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lunedì 13 giugno 2022

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 13 giugno.
Il 13 giugno 1971 il New York Times iniziava la pubblicazione di una serie di documenti governativi top secret sull’impegno militare americano in Vietnam, i cosiddetti Pentagon Papers.
Tale documentazione è riuscita a mettere in imbarazzo ben quattro amministrazioni presidenziali e ha trasformato per sempre la Guerra di liberazione del Vietnam dalla minaccia comunista nella Sporca Guerra (come se ce ne fosse qualcuna pulita).
Formalmente lo studio trafugato era intitolato U.S. Vietnam Relations, 1945-1967: A study prepared by the Department of Defense, e nelle sue 7000 pagine descriveva tutte le decisioni e i retroscena sul coinvolgimento politico e militare degli Stati Uniti nelle zone del Vietnam, Laos e Cambogia dal 1945 al 1967.
Tale documentazione era marchiata Top Secret – Sensitive, che in linguaggio militare significa Massima Segretezza – Imbarazzante.
I Pentagon Papers erano stati stilati da una taskforce interna al Dipartimento della Difesa americana creata dal segretario alla difesa Robert McNamara, il cui scopo formale era creare una sorta di enciclopedia della guerra in Vietnam per gli storici; in realtà neanche il presidente Lyndon Johnson e il segretario di stato Dean Rusk sapevano nulla né della taskforce, né dello studio, per cui i veri motivi della loro stesura rimangono tuttora avvolti nel mistero.
A mettersi sulla strada di Robert McNamara ci pensarono Daniel Ellsberg e Anthony Russo, collaboratore esterni del Dipartimento della Difesa contrari alla guerra in Vietnam, che riuscìrono a fotocopiare lo studio nell’ottobre del 1969, con il dichiarato obiettivo di renderlo pubblico.
Agli occhi di Ellsberg lo studio svelava il chiaro comportamento anticostituzionale dell’amministrazione USA, che stava sistematicamente mentendo ai cittadini americani e operando in violazione del comune diritto internazionale, per cui lo mostrò allo staff del nuovo presidente Nixon (tra cui spiccano personaggi come Henry Kissinger, premio Nobel per la pace, e William Fulbright), ma nessuno gli prestò attenzione.
Daniel Ellsberg non si perse d’animo, e si presentò agli uffici del New York Times.
I Pentagon Papers contenevano 22 anni di scheletri nell’armadio e bugie delle amministrazioni presidenziali USA:
- 1955: gli Stati Uniti attaccano deliberatamente Cambogia, Laos e Vietnam del Nord attraverso bombardamenti e incursioni. Gli attacchi vengono insabbiati e nessun media americano ne parla
- 1963: l’amministrazione Kennedy aveva pianificato di rovesciare il leader sudvietnamita Ngo Dinh Diem (successivamente ucciso durante il colpo di stato nel novembre dello stesso anno)
- 1964: il presidente Johnson decide di ampliare il fronte della guerra e bombardare il Vietnam del Nord in previsione delle elezioni del 1964 per assicurarsi voti; successivamente cercherà di screditare il proprio avversario politico, Barry Goldwater, dicendo che è in realtà quest’ultimo a sostenere l’esigenza di bombardare il Vietnam
- 1965: Johnson spedisce truppe americane (34 battaglioni) in Vietnam senza consultarsi con gli analisti della Difesa, nonostante la sua campagna elettorale fosse sempre stata incentrata sul “non mandare ragazzi americani a combattere”
- 1961-1967: indiscrezioni sull’utilizzo di armi chimiche
Una parte molto imbarazzante dei Pentagon Papers è un memo del Dipartimento della Difesa che fa luce sui reali motivi del coinvolgimento degli Stati Uniti nell’area dell’estremo oriente:
- 70%: evitare la pubblica umiliazione degli USA
- 20%: mantenere il Vietnam del Sud e i territori adiacenti fuori dalle mani cinesi
- 10%: permettere ai sudvietnamiti di vivere in una società migliore e libera
- INOLTRE: emergere dalla crisi senza macchie sui metodi utilizzati
- NON PER: aiutare una nazione amica
Su Ellsberg, Russo e il New York Times si scatenò da subito una violenta azione legale per spionaggio da parte dell’amministrazione Nixon (consigliato da Kissinger), costringengo il New York Times a sospendere la pubblicazione degli articoli il 14 giugno.
I Pentagon Papers erano però ormai usciti e la popolazione americana per la prima volta guardava in faccia i propri governanti coscienti di anni di menzogne che avevano portato più di 50000 morti e 300000 feriti tra i propri figli.
Il governo USA non aveva più scusanti, quella in Vietnam era una guerra infame voluta esclusivamente per giochi politici e geopolitici, e da lì a due anni gli Stati Uniti iniziarono il progressivo disimpegno, mantenendo poche campagne militari estremamente mirate a “concludere a proprio favore” la guerra.
Nonostante questo “Wikileaks ante-litteram”, gli Stati Uniti mantennero classified i Pentagon Papers fino al 2011, e sono ora liberamente consultabili sugli Archivi Nazionali.

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