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Il nome
Il toponimo Montalbano secondo alcuni studiosi deriva dal latino mons albus, con riferimento ai monti imbiancati di neve; secondo altri dall’arabo al-bana, con il significato di “luogo eccellente”. Studi più recenti ne fanno derivare il nome da Sesto Nonio Albano, latifondista romano, cittadino della vicina Tindari, che sarebbe l’eroe eponimo della città. Il nome del fiume Elicona è di chiaro etimo greco (elikon = tortuoso) e compare presumibilmente nel IV sec. a.C.http://sicilia.indettaglio.it/ita/comuni/me/montalbanoelicona/images/portale.jpg |
X sec. d.C., si hanno le prime notizie del borgo che, conquistato dai bizantini, assume l’aspetto di una rocca fortificata; nell’843 Messina cade sotto il dominio arabo e con essa, probabilmente, Montalbano.
XI-XII sec., all’epoca della conquista normanna (1061) risale l’arrivo di una colonia “lombarda”, proveniente in realtà dal Monferrato, che ha lasciato traccia nel lessico e nella fonetica del dialetto di Montalbano; verso la metà del XII secolo si ha la prima notizia ufficiale di Montalbano nel celebre Libro di Re Ruggero del geografo arabo al-Idrisi che definisce il luogo “una rocca assai aspra a salirvi e scendervi ma ricca di ogni bene”; con i normanni la rocca di Montalbano si arricchisce di torri e diventa possedimento demaniale, sotto il diretto controllo della corona, rimanendo tale anche sotto gli svevi.
XIII-XIV sec., nel 1211 l’imperatore Federico II di Svevia concede la rocca in dote alla sua prima moglie Costanza d’Aragona; ma per essersi ribellato all’imperatore, come le altre colonie lombarde della Sicilia, nel 1233 il borgo è distrutto e gli abitanti sono deportati in parte ad Augusta e in parte a Palermo ed Agrigento; tuttavia, Federico II, consapevole dell’importanza strategica di Montalbano, ricostruisce il castello inserendolo in un piano generale di consolidamento delle fortezze siciliane; con re Manfredi nel 1262 Montalbano è elevata al rango di contea e affidata a Bonifacio Anglona, zio dello stesso re; gli angioini nel 1270 continuano l’opera di consolidamento del castello, ma il periodo d’oro di Montalbano coincide con l’arrivo di Federico II d’Aragona che vi stabilisce la sua residenza, (1302-1308) fortificando il castello e circondando di nuove mura il borgo.
XVII sec., nel 1623, sotto Giacomo Bonanno, la baronia è elevata a ducato, il quale è retto dai Bonanno fino al 1805, quando Montalbano passa in mano alla Compagnia di Gesù fino all’unità d’Italia.
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Da vedere
L’elemento storico architettonico più significativo di Montalbano Elicona è il Castello che domina un tessuto urbano medioevale irregolare e tortuoso, che si snoda su e giù per i vicoli adattandosi alla conformazione del promontorio roccioso. Le piccole case costruite in pietra arenaria sono colme di storia autentica. Edificato su preesistenze bizantine e arabe, il Castello è costituito in alto da un fortilizio normanno-svevo e in basso dal palatium fortificato svevo-aragonese. La parte superiore, una fortezza rettangolare, è chiusa all’estremità da due torri, una a pianta quadrata e l’altra, tipicamente sveva, a pianta pentagonale, con funzione di maschio. Al periodo svevo risale la muratura perimetrale merlata che rappresenta la configurazione difensiva “a saettiere” più importante e meglio conservata della Sicilia. Della fase angioina ci rimane la data del 1270 incisa nel rivestimento idraulico della cisterna grande.
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Il Prodotto
Sono innanzitutto ottimi i prodotti della pastorizia: la ricotta, fresca, salata e “infornata”, i formaggi e le provole, queste ultime – autentico capolavoro dell’arte casearia - presentate anche sotto forma di figure animali (i cavalluzzi di tumma). Gli insaccati sfidano i formaggi in bontà. E così pure i dolci a base di nocciole, di lavorazione artigianale, che arricchiscono i pranzi e le cene. Unici in tutta l’isola sono i biscotti a ciminu, cioè con i semi di anice, dal gusto forte e particolare, legati alle festività pasquali. Deliziosi anche i legumi - fagioli, fave, ceci - e l’olio extravergine di oliva
Il piatto
La tradizione gastronomica di Montalbano è tutta legata all’antico mondo contadino e pastorale. Si tratta pertanto di una cucina fatta di ingredienti semplici e nello stesso tempo genuini, ricchi di sapori e profumi, come la pasta e fagioli, le fave a maccu e i maccheroni. Piatti comuni che diventano speciali grazie all’aggiunta di alcuni ingredienti come il finocchio selvatico e a scurcilla, la cotica di maiale, nella pasta e fagioli, oppure u sutta e suvra (lardo e carne) e ricotta al forno grattugiata nei maccheroni al sugo di maiale. Particolare è la lavorazione dei maccheroni, per la quale si utilizza un sottilissimo ma resistente bastoncino di giunco. Per i secondi piatti si prediligono, in genere, gli arrosti di carni ovine e caprine.
fonte web:http://www.borghitalia.it/
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