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domenica 6 dicembre 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 6 dicembre.
Il 6 Dicembre 1990 un aereo militare compie un esercitazione sorvolando il paese.
L'aereo è un Aermacchi MB 326. E' un aereo di sicura affidabilità: fu l'aviogetto italiano più venduto nel dopoguerra. Le aviazioni di 12 nazioni ne possedevano un carico, per un totale di 800 esemplari sparsi per il mondo.
Quel 6 Dicembre è tutto tranquillo come sempre, giornata fredda ma serena nonostante l'inverno.
E' mattina.
L'aereo militare ad un certo punto inizia a perdere quota. Compie in aria delle evoluzioni incredibili tanto da far stare col naso in su tante persone a Casalecchio, persone che pensano forse ad una improvvisata esibizione. Ma l'aereo scende di quota sempre più velocemente, e per il pilota è ormai completamente ingovernabile.
L'aereo continua a scendere sempre più in basso, le persone smettono di guardare le sue evoluzioni e si guardano tra loro, pietrificate.
Il pilota abbandona l'aereo, lanciandosi con il dispositivo d'emergenza.
L'aereo precipita sulla succursale dell'Istituto Tecnico "Salvemini", esattamente dentro la classe 2A.
Dodici ragazzi di sedici anni muoiono sul colpo, altri 4 restano gravemente feriti, come il loro insegnante. Non finisce qui. Perché l'aereo è pieno di carburante, ed esplode.
L'esplosione è violenta e le fiamme avvolgono interamente l'edificio nel giro di pochi secondi.
Il bilancio finale è drammatico: oltre ai 12 morti della 2A, 72 tra ragazzi e insegnanti riporteranno invalidità permanenti, 84 saranno ricoverati per intossicazione, ustioni e fratture.
Oggi non ci sono colpevoli o responsabili per quella strage.
Il 26 gennaio '98 i giudici della quarta sezione della Cassazione di Roma, rigettarono i ricorsi e confermarono così la sentenza su Casalecchio - tutti assolti, "perché il fatto non costituisce reato" - emessa un anno prima dalla Corte d'appello di Bologna. Reati in prescrizione (nel caso di omicidio colposo plurimo) dopo 7 anni e mezzo; dal giugno '98 il caso è dunque chiuso.
Dopo l'incidente l'edificio fu ricostruito come Casa della Solidarietà per ospitare le associazioni di volontariato locali e la sede della Protezione Civile e della Pubblica Assistenza. L’aula della strage fu nominata Aula della Memoria e la parete sventrata dall’aereo fu ricostruita sotto forma di finestra, lasciando intatto l’enorme foro lasciato dall’aeromobile.

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