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 Il nome
					
                    
Deriva dalle grotte naturali (speluncae) che si aprono sul mare, la più famosa delle quali è la spelonca di Tiberio.
 
 
                
                
                
                
 La Storia 
					
• Età romana, Plinio ricorda il "luogo della 
spelonca"; "si aprono qui - aggiunge Strabone - caverne grandissime e 
contenenti grandi e ricche abitazioni". Le incavature naturali che 
avevano attratto la nobiltà romana e da queste trasformate in lussuose 
ville (come quella di Tiberio), saranno abbandonate verso il X sec., 
quando le scorrerie dei pirati costringeranno la popolazione a mettersi 
al riparo sullo sperone di S. Magno.
• X sec. d.C.,
 la continuità del nome è documentata in un codice in cui si parla del 
castrum Speloncae. Il castello era circondato da mura ed aveva, come 
molti luoghi costieri, una chiesetta dedicata a S. Pietro, che era 
pescatore. A partire dal IX sec. e per tutto il Medioevo Sperlonga è un 
villaggio di pescatori che vive sotto il costante terrore delle 
aggressioni saracene.
• 1135, è menzionata nel Codex Caietanus la chiesa Sanctae Mariae de Spelonche.
• 1379, si rifugia a Sperlonga l'antipapa Clemente VII, in fuga da Agnani dopo la disfatta delle sue milizie.
• 1534, il pirata saraceno Khair al-Din Barbarossa conquista e devasta il borgo.
• 1622, Sperlonga cade di nuovo in mano ai Turchi.
 
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Intonaci bianchi di calce per abbagliare i corsari
 
                    Sperlonga
 è un borgo marinaro a metà strada tra Napoli e Roma, arroccato in cima a
 uno sperone roccioso, con gli intonaci bianchi di calce, con archi, 
scalette e viuzze che si aprono e si nascondono, s'inerpicano e 
ridiscendono fino a scivolare al mare.
La sua struttura 
urbanistica è tipicamente medievale: partendo da un primo nucleo 
centrale, le case si sono avvolte intorno al promontorio divenendo 
tutt'uno con la roccia, e abbracciate le une alle altre in funzione 
difensiva. 
 
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Il borgo è sorto così, sullo sperone di S. Magno, 
nella più pura e spontanea architettura mediterranea, con vicoli stretti
 e lunghe scalinate per rendere più disagevoli le incursioni dei predoni
 del mare.
Nell'XI sec. Sperlonga era un castello chiuso da una 
cinta muraria, nella quale si aprivano due porte che oggi sono le 
testimonianze superstiti dell'epoca medievale: la Portella (o Porta 
Carrese) e Porta Marina, la principale via d'accesso al paese, entrambe 
con lo stemma dell'aquila della famiglia Caetani.
 
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Le torri di avvistamento rimaste sono tre: Torre Truglia, edificata su 
uno scoglio all'estrema punta del promontorio di Sperlonga nel 1532, 
sulle fondamenta di un'analoga costruzione romana, ricostruita nel 1611,
 di nuovo distrutta nel 1623 e rifiorita nel secolo successivo; Torre 
Capovento, contemporanea della precedente, su uno sperone del monte 
Bazzano; Torre del Nibbio, che era inclusa nel castello baronale e 
risale al 1500.
Dopo la devastazione del 1534 dovette passare 
quasi un secolo perché la vita tornasse a Sperlonga, che fu ricostruita 
nell'attuale forma a testuggine ed arricchita di chiese e palazzi 
signorili.
Tra le emergenze architettoniche, sono da ricordare 
l'antichissima chiesa di S. Maria di Spelonca, costruita nei primi anni 
del XII sec. con campanile e pianta latina con matronei, la chiesa di S.
 Rocco, edificata nel XV sec., Palazzo Sabella, il più antico e 
importante del borgo, temporanea residenza nel 1379 dell'antipapa 
Clemente VII e con facciata rifatta nel '500.
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| http://www.gliscritti.it/gallery3/var/resizes/album_005/villa%20di%20tiberio%20sperlonga%20monte%20d_oro%20scauri%20011.jpg?m=1302628799 | 
 
 L'antro di Tiberio, infine, è una grotta ricavata
 in una villa romana che si dice appartenesse all'imperatore. La 
residenza si sviluppava per oltre 300 m. di lunghezza lungo la spiaggia 
di levante e comprendeva, in epoca augustea, un impianto termale e una 
piscina circolare collegata a vasche destinate all'itticoltura. 
Internamente
 l'antro era decorato con marmi e mosaici in tessere di vetro e arredato
 con i gruppi marmorei ispirati alle imprese di Ulisse conservati al 
Museo Archeologico. 
 
                
                
                
                
Il prodotto del borgo
					                    
L'orticoltura dà sedano bianco a coste, pomodoro rosso a grappolo, ciliegino e San Marzano, rucola e basilico.
 
 
                
                
                
                    
Il piatto del borgo
                    
La gastronomia si innesta sulla tradizione di 
piatti che si rifanno a una cucina povera come le zuppe: di sarde, di 
pesce alla sperlongana, di fagioli, marinata.
Apprezzabili anche i bambolotti con ragù di seppie e la cucina marinara in genere.
 
fonte web: http://www.borghitalia.it/html/borghi_centro_it.php
 
 
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