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domenica 19 gennaio 2014

#Racconti #Saggi taoisti: L'arte del tiro con l'arco


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 Qi Chang voleva imparare l'arte del tiro con l'arco che, a quanto si dice, è un accellente metodo per accedere al Dao. Andò a trovare il maestro Fei Wei che godeva di grande reputazione. Questi gli disse:
- Quando sarai capace di non sbattere le palpebre, ti insegnerò la mia arte.
Tornato a casa, Qi Chang si infilò sotto il telaio della moglie e si allenò a seguire senza battere ciglio    il va e vieni della spoletta. Dopo due anni di quell'esercizio, riusciva a non chiudere le palpebre neanche quando la punta della spoletta gli sfiorava l'occhio! Torno quindi ad annunciarlo al vecchio Fei Wei:
- Bene, disse il maestro. Ora devi imparare a vedere.  Devi arrivare  a distinguere nettamente  la minima percezione. Acchiappa un pidocchio, legalo con un filo di seta e quando sarai capace di contare i battiti del suo cuore torna a trovarmi.
 A Qi Chang ci vollero dieci giorni per acchiappare un pidoccio e sei mesi per riuscire a legarlo. Poi trascorse varie ore al giorno fissando intensamente  l'insetto. In capo a un anno lo vedeva grande  come una scodella, in capo a tre anni grande come una ruota di carro. Trionfante, corse allora alla casa del maestro.
- Bene, disse il vecchio arciere adesso puoi esercitarti a mirare. Appendi il pidocchio  a un ramo d'albero, arretra cinquanta passi, e qundo riuscirai a trapassare l'insetto senza toccare il filo di seta, torna pure a trovarmi. E gli tese arco e faretra.
Qi Chang ci mise tre mesi tendere l'arco senza tremare, un anno per centrare il tronco dell'albero e due per toccare il filo di seta. Cento volte spezzo il filo senza sfiorare il pidocchio. Solo alla fine del terzo anno, la freccia trapassò l'insetto senza toccare il filo.
- Bene, disse il vecchio Fei Wei, ci sei quasi. Ormai non ti resta  che tentare la stessa cosa con un vento impetuoso. A quel punto, non avrò più niente da insegnarti.
In capo a tre anni, Qi Chang era riuscito anche in quella impresa. Si disse che a quel punto gli restava una cosa sola: misurarsi con il maestro, scoprire se fosse capace di superarlo e, infine,prenderne il posto. Si armo d'arco e di frecce e ando a trovare Fei Wei.
Quasi lo stesse aspettando, il vecchio arciere gli stava venendo incontro con l'arco in mano e le maniche rimboccate. Uno a un capo del prato e uno all'altro, si salutarono senza una parola, incoccarono una freccia nell'arco e si presero accuratamente la mira. Le corde vibravano all'unisono, le due freccie si scontrarono in volo e ricaddero nell'erba. Sei volte fischiarono e sei volte si toccarono. Fei Wei aveva svuotato la sua faretra, ma a Qi Chang era rimasta un ultima freccia. Pronto a tutto pur di sbarazzarsi del suo rivale e di farla finita con il maestro, tirò. Al sibilo della freccia rispose la risata del vecchio che, con il mignolo della mano destra, aveva deviato il dardo mortale mandandolo a infilarsi nell'erba. Fei Wei fece tre passi, raccolse la freccia, la pose sull'arco e prese a sua volta di mira il discepolo.
Qi Chang non si mosse, ma la freccia si limito a sfiorarle la vita, come se il maestro l'avesse mancato o... risparmiato di proposito. Ma appena  fece per muovere un passo, i pantaloni gli scivolarono fino ai piedi. Il colpo magistrale del vecchio Fei Wei ne aveva tagliato di netto il cordone.
Allora Qi Chang si prosternò ed esclamò:
- O mio grande Maestro!
Fei Wei si inchino a sua volta e disse:
O mio gran Discepolo!


tratto da: Racconti dei saggi taoisti  da pag.79 a pag. 83 -  di Pascal Fauliot - L'ippocampo

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