http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/83/Canova,_maddalena_penitente,_02.JPG |
Una straordinaria
scultura di Antonio Canova, definito il moderno Fidia, che ha avuto
il potere di acquisire nuova sensibilità presso i Romantici.
Effetti chiaroscurali e
cromatici esaltati dall’estrema levigatezza della superficie. Il
marmo sapientemente patinato è “ammorbidito” da uno strato di
cera che conferisce una leggera colorazione ad alcune zone
dell’epidermide in questa figura di emblematica raffinatezza, i
capelli che avvolgono a cascata la schiena, estremamente composta nel
suo dolore, silenziosamente afflitta, in rigorosa meditazione accanto
ad un teschio. La scena è di un profondo realismo e quasi si possono
vedere le lacrime scorrere lungo le guance. Canova, con quest’opera,
osa sfidare le regole della scultura e, un po’ a disagio, avvicina
la poetessa-viaggiatrice Federica Brun sollecitandone un giudizio.
- Io taceva, ed egli come chi si sentisse leggermente offeso: “Ebbene, non vi piace?”
- “Cher Canova, il me parait que vous avez là peint avec le ciseau, comme Mengs a souvent sculptè avec le pinceau” ( Caro Canova, mi sembra voi abbiate dipinto con lo scalpello, come Mengs, spesso, scolpisce col pennello).
E il Canova non potendo
trattenere una sana risata: “Per Bacco, potrebbe essere che aveste
ragione”.
L’artista riserba
tutta la sua scienza, tutto il cuore e tutto l’estro per il marmo.
Quindi la pietra che da lui riceve, per così dire, tutta la sua
esistenza, acquista sotto la sua mano quella vita, quella grazia e
quell’impronta degli affetti del suo stesso autore. Pregi a cui
nulla potrebbe sostituirsi, e che fanno sì, che persino gli stessi
falli vengano perdonati quando il cuore è quello che li commette.
Inviato da Francesca Girotto
Nessun commento:
Posta un commento