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giovedì 24 luglio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi




 Buongiorno, oggi è il 24 luglio.

Il 24 luglio 2010 a Duisburg avvenne la tragedia della Love Parade.

Il celebre festival di musica techno nato a Berlino nel 1989 ha vissuto la sua ultima edizione nel 2010 a causa di una tragedia che ha segnato per sempre l’organizzazione tedesca di grandi manifestazioni dedicate alla musica techno. Alle 15.30 del 24 luglio 2010 a causa del sovraffollamento,  gli organizzatori della Love Parade chiesero alla polizia di bloccare l’afflusso dei partecipanti e impedire il passaggio attraverso l’unico ingresso, un tunnel troppo stretto per gestire il passaggio in entrata e uscita di migliaia di persone. Centinaia di persone rimaste fuori riuscirono ad entrare dall’alto, attraverso il cavalcavia sopra il tunnel, aggiungendosi ad un numero già impressionante di persone. La calca portò allo schiacciamento di centinaia di persone ed un’escalation di panico che portò alla morte di 21 persone e al ferimento di almeno altre 652.

C’è da capire come e perché fu possibile tollerare la formazione di un’ingestibile calca nei pressi di uno dei tunnel utilizzati per l’ingresso e l’uscita dei partecipanti, presupposto della tragedia. Tra le vittime vi fu anche un’italiana, la ventunenne bresciana Giulia Minola. il tribunale di Duisburg ha proposto l’archiviazione del procedimento penale sulla strage al Loveparade del 24 luglio 2010. Nel corso del maxi evento musicale morirono nella calca 21 persone tra cui un’italiana, la bresciana Giulia Minola di 21 anni. 

Il tribunale tedesco ha proposto alla Procura e ai tre imputati, dipendenti dell’organizzazione, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose, di terminare le udienze prima della scadenza imposta dalla prescrizione, che scatterà il 27 luglio 2020. Già lo scorso anno era stata archiviata la posizione degli altri sette imputati. A causa delle restrizioni imposte dal Coronavirus il processo - iniziato nel dicembre del 2018 - già da marzo però è sospeso e la ripresa era prevista il 20 aprile, ma con accesso limitato all’aula del tribunale di Düsseldorf. Per questo, dopo 183 udienze già celebrate, il tribunale ha proposto l’archiviazione. L’EPILOGO SEMBRA scontato. La Procura aveva già dato il proprio assenso un anno fa all’archiviazione del procedimento per altri sette imputati, mentre i secondi, dipendenti della società organizzatrice Lopavent, non rinunceranno all’opportunità di vedere terminare il processo senza condanna e senza sanzioni pecuniarie. Il primo colpo alle speranze di giustizia dei familiari delle vittime era stato inferto il 6 febbraio del 2019 quando la giustizia tedesca aveva archiviato la posizione di sette dei dieci imputati. In quell’occasione Nadia Zanacchi, la mamma di Giulia Minola, aveva espresso la sua amarezza. «La morte di 21 ragazzi rischia di restare senza alcun responsabile», aveva affermato facendosi portavoce dello stato d’animo di tutti i parenti delle vittime. Nel mirino era finita soprattutto la gestione del processo. L’archiviazione era arrivata prima che si concludesse l’analisi in aula della perizia, disposta per fare chiarezza sulle responsabilità. Tutto il processo avrebbe dovuto imperniarsi attorno a quella consulenza, invece sono usciti di scena sette dei dieci imputati. 

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