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giovedì 8 giugno 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è l'8 giugno.
L'8 giugno 1967, nell'ambito della guerra dei sei giorni, Israele colpisce erroneamente la nave americana USS Liberty provocando 34 morti e 171 feriti, e rischiando una gravissima crisi diplomatica con gli Stati Uniti.
La crisi di Suez nel 1956 aveva provocato un'umiliante sconfitta diplomatica per Francia e Inghilterra. Lo Stato di Israele, pur dovendo ritirarsi dai territori conquistati di Gaza e del Sinai, mantenne il diritto di transito delle navi israeliane sullo stretto di Titan attraverso cui il Golfo di Aqaba comunica con il Mar Rosso. La concessione era una via di approvvigionamento petrolifero fondamentale per Israele attraverso il porto israeliano di Eliat. Lo stretto di Tiran era però un territorio egiziano occupato dallo Stato d'Israele fin dalla prima guerra arabo-israeliana del 1948 e da cui le truppe israeliane non si erano mai ritirate nonostante le richieste delle Nazioni Unite. Lo stesso porto di Eliat rimase sotto il controllo diretto di Israele per tutti gli anni '50 e '60.
Nel 1967 il leader egiziano Nasser proclamò la chiusura del Golfo di Aqaba alle navi israeliane. Nasser osservava come la concessione di quel diritto di transito fosse stata ottenuta a seguito dell'aggressione israeliana del 1956 condannata dalle Nazioni Uniti. Era una richiesta legittima ma anche una chiara provocazione per indurre lo Stato di Israele verso un nuovo conflitto. Nasser sperava nell'unione panaraba che, almeno in parte, si realizzò. Alcuni paesi arabi (Siria, Giordania, Iraq) si mobilitarono dalla parte dell'Egitto.
Il 5 giugno 1967, dopo due settimane dalla decisione di Nasser, le truppe israeliane realizzarono un attacco preventivo bombardando a tappeto gli aeroporti militari egiziani e iniziando l'invasione dei territori giordani, siriani ed egiziani. I paesi arabi dell'Arabia Saudita, Kuwait e Iraq decisero l'embargo petrolifero immediato verso Stati Uniti, Germania Occ. e Gran Bretagna.
In pochi giorni le truppe israeliane conquistarono il Sinai, il fronte Giordano e Gerusalemme. Le Nazioni Unite, su espressa richiesta dell'Unione Sovietica, riuscirono a imporre rapidamente un armistizio tra Israele, Egitto e Giordania ponendo fine alla "guerra dei sei giorni". Israele usciva vincitore indiscusso del conflitto.
L'arma del petrolio non riuscì a scattare per diversi motivi. Da un lato la rapida guerra preventiva di Israele aveva reso impossibile ogni forma di reazione circoscrivendo le conseguenze dell'embargo petrolifero al minimo, dall'altro il mondo arabo si presentò disunito nell'attuare l'embargo stesso. L'Iran dello Scià Palhevi e la Libia del re Idris erano completamente allineate dalla parte delle potenze occidentali e non parteciparono all'embargo petrolifero riducendone fortemente la portata. La stessa Arabia Saudita si mostrò scettica nei confronti del progetto panarabo di Nasser.
L'embargo petrolifero venne tolto dopo solo due mesi senza gravi ripercussioni per le economie occidentali e lo spettro della crisi energetica si allontanò del tutto dall'Europa.
L'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati e il relativo problema dei rifugiati influenzano pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica del Medio oriente.

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