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giovedì 23 giugno 2022

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 23 giugno.
Il 23 giugno 1796 Papa Pio VI fu costretto a firmare, a Bologna, un armistizio con Napoleone Bonaparte.
Ventun milioni di scudi, oltre alla cessione delle città di Bologna, Ferrara, Ancona, e ad un ingente numero di capolavori artistici: fu questo il prezzo che il Papato (Pio VI) dovette pagare per ottenere un armistizio da Napoleone che nel frattempo era calato in Italia sconfiggendo gli austro-piemontesi e rivolgendo le sue attenzioni militari verso i territori del Regno Pontificio.
In poco tempo lo stesso Napoleone aveva già occupato le città papaline di Ancona e Loreto; per cui il Papa Pio VI fu indotto a scegliere il cosidetto “male minore”: venire a patti con il “demonio” francese.
La sospensione delle ostilità fra Papato e Francia fu firmata il 23 Giugno 1796 proprio a Bologna. Il trattato mise provvisoriamente fine ad un periodo di crescenti tensioni fra il Vaticano e la Francia, tensioni causate anche dall’ostilità della Chiesa agli eventi della Rivoluzione Francese e la politica anticlericale attuata dagli stessi rivoluzionari. Ad aggravare il clima di reciproci rancori e diffidenze c’era stato anche, a Roma, l’assassinio – dai francesi giudicato un “omicidio politico” – di un diplomatico d’Oltralpe, Hugo Basseville; assassinio su cui gravavano sospetti di complicità da parte dei servizi segreti vaticani.
La ventata napoleonica, che portava con sé nuovi ideali repubblicani di libertà e democrazia (ed oltretutto stava importando in Italia anche un altro potenziale antagonista della Chiesa, ovvero la Massoneria, un’organizzazione capace di attrarre nelle proprie fila l’intellighentia e l’alta borghesia delle maggiori città italiane, ed ovviamente anche di quelle del Papato, dove l’arrivo delle truppe francesi era spesso preceduto dall’innalzamento di “alberi della libertà” da parte di comitati civici rivoluzionari e filo-francesi), preoccupò alquanto le gerarchie ecclesiastiche, che pur di frenare in qualche modo l’avanzata di Napoleone e dei fermenti che portava con sé, accettarono di buon grado il giogo delle pesanti clausole del trattato di Bologna, clausole che furono ulteriormente inasprite alcuni mesi dopo dal nuovo trattato di Tolentino (Febbraio 1797).
E’ pur vero che la Chiesa da sempre “sa aspettare”, ed alla fine si riprese tutto con gli interessi quando la parabola di Napoleone finì tragicamente a Waterloo.

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