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lunedì 9 marzo 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 9 marzo.
La sera del 9 marzo 1908 al ristorante L'Orologio nacque il Football Club Internazionale Milano da una costola di 43 dissidenti, guidati dal pittore Giorgio Muggiani, del preesistente Milan Football and Cricket Club, che aveva imposto il divieto di far arruolare altri calciatori stranieri a quelli già presenti nella rosa. Gli stranieri erano per gran parte l'ossatura delle nuove società di calcio che stavano sorgendo e il fatto di non arruolarli parve essere irriconoscente verso di loro. Proprio Muggiani scelse i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Il primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, mentre il primo capitano Hernst Marktl, che tra l'altro fu uno dei fondatori del Milan.
Nel 1910 l'Inter vinse il suo primo scudetto, cui seguirono delle stagioni deludenti. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu interrotta l'attività sportiva che riprese nel 1920; a tale anno risale il secondo successo nazionale dei nerazzurri. A seguito della scissione tra FIGC e CCI, nella stagione 1921-1922 l'Inter si piazzò ultima nel proprio girone della CCI e doveva, per rimanere nella massima serie, disputare uno spareggio salvezza contro una squadra di Seconda Divisione.Tuttavia, prima che lo spareggio si disputasse, due mesi dopo la fine del torneo, avvenne la riunificazione del campionato, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che, derogando alle regole prestabilite, stabiliva degli spareggi incrociati tra squadre FIGC e squadre CCI. L'Inter riuscì a salvarsi battendo prima la cadetta S.C. Italia di Milano come stabilito dall'iniziale regolamento CCI (vinta dall'Inter a tavolino per 2-0 in quanto gli avversari non poterono schierare 11 giocatori, per motivi legati alla leva militare obbligatoria) e poi come stabilito dal Compromesso Colombo con la squadra FIGC Libertas Firenze. I nerazzurri si imposero per tre reti a zero in casa e pareggiarono per 1-1 in trasferta, rimanendo di conseguenza nella massima categoria.
Con l'inizio del ventennio fascista l'Inter, simboleggiata in questo periodo dal centravanti Giuseppe Meazza, si trovò costretta a mutare il proprio nome per ragioni politiche; troppo poco italiano e soprattutto simile al nome della Terza Internazionale Comunista. Così nel 1928 l'Inter si fuse con l'Unione Sportiva Milanese e assunse la denominazione di Società Sportiva Ambrosiana, poi mutata in Ambrosiana-Inter fino al 1945. La squadra vinse nel 1930, con due giornate d'anticipo, il primo Campionato di Serie A disputato a girone unico, successo questo impreziosito dalle 31 reti segnate da Meazza (capocannoniere stagionale). Il quarto tricolore venne conquistato nel 1938 e Meazza per la terza volta nella sua carriera si confermò miglior realizzatore della competizione (precedentemente anche nell'annata 1935-1936). L'anno successivo l'Ambrosiana vinse la sua prima Coppa Italia sconfiggendo in finale il Novara per 2-1. Dopo un solo anno di digiuno, i milanesi tornarono a conquistare lo scudetto, il quinto titolo della storia nerazzurra. Nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale, Carlo Masseroni fu nominato presidente, carica che avrebbe ricoperto per 13 anni. Fu lui ad annunciare, sabato 27 ottobre 1945, che «l'Ambrosiana sarebbe tornata a chiamarsi solo Internazionale».
Tornata alla sua antica denominazione, la squadra non andò oltre il secondo posto nel 1948-1949, la stagione della tragedia di Superga, dietro al cosiddetto Grande Torino. Ci vollero 13 anni prima che il club fosse di nuovo in grado di aggiudicarsi lo scudetto; nel 1952-1953 e nel 1953-1954 sotto la guida di Alfredo Foni. Il primo fu un successo controverso, ottenuto in buona misura grazie all'adozione della tattica del catenaccio introdotta da Foni, rivelatasi poco spettacolare ma estremamente efficace nel migliorare nettamente le prestazioni della difesa. La squadra si ripeté l'anno successivo, stavolta optando per un cambio di tattica, dunque per la rinuncia al poco spettacolare catenaccio che sì l'aveva portata al successo, ma che aveva attirato anche le critiche degli amanti dell'agonismo. In questa circostanza la squadra nerazzurra ebbe il miglior attacco del campionato.
Nel 1955 ascese alla presidenza Angelo Moratti. Dopo alcuni anni di assestamento, durante i quali Antonio Valentín Angelillo stabilì il primato di segnature, ancora imbattuto, per tornei a 18 squadre (33 reti nel 1958-1959), una finale di Coppa Italia e molti allenatori cambiati, giunse da Barcellona a Milano il mago Helenio Herrera. Fu l'inizio dell'era della Grande Inter, capace di vincere tre scudetti tra il 1963 e il 1966, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. La prima Coppa dei Campioni i nerazzurri la conquistarono nella finale contro il Real Madrid, già vincente cinque volte in tale competizione, sconfitto per 3-1, mentre la seconda fu messa in bacheca dopo il successo sul Benfica di Eusébio al Meazza per 1-0.
Il 1968 segnò la fine di un ciclo, con l'abbandono di Moratti e di Herrera. La presidenza passò a Ivanoe Fraizzoli, sotto la cui guida il club tornò a vincere lo scudetto nel 1971, con Giovanni Invernizzi in panchina subentrato a metà stagione (unica squadra italiana a vincere il tricolore con un allenatore subentrato) e con Boninsegna capocannoniere. Ingaggiato nel 1977 l'allenatore Eugenio Bersellini, detto il sergente di ferro, nel 1978 l'Inter vinse di nuovo dopo 39 anni la Coppa Italia, sconfiggendo in finale il Napoli per 2-1. Durante la stagione 1979-1980 scoppiò lo scandalo del Totonero che coinvolse il mondo del calcio (e non solo) e si concluse con la retrocessione in Serie B del Milan e della Lazio. L'Inter vinse il suo dodicesimo scudetto. Nel 1982 i nerazzurri si aggiudicarono nuovamente la Coppa Italia dopo aver sconfitto in finale il Torino con i risultati di 1-0 e 1-1. Fu il terzo successo per l'Inter nella competizione.
Nel 1984 divenne presidente Ernesto Pellegrini. Nel 1989 il nuovo allenatore Giovanni Trapattoni condusse la squadra al suo tredicesimo scudetto, detto scudetto dei record. I nerazzurri, infatti, ottennero 58 punti con i 2 assegnati per ciascuna vittoria, una quota mai raggiunta da nessuna altra squadra. Nel novembre 1989 la bacheca della Beneamata accolse la prima Supercoppa italiana, conquistata contro la Sampdoria, sconfitta con il punteggio di 2-0. Gli anni novanta portarono gloria all'Inter solo in campo europeo. Alle deludenti prestazioni in campionato, infatti, fecero da contraltare i tre successi in Coppa UEFA in quattro finali disputate, vinte contro la Roma nel 1991, contro il Casino Salisburgo nel 1994 e contro la Lazio nel 1998.
Nel febbraio 1995 i Moratti tornarono al timone della società, che venne acquistata da Massimo, figlio di Angelo. La fine del millennio fu avara di soddisfazioni, eccezion fatta per la Coppa UEFA vinta nel 1998.
Nel 2004 l'avvento in panchina di Roberto Mancini aprì un ciclo di vittorie. Risalgono alla gestione dell'allenatore jesino la conquista di due Coppe Italia (su quattro finali tutte contro la Roma), due Supercoppe italiane (contro Juventus e ancora Roma) ma soprattutto tre scudetti. Il primo tricolore arrivò al termine della stagione 2005-2006, in seguito alle sentenze emesse dalla giustizia sportiva nell'ambito di Calciopoli. Nel 2007 la squadra si aggiudicò un nuovo scudetto dei record, conquistato dopo 18 anni sul campo con cinque giornate d'anticipo al termine di un campionato dominato, in cui la squadra subì una sola sconfitta contro la Roma, sconfitta a inizio stagione nella Supercoppa italiana ma che poi avrebbe battuto i nerazzurri nella finale di Coppa Italia. La stagione del centenario si aprì con la sconfitta in Supercoppa di lega, ma si chiuse con un nuovo scudetto, il sedicesimo, e un'altra battuta d'arresto in finale di Coppa Italia.
Nel 2008 giunse sulla panchina dell'Inter José Mourinho, che condusse la squadra alla vittoria della Supercoppa italiana ancora contro la Roma (questa volta ai rigori) e al diciassettesimo scudetto, il quarto consecutivo; successo che consentì ai nerazzurri di raggiungere il Milan nell'albo d'oro del campionato italiano. All'inizio della stagione 2009-2010 la squadra nerazzurra perde per 2-1 la sfida contro la Lazio in Supercoppa italiana. Il prosieguo della stessa vide l'Inter conquistare il suo diciottesimo scudetto (superando il Milan e divenendo la seconda squadra italiana per numero di scudetti, dopo la Juventus), la sua sesta Coppa Italia ma soprattutto, il 22 maggio contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabéu di Madrid, la sua terza Coppa dei Campioni dopo 45 anni di attesa, la prima da quando ha mutato il proprio nome in Champions League, realizzando così il treble mai riuscito a nessun'altra squadra italiana. A fine maggio, il tecnico portoghese lasciò l'Inter per passare alla guida del Real Madrid.
Il 10 giugno 2010 il ruolo di tecnico fu assunto da Rafael Benítez. Lo spagnolo, dopo aver conquistato la Supercoppa italiana, la Coppa del mondo per club ma aver perso la Supercoppa UEFA, lasciò il club milanese il 23 dicembre dello stesso anno. Al madrileno subentrò il brasiliano Leonardo, ex giocatore ed allenatore del Milan, con il quale i nerazzurri vinsero la settima Coppa Italia e raggiunsero il secondo posto in campionato.
Poi una serie di stagioni deludenti, con diversi cambi di allenatore, e soprattutto il passaggio della proprietà dalla famiglia Moratti al tycoon indonesiano Erik Thohir e infine alla nuova proprietà cinese, proprietaria del colosso tecnologico Suning.
Oggi sulla panchina nerazzurra siede Antonio Conte.

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