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lunedì 27 dicembre 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 27 dicembre.
Il 27 dicembre 1908 esce il primo numero del "corriere dei piccoli".
La rivista, fondata da Silvio Spaventa Filippi, supplemento illustrato al "Corriere della Sera", fu il primo periodico che diede ampio spazio alle storie disegnate.
Il Corrierino si poneva come obiettivo la formazione e l'educazione dei giovani pargoli della borghesia italiana. Per questo aveva come propria una caratteristica che mantenne nel tempo. Quella cioè di alternare alle storie disegnate pezzi leggeri di divulgazione scientifica, articoli di letteratura (es. su Pascoli, su Carducci), racconti e narrativa di buona qualità. Fra gli autori che scrissero sulle pagine del Corrierino ricordiamo Grazia Deledda e Alfredo Panzini.
In tale contesto il fumetto, nel senso di balloon, venne considerato assolutamente diseducativo in quanto avrebbe disabituato il pubblico infantile dalla lettura dei testi. Per questo motivo le nuvolette vennero totalmente bandite dalle tavole. Al loro posto filastrocche a piè della vignetta commentavano il racconto figurato. Tale castrazione non ebbe riguardo neppure per quei personaggi che, importati dall'estero, nascevano in origine a fumetti. Fra questi ricordiamo Fortunello e la mula Checca (Happy Hooligan) di Opper, Buster Brown di Outcault, Arcibaldo e Petronilla (Bringing Up Father) di McManus, Bibì Bibò e il Capitan Cocoricò (Katzenjammer Kids) di Dirks.
La narrativa a fumetti dunque veniva introdotta in Italia privata di una sua parte essenziale. Inoltre, fatto essenziale per la successiva collocazione del fumetto nel panorama culturale italiano, veniva destinata a un pubblico esclusivamente infantile.
Nello stesso periodo negli Stati Uniti i più potenti tycoon della carta stampata, personalità oramai mitiche, come Hearst, Pulitzer, si facevano guerra per avere sui loro giornali i fumetti più amati. Sin da Yellow Kid i fumetti contribuivano a far crescere le vendite, in quanto venivano letti e apprezzati con entusiasmo da un pubblico adulto. In Italia quegli stessi prodotti, spesso straordinari per originalità e fantasia, venivano presi in considerazione esclusivamente per un target infantile.
Le ragioni di tale atteggiamento si può far risalire alla mentalità dell'intellighenzia borghese italiana, aristocraticamente lontana dal popolo che, per questo, non è mai riuscita a comprendere e quindi apprezzare i prodotti popolari, sebbene di qualità.
Il pregiudizio borghese nei confronti della cultura popolare ha fatto sì che per decenni i fumetti fossero considerati un sottoprodotto, buono solo per i bambini o per qualche adulto semianalfabeta.
Nella pubblicazione sul Corriere dei Piccoli il danno maggiore lo subirono i fumetti stranieri, nati per comunicare attraverso i balloon. Gli autori italiani invece furono costretti ad adattarsi da subito e lo fecero con successo, utilizzando le filastrocche con effetto e realizzando personaggi che ebbero successo non solo fra i piccoli lettori, ma anche fra gli adulti che sbirciavano nelle pagine colorate del Corrierino.
I più riusciti personaggi del corrierino furono i personaggi surreali. Come il negretto Bilbolbul, di Attilio Mussino, che si trasformava realizzando alla lettera le metafore. Se era "rosso per la vergogna", il suo volto diventava di colore rosso. Oppure, se correva "gambe in spalla", nella vignetta era disegnato effettivamente con le gambe in spalla, e così via. Così come ebbero grande successo tutti i personaggi di Antonio Rubino, dotato di un personalissimo stile assieme geometrico-lineare e liberty. La fama del Signor Bonaventura, di Sergio Tofano (Sto), valicò addirittura le pagine del giornale e ancora nel dopoguerra fu protagonista di opere teatrali, fiabe sceniche e serie televisive. Giovanni Manca realizzò invece il celebre Pier Cloruro de' Lambicchi. Il personaggio, uno scienziato di vecchio stampo, era il creatore della formidabile "arcivernice", una diavoleria che, spennellata su un personaggio (storico o di fantasia) dipinto su un quadro aveva la particolare virtù di farlo tornare in vità. Di soliti questi personaggi si dimostravano particolarmente litigiosi e finivano per mettere sempre nei guai il povero Pier Cloruro. Fra i personaggi che hanno fatto la storia del Corrierino bisogna ricordare lo sfortunato Marmittone di Bruno Angoletta. Il soldatino di buona volontà, rapato e con in testa la bustina rossa che, sfortunato com'era, alla fine di ogni storia finiva sempre in prigione. E ancora il Sor Pampurio di Carlo Bisi, disegnato come un clown, con i capelli che spuntano come due cespugli riccioluti sotto un grezzo cappello a cilindro. Sor Pampurio è sempre alla ricerca di un appartamento che non trova mai oppure, se lo trova, ne viene sfrattato.
Fenomenale dovette essere la presa che ebbero quei personaggi sull'immaginario dei piccoli lettori italiani, sino a quel momento ristretto entro i limiti di una letteratura per l'infanzia spesso ipocrita, pietistica e supponente. Federico Fellini, i cui film, onirici e visionari, molto devono al fascino surreale dei personaggi del Corrierino ci dà testimonianza delle suggestioni assorbite su quelle pagine colorate:
    "...i perso­naggi di quel foglio colorato non avevano niente a che fare con il mondo che ci circondava. Però erano altret­tanto veri del bidello e dell'arciprete. Tanto che alle persone reali affibbiavamo proprio i soprannomi di quei personaggi. Così l'arciprete diventava Padron Cic­cio, quello che aveva una mula cattivissima, la Checca che stampava i ferri di cavallo sul sedere... Oppure il vi­cino di casa che mia mamma, sapendolo un po' scape­strato, tiratardi e qualche volta un po' alticcio, aveva chiamato Arcibaldo come il personaggio creato da Geo McManus." (Federico Fellini)
Quasi sicuramente Girellino e lo zingaro Zarappa, di Antonio Rubino, furono fonte di ispirazione per Fellini nell'ideazione dei personaggi di Gelsomina e Zampanò ne La Strada.
Fu nel dopoguerra che il Corriere dei Piccoli entrò in crisi. In parte pagò il coinvolgimento della testata maggiore, il "Corriere della Sera", nel regime fascista. Ma la ragione della crisi proveniva dagli anni Trenta, da quando erano arrivati in Italia gli eroi americani (Flash Gordon, Cino e Franco, Mandrake ecc.) che venivano pubblicati finalmente senza le novelline rimate. Il vecchio Corriere dei Piccoli continuò invece a vivacchiare ancora nel dopoguerra, puntando sui sempre validi Signor Bonaventura e Bibì e Bibò e il Capitan Cocoricò. Continuavano ad essere pubblicati racconti e romanzi a puntate. Molto accattivanti erano le belle figurine a tema da incollare su cartoncino e ritagliare, per essere poi utilizzate come economici soldatini. Ma tutto questo era troppo poco per rinverdire i fasti dell'anteguerra. La svolta si ebbe nel 1961, quando il nuovo direttore, Guglielmo Zucconi, cambio la veste grafica del "supplemento settimanale del Corriere della Sera". Pur mantenendo il formato tradizionale la copertina divenne più accattivante. Le vignette con le rime vennero del tutto abbandonate e i contenuti furono rivolti a un pubblico meno infantile.
Cominciarono a fare capolino i primi grandi autori come Hugo Pratt e Grazia Nidasio.
Molti fumetti vengono invece importati da oltralpe. Una pagina, di color rosa come le pagine della "Gazzetta dello Sport", viene assegnata allo sport (Corrierino Sport). Molta attenzione viene dedicata alla scuola, con la pubblicazione di cartine e di schede utili per le ricerche. E inoltre sono ideati giochi da incollare su cartoncino. Il 17 marzo del 1968 nasce il nuovo Corriere dei Piccoli. Il formato è ridotto in modo da essere più pratico e maneggevole. Ma non c'è nessuno scossone con il passato. Carlo Triberti, succeduto a Zucconi, rimane direttore responsabile, e le storie proseguono dai numeri precedenti. I fumetti sono soprattutto quelli della scuola belgo-francese.
In questo "nuovo corrierino" ritroviamo l'aviatore Dan Cooper, del belga Albert Weinberg, e Michel Vaillant del francese Jean Graton. Mino Milani prosegue il romanzo a puntate del suo personaggio Tommy River. Pian piano il nuovo Corrierino si arricchirà di quegli autori e quei personaggi che lo renderanno una pietra miliare per gli amanti del fumetto. Sarebbe impossibile enumerarli tutti. Ricordiamo i personaggi demenziali di Jacovitti (Zorry Kid, Cocco Bill), i personaggi comici come Lucky Luke (di Morris e Goscinny), I Puffi (di Peyo), Umpah-Pah (di Uderzo), gli avventurosi come Blueberry (di Charlier e Giraud), Bruno Brazil (di Albert e Vance), Cavalier Ardente (di Craenhals), Michel Vaillant (di Graton), Dan Cooper (di Winberg), Ric Roland (di Tibet e Duchetau), Bernard Prince (di Greg e Hermann), La pattuglia dei castori (di Charlier e Mitaco), Luc Orient (di Greg e Paape).
Riservato alle ragazze (ma sicuramente piacque a tutti) era Valentina Mela Verde, di Grazia Nidasio. Infine non si possono non citare le ricostruzioni storiche di Battaglia e di Toppi.
Nel 1972, con il placet di un referendum fra i lettori svolto qualche anno prima, il Corriere dei Piccoli si trasforma in Corriere dei Ragazzi. L'antica denominazione appariva inadatta a un pubblico prevalentemente adolescenziale, più smaliziato, che evidentemente mal sopportava di essere annoverato tra i "piccoli".
Per altri sedici numeri il Corriere dei Piccoli (destinato oramai a un pubblico di piccolissimi) continuò ad uscire allegato al Corriere dei Ragazzi. Poi, dal maggio del 1972, fu pubblicato in veste autonoma.
C'è da dire che il Corriere dei Ragazzi per qualche anno difese con dignità la fama del suo predecessore. Sulle sue pagine Hugo Pratt pubblicò Corto Maltese. Castelli diede vita a Gli Aristocratici con l'apporto di Tacconi che poté esibire una disinvoltura inconsueta su quelle pagine, in particolare quando tratteggiava Jean, la sensualissima componente del gruppo. Lo stesso Castelli inoltre si scatenava con le demenziali storielline de L'omino bufo. Né gli era da meno Bonvi con il suo Nick Carter. Mentre su testi dello stesso Castelli, di Carpi, di Ventura, si faceva le ossa un disegnatore di mestiere come Paolo Ongaro. Una nota a parte merita Tiziano Sclavi, che inizia a scrivere alcuni gialli proprio per il Corriere dei Ragazzi, con lo pseudonimo di Francesco Argento, realizza sceneggiature anonime per Gli Aristocratici e crea la serie a fumetti Altai & Jonson, per i disegni di Giorgio Cavazzano.
Purtroppo l'editore e i diversi direttori che si succedettero negli ultimi anni della storia del Corriere dei Ragazzi non ebbero il dono della lungimiranza.
Negli anni Settanta l'industria del fumetto era divenuta una sorta di cornucopia. Pareva che fosse sufficiente editare una testata per avere un certo successo in termini di vendite.
Piuttosto che investire per fare affezionare il pubblico a un fumetto popolare ma di qualità ci fu la politica di parecchi editori di proporre fumetti mediocri e a basso costo.
Fu questa la politica che abbracciò a un certo punto anche l'editore del Corriere dei Ragazzi. Nel 1976 la testata si trasformò in "CorrierBoy", un contenitore di fumetti senza qualità, a misura delle testate che in quel periodo vendevano maggiormente in Italia, quali "L'Intrepido" e "Il Monello". A un effimero successo in termini di vendite seguì una rapida crisi e il "CorrierBoy" (nel frattempo divenuto "CorrierBoy - Serie Music") fu costretto a chiudere. Si era nel 1984, quando la crisi dei periodici a fumetti era già piombata su tutte la testate, più o meno popolari, più o meno di qualità.
Si chiudeva così senza gloria una esperienza iniziata settantasei anni prima e la sua fine coincide con la conclusione di un'era fumettistica. In quegli anni il fumetto italiano aveva affrontato una crisi che aveva decimato la maggior parte delle testate e il fumetto stesso stava acquisendo una dimensione diversa, per certi aspetti superiore, elitaria e di qualità, ma perdendo la sua vocazione autenticamente di massa e con quella il gran numero dei suoi lettori che adesso era attratto da media più fruibili e accattivanti.
Probabilmente non è solo un caso che la morte del mediocre epigono del Corrierino cada a cavallo del processo di trasformazione del fumetto in Italia (e anche nel mondo).


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