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giovedì 30 dicembre 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 30 dicembre.
Il 30 dicembre 2010, nell'ultimo giorno di mandato, il presidente brasiliano Lula nega l'estradizione di Cesare Battisti all'Italia.
Ex appartenente ai Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti è stato condannato in contumacia all'ergastolo con sentenze passate in giudicato per quattro omicidi compiuti in concorso con altri terroristi durante gli 'Anni di piombo'.
Andrea Santoro fu il primo a cadere sotto i colpi dei Pac. A 52 anni viveva con la moglie e i tre figli, a Udine, dove comandava con il grado di maresciallo il carcere di via Spalato. Il 6 giugno del '78, quando lo uccisero, non era ancora passato un mese dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani. A sparare, secondo gli inquirenti furono Battisti e una complice, con la quale si scambiò false carezze fino al momento di colpire.  Per i Pac quello fu il battesimo del fuoco. E il '79 ne fu il triste prosieguo: tre omicidi, due a Milano e uno ancora nel nord est, vicino Mestre. Il 16 febbraio la prima, duplice azione: a Milano fu ucciso il gioielliere Pierluigi Torregiani; a Mestre il macellaio Lino Sabbadin. Nella rivendicazione fu scritto che "era stata posta fine" alla loro "squallida esistenza". Il gioielliere e il macellaio avevano in comune una cosa: in precedenza avevano sparato e ucciso un rapinatore. E per questo furono puniti; una vendetta insomma. Torregiani fu ucciso davanti alla sua gioielleria nel rione Bovisa. Gli spararono mentre usciva dal negozio assieme al figlio: il gioielliere fece in tempo ad estrarre la pistola e a far fuoco, ma non a salvarsi. Suo figlio, poco più che adolescente, invece fu ferito alla spina dorsale e rimase paralizzato. Per questo delitto Cesare Battisti è stato condannato in quanto mandante e ideatore. Due ore dopo il delitto Torreggiani, alle 18 fu la volta di Lino Sabbadin. Due giovani entrarono nella sua macelleria a Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, e gli spararono con una calibro 6,35. La "colpa" di Sabbadin era quella di aver ucciso un rapinatore che due mesi prima era entrato nella macelleria. In questo secondo delitto Battisti è accusato di aver fornito "copertura armata".
Il 19 aprile invece fu la volta di Andrea Campagna, agente della Digos milanese. Uno sconosciuto si avvicinò al poliziotto di 25 anni in via Modica, nel quartiere della Barona, e sparò. Cinque colpi di pistola lo colpirono nella zona sinistra del torace, in corrispondenza del cuore. Per lui non ci fu nulla da fare. Poco dopo una telefonata al 'Secolo XIX' e a 'Vita' rivendicò l'omicidio a nome dei Proletari Armati per il comunismo. Di questo delitto Battisti è accusato di essere stato l'esecutore materiale.
Cesare Battisti viene arrestato per banda armata nel 1979. Detenuto nel carcere di Frosinone, mentre è in corso l'istruttoria, il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere e a fuggire in Francia. Per un anno vive da clandestino a Parigi dove conosce la sua futura moglie. Poi si trasferisce con la compagna in Messico dove nasce la sua prima figlia. Durante il soggiorno messicano i giudici italiani lo condannano in contumacia all'ergastolo per quattro omicidi. Battisti torna a Parigi dove, nel frattempo, sono andate a vivere la moglie e la figlia. Nella capitale francese, fa il portiere di uno stabile, ma frequenta la comunità di rifugiati italiani che lì vive grazie alla cosiddetta 'dottrina'. Inizia a scrivere romanzi noir. Resta in Francia fino al 2004 quando viene concessa l'estradizione. In agosto Battisti fugge e torna latitante.
Viene arrestato in Brasile il 18 marzo 2007, ma il leader dei Pac si rivolge allo Stato brasiliano e chiede lo status di rifugiato politico. Il 28 novembre 2008 il Comitato nazionale per i rifugiati del governo brasiliano, organo di prima istanza per le richieste di asilo politico, respinge la richiesta dell'ex terrorista. "Se torno in Italia mi ammazzano" avverte Battisti, dal carcere di Papuda, Brasilia, augurandosi che il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, "che ha vissuto sulla sua pelle gli effetti della repressione politica (durante la giunta militare al potere in Brasile dal 1964 al 1984) rigetti le argomentazioni del governo italiano". Pochi giorni dopo Genro gli concede lo status di rifugiato politico. La concessione dello status di rifugiato politico ha creato forti dissapori tra Italia e Brasile, tanto che il governo italiano, all'indomani della decisione di Genro, ha richiamato l'ambasciatore in segno di protesta.  Ma il Tribunale supremo federale (Stf) brasiliano, il 18 novembre, dichiara illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo. La pronuncia, 5 voti favorevoli e 4 contrari, è favorevole all'estradizione di Battisti in Italia, anche se lascia al presidente Luiz Inacio Lula da Silva la parola definitiva sulla sua effettiva esecuzione. Il 30 dicembre 2010, nell'ultimo giorno del suo mandato presidenziale, Lula decide di non concedere l'estradizione.
Della questione tuttavia fu investito il Tribunale supremo federale brasiliano, su sollecito della nuova presidente del Brasile Dilma Rousseff, che l'8 giugno 2011 negò l'estradizione, con la motivazione che avrebbe potuto subire "persecuzioni a causa delle sue idee". Battisti fu quindi scarcerato, dopo aver scontato la pena per ingresso illegale tramite documenti falsi, rimanendo in libertà fino al 12 marzo 2015, giorno in cui viene nuovamente arrestato dalle autorità brasiliane in seguito all'annullamento del permesso di soggiorno, ma viene rilasciato quasi subito. Nell'ottobre 2017 è di nuovo tratto in arresto al confine con la Bolivia, ma scarcerato poco dopo.
Nuovamente latitante dal dicembre 2018, dopo la revoca dello status di residente permanente e l'ordine di estradizione del presidente Michel Temer, il 12 gennaio 2019 viene arrestato a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, da una squadra dell'Interpol (team composto da Polizia italiana, Criminalpol e Antiterrorismo) e il 14 gennaio è trasferito in Italia nel carcere di Oristano, e successivamente nel carcere di Rossano dove sconterà l'ergastolo. Il 25 marzo 2019 ammette per la prima volta le proprie responsabilità per i crimini imputatigli: si dichiara infatti colpevole di tutti i reati per cui è stato condannato e chiede scusa ai familiari delle vittime. Nell'agosto 2020 anche l'ex presidente del Brasile, Lula, ha chiesto scusa ai familiari delle vittime sostenendo di aver sbagliato nel dare asilo politico a Battisti, scuse estese agli italiani in un'intervista televisiva nell'aprile del 2021.

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