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giovedì 2 ottobre 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 2 ottobre.

Il 2 ottobre 1870, a seguito della Breccia di Porta Pia, a Roma si vota il plebiscito per l'annessione al regno d'Italia.

Una targa commemorativa affissa sulla facciata di Palazzo Senatorio, sul Campidoglio, sede oggi del Sindaco di Roma, ricorda un evento abbastanza recente che ha profondamente cambiato gli equilibri politici e sociali di questa millenaria città: l’annessione, mediante plebiscito, di Roma al neonato Regno d’Italia. Siamo alla domenica del 2 Ottobre del 1870, poco tempo dopo la Breccia di Porta Pia che sancì la conquista militare di Roma. Il Governo Italiano proclamò l’intenzione di permettere ai cittadini, così come fatto con le altre regioni e città italiane, di scegliere da che parte stare. Se rimanere indipendenti o meno. E la formula scelta, quella che comparve sulla schede usate per votare, fu:"Desideriamo essere uniti al Regno d’Italia, sotto la monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori". Da aggiungere anche come il Pontefice, che da subito si proclamò prigioniero di guerra, fece numerosi appelli all’astensione, consigliando ai cattolici di non partecipare al voto, abbandonando completamente la vita politica in generale. Si arrivò addirittura a non permettere la votazione nel Rione Borgo, scelta poi in tempo revocata. Il Pontefice dell’epoca, Pio IX, temeva molto il voto, anche perché la sua buona stella ed il consenso popolare erano gravemente collassate dopo alcune esperienze non felici in cui il Papa stesso, fuggito da Roma, bombardò la città per ritornare in possesso del suo trono. Nonostante tutto comunque, ecco quali furono o risultati: il 98,89% fu per il sì, l’1,11% per il no. Un totale di 40.785 romani votò per l’annessione, contro i soli 46 no. Ecco la ragione per cui si parla di plebiscito. In tempi di elezioni o referendum vari, ricordiamoci come ce ne furono alcuni che modificarono radicalmente la nostra storia. Un semplice voto modificò e alterò completamente il volto e la storia di Roma, che passò dall’essere una città a guida teocratica, considerando che il leader religioso, il Papa, era anche regnante, ad una città controllata ed amministrata da un Re. Questo perdurò fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando con un altro referendum l’Italia intera decise di abbandonare la Monarchia in favore di una Repubblica. 

 

mercoledì 1 ottobre 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il primo ottobre.

Il primo ottobre 844 i vichinghi saccheggiano la città di Siviglia, allora sotto la dominazione araba.

L’appellativo di Vichinghi (o “Vikingr”, in antica lingua norrena) indica il popolo di esploratori, commercianti e guerrieri scandinavi che tra l’VIII e la metà dell’XI secolo condusse i suoi traffici e le sue conquiste in Europa, Asia e nell’Atlantico del Nord.

L’età vichinga va dal 793 (data del primo saccheggio nel monastero di Lindisfarne, nel nord dell'Inghilterra) alla decisiva battaglia di Hastings del 1066. I Vichinghi ebbero un enorme impatto sulla storia medievale di tutta la Scandinavia, oltre che di Gran Bretagna, Irlanda e di molti altri paesi europei.

La religione dei Vichinghi si rifaceva alla mitologia norrena, precedente al Cristianesimo e basata sul culto di numerose divinità tra le quali Odino, Thor, Loki e Freyr. Per i Vichinghi l’uccisione in battaglia era il modo più nobile per trovare la morte, quello che garantiva un posto nel paradiso vichingo (Valhalla), un’enorme sala governata da Odino dove ogni notte si tenevano sontuosi banchetti e rituali per sostenere il dio nelle sanguinose battaglie che avrebbero preceduto la fine del mondo (Ragnarǫk). Tra il X e XI secolo la maggior parte dei Vichinghi si convertì al Cristianesimo, pur conservando molte credenze pagane fino al tardo Medioevo.

I Vichinghi sono celebri per le loro temutissime navi, lunghe imbarcazioni capaci non solo di attraversare gli oceani, ma anche di navigare in acque poco profonde e di attraccare direttamente sulle spiagge. I Vichinghi percorsero in lungo e in largo il mondo allora conosciuto. Contrariamente a quanto si crede, tuttavia, non si dedicarono solo a invasioni e saccheggi, ma furono anche abili commercianti e fondarono fiorenti insediamenti in Inghilterra, Scozia, Irlanda, Normandia e Islanda.

I primi europei a mettere piede in Nord America sono stati proprio i Vichinghi, che fondarono un insediamento nell'odierno Canada, sotto la guida di Leif Erikson. Nell’845 solcarono invece le acque della Senna e assediarono Parigi, cominciando a pretendere dalla capitale il pagamento di ingenti tributi e conducendo diversi attacchi alla città fino all’assedio dell’886, che mise fine al regno del terrore vichingo. Oltre a terrorizzare l'intera costa del Nord Atlantico, i Vichinghi si spinsero a Sud, verso il Nord Africa, e a Est, verso la Russia, Costantinopoli e il Medio Oriente.

Il termine “Danegeld” indica una tassa imposta dai Vichinghi ai territori sottomessi per garantirsi l’immunità da futuri attacchi. I governanti inglesi, i francesi e altri in tutta Europa accettarono di pagare somme anche ingenti ai Vichinghi sotto forma di monete d’argento e altri oggetti di valore per scongiurare altri attacchi.

L’alfabeto vichingo si basava sulla scrittura runica delle popolazioni germaniche, nota come Futhark. È con questa scrittura che i Vichinghi scolpivano il racconto degli avvenimenti storici su pietre note come pietre runiche. Le pietre runiche descrivevano le imprese eroiche dei capi e dei loro uomini o le vittoriose campagne condotte in giro per il mondo. Gran parte di ciò che sappiamo oggi sui Vichinghi deriva da iscrizioni runiche rinvenute in tutta la Scandinavia, nelle isole britanniche e altrove fino al Mar Nero. Le pietre runiche più famose sono quelle di Jelling, sito patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Le false credenze a proposito dei Vichinghi non si contano e continuano a sopravvivere ancora oggi. Ecco alcuni degli aneddoti sui Vichinghi che non trovano nessun riscontro nella storia:

Non c’è alcuna prova che i Vichinghi portassero elmi con le corna, se non in occasione di alcune cerimonie; d’altronde dei copricapo del genere sarebbero risultati d’intralcio durante le battaglie. In realtà indossavano degli elmi di forma conica in cuoio con rinforzi in legno e metallo, oppure in ferro, a volte dotati di una maschera. La credenza che i Vichinghi indossassero elmi con le corna si è diffusa nel XIX secolo.

I Vichinghi non erano quei selvaggi senza pietà, guerrieri dai capelli al vento e dagli occhi infuocati che ci ha tramandato la mitologia. In realtà, gli invasori della Gran Bretagna furono descritti dagli Anglosassoni come eccessivamente votati all’igiene e alla pulizia poiché erano soliti lavarsi una volta alla settimana e tenere alla cura dei capelli!

I Vichinghi non suonavano il lur, il corno lungo con cui spesso li vediamo rappresentati.

I Vichinghi non venivano sepolti nei dolmen.

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