti. A partire dal numero di Gronchi Rosa in circolazione; secondo l’autorevole indagine di Umberto D’Arrò (Il Collezionista – Italia Filatelica, 1991), fondata su documenti ministeriali, gli esemplari venduti risultano essere 79΄455.
Sono comunque numeri approssimativi, dal momento che l’intera faccenda si dimostrò poco chiara fin dall’inizio; ci fu addirittura un’inchiesta giudiziaria che coinvolse un direttore di banca e un commerciante filatelico, poi assolti dalle imputazioni. La commissione Gaspari, inoltre, disposta dal Ministero per fare chiarezza sull’intera vicenda, giunse alla conclusione che tutti i fatti relativi al francobollo errato erano stati frutto di casualità né era esistita alcuna premeditazione.
D’altra parte per molto tempo furono numerosi i pareri che non concordavano sullo statuto di un francobollo che non fu mai un francobollo a tutti gli effetti: molti cataloghi indicarono a lungo il Gronchi Rosa come un “non emesso”.
Ma si sa, una mappa non è il territorio; in virtù delle rocambolesche vicende che lo portarono alle luci della ribalta internazionale, cercare la verità del Gronchi Rosa sulle pagine di qualche catalogo o nelle cronache dell’epoca è ridurne il valore a quello di un mero oggetto prodotto in serie.
Ogni Gronchi Rosa, in realtà, ha compiuto la propria strada e ha una propria storia; in questo, probabilmente, non è diverso da tutti gli altri francobolli. O forse, proprio per questo, ogni Gronchi Rosa è diverso da tutti gli altri francobolli.
Il clamore suscitato dalla vicenda provocò un immediato incremento dell'interesse verso la filatelia che raggiunse livelli di speculazione che collassarono qualche anno dopo con un crollo del mercato.
La quotazione attuale è molto variabile ma è nell'ordine di circa mille euro per il francobollo nuovo con la gomma integra e di circa cinquecento euro per i francobolli senza gomma che provengono dalle affrancature delle buste intercettate e ricoperte con il 205 grigio. Le buste con il Gronchi rosa ricoperto hanno una valutazione di mercato compresa tra i 600 e i 900 euro, variabile a seconda della qualità e conservazione della busta.
Per quei pochissimi valori che invece sono sfuggiti alle ricerche degli ufficiali postali e hanno viaggiato (e sono quindi regolarmente timbrati), si raggiungono quotazioni ragguardevoli che possono arrivare anche a trentamila euro se hanno viaggiato sull'aereo del presidente Gronchi nel suo viaggio verso l'America Latina.

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