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sabato 11 dicembre 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è l'11 dicembre.
L'11 dicembre 2006 passò alle cronache e fu oggetto di un forte interesse mediatico il cosiddetto "Massacro di Erba".
La sera dell'11 dicembre 2006, verso le 20:30, i Vigili del Fuoco di Erba intervengono in una vecchia corte ristrutturata in Via Diaz 25, dove è divampato un incendio in uno degli appartamenti che la compongono. I pompieri entrano per primi nell'abitazione, dove scoprono quattro corpi senza vita e un sopravvissuto, Mario Frigerio, gravemente ferito, che viene trasportato d'urgenza all'Ospedale Sant'Anna di Como dove rimane in coma poco meno di un mese.
Raffaella Castagna (30 anni), disoccupata - ma volontaria in una comunità di assistenza a persone disabili - è stata colpita con una spranga, aggredita da dodici coltellate e poi sgozzata. A coltellate è stata uccisa anche Paola Galli (60 anni), casalinga, madre di Raffaella, e la vicina di casa Valeria Cherubini (55 anni), commessa, accorsa per prestare aiuto. Con un colpo unico alla gola è stato assassinato il piccolo Youssef, un bambino di due anni e tre mesi, figlio di Raffaella. Il marito della Cherubini, Mario Frigerio (63 anni), è stato percosso e accoltellato alla gola ma è sopravvissuto grazie ad una malformazione congenita della carotide che gli ha impedito di dissanguarsi completamente.
Le indagini, condotte inizialmente dal procuratore di Como Alessandro Lodolini, si concentrano su Azouz Marzouk, nato il 28 aprile 1980 a Zaghouan (Tunisia), marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef. Marzouk, che aveva precedenti penali per spaccio di droga, era uscito dal carcere grazie ad un indulto. Marzouk era in Tunisia in visita ai genitori al momento dei fatti; rientra precipitosamente in Italia, dove viene interrogato dai carabinieri. Gli inquirenti confermano il suo alibi e iniziano a sospettare di un regolamento di conti compiuto contro di lui.
Il 9 gennaio 2007, dopo un lungo interrogatorio, i coniugi Olindo Romano (netturbino) e la moglie Rosa Bazzi (domestica), vicini di casa di Raffaella Castagna, vengono arrestati. I due coniugi sono descritti come due persone molto chiuse ed isolate, morbosamente attaccati l'uno all'altra. Durante le indagini, alcuni familiari di Rosa Bazzi affermeranno che la donna avrebbe subito violenza sessuale da parte di un conoscente (o forse addirittura di un parente) all'età di dieci anni, peraltro senza mai ricevere alcun genere di assistenza o sostegno a seguito di ciò. Indagando nel passato di Olindo Romano verrà fuori, invece, una querela sporta contro di lui dal padre e dal fratello all'inizio degli anni Ottanta, a seguito di una rissa per motivi familiari. Di fatto, all'epoca dell'arresto, i due avevano interrotto ormai da anni qualsiasi rapporto persino con i più stretti familiari. Contro i coniugi Romano vi sarebbero tracce del DNA di Valeria Cherubini, ritrovate nella SEAT Arosa di Romano, dai RIS di Parma. L'uomo è accusato di omicidio plurimo pluriaggravato, la donna di concorso. Sarà la testimonianza di Frigerio, ripresosi dopo le gravi ferite subite, a chiarire che anche Rosa ha partecipato attivamente alla strage.
Gli inquirenti risalgono ai frequenti diverbi esistenti fra i Romano e Raffaella Castagna, sfociate anche in una lite la notte di Capodanno del 2005 e in una causa civile fra le parti, che avrebbe dovuto svolgersi due giorni dopo la strage: in quell'occasione, i coniugi Romano avevano aggredito e percosso la Castagna, che aveva sporto denuncia contro di loro per ingiurie e lesioni dopo un diverbio scoppiato la sera di Capodanno 2005, pur offrendosi di rimetterla in cambio di un risarcimento in denaro. L'episodio, comunque, era solo l'ultimo di una lunga lista di ostilità e sgarbi tra inquilini, frequentemente sfociati in diverbi e litigi. I due ribadiscono la loro innocenza e dichiarano di aver trascorso la serata in un McDonald's di Como, di cui hanno conservato anche lo scontrino, il cui orario è però due ore avanti rispetto alla strage.
L'11 gennaio 2007, davanti ai magistrati Alessandro Lodolini, Simone Pizzotti, Mariano Fadda, Antonio Nalesso e Massimo Astori, i Romano ammettono di essere gli esecutori della strage, descrivendone con minuzia i singoli atti, uno dei quali, il fendente alla coscia di una delle vittime, inferto con una lama piccola, dal basso verso l'alto, coincide millimetricamente con le risultanze dell'autopsia. Contro di loro anche la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto.
Il 10 ottobre, di fronte al Gup che dovrà decidere se aprire o meno il processo, Olindo dichiara di essere innocente e ritratta la sua confessione. Anche la moglie Rosa ritira le sue dichiarazioni. I parenti delle vittime insorgono in aula, il giudice è costretto a sospendere la seduta. Azouz Marzouk chiede la pena di morte per i due imputati. L'accusa, rappresentata dal PM Massimo Astori, considera le ritrattazioni dei Romano come una semplice variazione della strategia difensiva.
Il 12 ottobre, Olindo Romano e Rosa Bazzi sono rinviati a giudizio.
La prima udienza si tiene il 29 gennaio 2008; nonostante la folla presente, solo 60 persone sono ammesse nell'aula di giustizia. Per i giornalisti viene predisposta una sala collegata via video con l'aula; vengono ammesse solo le telecamere della trasmissione di Rai 3 Un giorno in pretura che potrà utilizzare le immagini del processo solo dopo la sentenza. Nel corso delle udienze, i coniugi Romano passano il tempo scambiandosi effusioni e ridacchiando tra loro, persino durante la proiezione in aula delle fotografie del cadavere del piccolo Youssef.
Il 18 febbraio 2008 Olindo accusa i carabinieri che l'hanno interrogato di avergli fatto il lavaggio del cervello e di averlo convinto a confessare, promettendogli in cambio pochi anni di carcere e l'immediata liberazione della moglie Rosa. Negli stessi giorni, i loro vicini di casa testimoniano davanti alla corte che i Romano avevano creato un clima di terrore nel condominio con litigate furiose, minacce verbali, lanci di vasi nei terrazzi altrui, lettere di avvocati; più volte le forze dell'ordine erano dovute intervenire e diversi inquilini dello stabile avevano preferito trasferirsi altrove per evitare ulteriori litigi. Una vicina racconterà un particolare inquietante: poco tempo prima della strage, Olindo Romano le aveva consegnato una mole di pagine manoscritte contenenti improperi e minacce nei confronti di Raffaella Castagna e della sua famiglia, chiedendole il favore di dattiloscriverle per lui. La difesa tenta di sostenere che lo stesso giorno della strage un estraneo era presente nella casa di Raffaella Castagna.
Il 26 febbraio 2008 testimonia l'unico testimone oculare, Mario Frigerio che conferma che a compiere la strage sono stati Olindo Romano e una "seconda persona, una donna, quasi sicuramente Rosa Bazzi". Nell'aula si verificano tensioni fra accusa e difesa, in particolare durante il controinterrogatorio di Frigerio da parte degli avvocati dei Romano: dopo alcune insistenti domande dei difensori che tentano di metterne in dubbio la credibilità e di dipingerlo come un teste falso, Frigerio si rivolge a loro esclamando: "Vergognatevi!" ed apostrofando come "assassino" Olindo Romano, che ride di fronte a lui; il pubblico ministero interviene in difesa del teste e il giudice sospende l'udienza. In quegli stessi giorni, il programma televisivo Matrix di Canale 5 realizza una fiction sulla strage, intitolata I giorni dell'odio.
Il 28 febbraio 2008 Olindo Romano rilascia una seconda dichiarazione spontanea, confermando il presunto lavaggio del cervello e dichiarando di essere stato "trattato come una bestia" nel carcere di Como; chiede di non venire separato dalla moglie. Le testimonianze dei carabinieri che lo hanno interrogato - e confermate dall'ascolto delle registrazioni effettuate - rivelano invece che Olindo e Rosa confessarono, dicendo loro di volersi liberare la coscienza. La moglie, che doveva anch'ella rilasciare dichiarazioni, rinuncia perché, secondo i legali, profondamente colpita dalle accuse rivoltele da Frigerio. Rosa parlerà al processo, nella successiva udienza del 3 marzo 2008: nella sua deposizione dichiara di aver confessato dietro la promessa degli arresti domiciliari. Inoltre afferma di non essere mai salita nella casa di Raffaella Castagna e smentisce di aver mai avuto diverbi con lei, sostenendo anzi che cercava di aiutarla, quando aveva bisogno, circostanza questa palesemente falsa e smentita anche da alcuni amici della Castagna, che riferirono anche di un pedinamento della giovane da parte dei coniugi Romano pochissimi giorni prima della strage.
Il 31 marzo 2008 la difesa, invocando il cd. legittimo sospetto chiede di spostare il processo lontano da Como perché i media locali avrebbero un atteggiamento ostile nei confronti degli imputati. L'istanza è respinta.
Il 2 aprile 2008 viene fatta ascoltare in aula la prima dichiarazione di Mario Frigerio, che, pur gravemente ferito, descrive con precisione la dinamica della strage. Viene interpretata come una conferma della colpevolezza dei Romano. La difesa, allora, chiede la ricusazione dei giudici, sostenendo che avrebbero posizioni pregiudiziali nei confronti degli imputati. Il processo è nuovamente sospeso.
Il 17 novembre 2008 la Corte di Cassazione respinge la ricusazione dei giudici. Il processo riprende con la requisitoria del pubblico ministero Massimo Astori; il magistrato ripercorre tutte le tappe della vicenda descrivendolo come un "viaggio dell'orrore". Vengono esibite le prove contro i Romano, a partire dalla tracce di sangue con il DNA delle vittime. Al termine della requisitoria, Astori chiede il massimo della pena per i due coniugi: ergastolo senza attenuanti con l'isolamento diurno per tre anni. Per il PM, la strage di Erba è stato uno dei crimini più atroci della storia d'Italia.
Il 19 novembre 2008 Olindo rilascia la sua terza dichiarazione spontanea, sostenendo di aver recitato fino a quel momento la parte del mostro, e che in questa recita rientrava la confessione rilasciata ad uno psichiatra e le frasi lasciate appositamente su una Bibbia in suo possesso, contenenti ingiurie ed invettive contro le vittime, dichiarazioni d'amore alla moglie e poesie. Le parti civili chiedono complessivamente otto milioni di euro come risarcimento.
Il 24 novembre 2008 la difesa chiede l'assoluzione o, in subordine, una perizia psichiatrica. In quella stessa udienza, Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, invia un fax dal carcere di Vigevano, dove è rinchiuso per spaccio di droga, in cui parla della visita di uno sconosciuto dai suoi parenti in Tunisia, durante la quale questo sconosciuto avrebbe dichiarato di conoscere i reali colpevoli della strage e che essi non sarebbero i coniugi Romano. Poco dopo però Marzouk spiega di essere "ancora convinto della colpevolezza di Olindo e Rosa Romano ma di essere preoccupato per la sua famiglia". Per il PM "Marzouk vuole solo ritardare l'espulsione", che avverrà a gennaio 2009 e la sua dichiarazione non introduce nessun nuovo quadro probatorio.
In seguito Olindo rilascia la quarta dichiarazione spontanea, ribadisce la sua innocenza e quella della moglie ed esprime cordoglio per i familiari delle vittime.
La Corte d'Assise pronuncia il 26 novembre 2008 la sentenza di primo grado: i coniugi Romano sono condannati all'ergastolo con l'isolamento diurno per tre anni. La corte inoltre stabilisce come risarcimento una quota di 500 000 euro per i Frigerio, 60 000 euro a Marzouk, 20 000 per i suoi genitori residenti in Tunisia.
Il 20 aprile 2010 la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato l'ergastolo ai coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, con la misura afflittiva supplementare dell'isolamento diurno per tre anni, il massimo consentito dalla legge.
La difesa dei condannati preannunziò in seguito il ricorso per Corte di Cassazione, la quale il 3 maggio 2011 ha definitivamente riconosciuto i coniugi Romano come colpevoli della strage.
Rosa Bazzi sta scontando la pena nel carcere di Bollate, mentre Olindo Romano sta scontando la pena nel carcere di Opera. Scaduti i 3 anni di isolamento diurno, sono autorizzati a incontrarsi ogni 15 giorni.

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