Buongiorno, oggi è il 28 febbraio.
Il 28 febbraio 2013, alle ore 20.00, ha inizio la sede vacante papale, dopo la rinuncia annunciata l'11 febbraio da parte di Benedetto XVI.
Quando Ratzinger venne eletto nell'aprile 2005 in molti parlarono di sorpresa. Ci si attendeva che accadesse qualcosa di inedito, ma nessuno riuscì allora a definire la qualità e la portata della sorpresa. Ogni cosa che Joseph Ratzinger diceva e faceva sorprendeva perché andava fuori dagli schemi pregiudiziali che avevano sempre accompagnato la sua figura di cardinale preposto a guardia della dottrina cattolica. Il suo pontificato, più lungo delle previsioni, si è rivelato più difficile e contrastato di quanto lui stesso poteva aspettarsi. In tutti i modi il papa ha cercato di disincagliare la barca di Pietro e rimetterla in piena navigazione. In parte è stato compreso, ma la sua predicazione dell'amore come rimedio al declino spirituale dei credenti cattolici e delle stesse istituzioni è rimasta per buona parte epidermica.
Servirà nel prossimo futuro, forse. Intanto Benedetto XVI ha spinto in quella direzione ricorrendo all'ultima sorpresa: la rinuncia al pontificato, riaprendo in maniera imprevista ma significativa la stagione della responsabilità e della riforma per non ridurre la Chiesa al puro ruolo amministrativo del patrimonio evangelico. Il pontificato di Benedetto, concluso in umiltà e mitezza, è un lascito da ripensare seriamente per non cambiare direzione di marcia e facendo perdere alla Chiesa un'occasione di rinascita spirituale.
"Benedetto ha speso il suo pontificato per sollecitare la riflessione dei cristiani verso il passaggio da una fede ereditata a una fede personale- evidenzia Di Cicco- Quella di Ratzinger è la testimonianza convinta del Vangelo di Gesù, del Vangelo dell'amore: "Deus caritas est". Ratzinger è stato un Papa di pace in tempi di guerra, ossia nelle stagioni, come la nostra, in cui prevalgono le polemiche, le incomprensioni sino al ricorso alle armi invece che alla verità e ai diritti umani".
La fede in Papa Ratzinger è, infatti, discorso sulla speranza che apre a quello sul senso di ogni esistenza. Chi ci aiuta a vivere? È la questione che percorre l'intera riflessione cristiana di Benedetto XVI. Si tratta di una domanda che egli ha posto sempre anzitutto a se stesso, ma che "rivolge alla Chiesa e a ciascun credente". È una prospettiva esistenziale, incarnata nella vita di ogni giorno. "È un dialogo sulla vita e le sue vicissitudini che il Papa intende tenere aperto con tutti- puntualizza l'autore-. Senza segreti obiettivi o ricerca di egemonie. Tutti i cristiani e, prima di ogni altro, il successore di Pietro sono chiamati ad annunciare il Vangelo perché "noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini". Ratzinger ha detto e ripetuto di voler mettere a confronto la vita di ogni giorno con Dio, presentato come un caso serio, l'unico capace di portare gioia duratura". Quindi più che intransigente, Benedetto XVI appare esigente, a cominciare dalla sua Chiesa:
"Il dover mettere Dio al centro richiede conversione negli uomini e nelle strutture". Ma esigente Ratzinger si è rivelato pure nel rapporto tra fede e ragione a motivo della importanza stessa del dialogo proposto. Insomma un uomo di Chiesa che diagnostica con occhi limpidi i problemi della Chiesa e del mondo, si interroga sulle loro cause e cerca le possibili soluzioni. In Ratzinger, dunque, è dominante la preoccupazione per affermare una vita spirituale nella Chiesa e nel mondo. Ciò appare evidente dai suoi insegnamenti. Al centro della speranza cristiana vi è Cristo, colui che nel pensiero di Ratzinger giudicherà la storia con il metro dell'amore. È una visione ottimistica del futuro.
"Nel momento del giudizio sperimentiamo e accogliamo questo prevalere del suo amore su tutto il male del mondo ed in noi. Il dolore dell'amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia", insegna Ratzinger. La rinuncia al Soglio di Pietro, chiarisce Di Cicco, è un atto di riforma, un atto fondativo. "La pubblica opinione ha fatto pace con Ratzinger proprio all'annuncio della rinuncia che ha colto di sorpresa quanti non lo conoscevano. Le parole si sono fatte azione- aggiunge-. Adesso non si può tornare indietro nella riforme. Il capo della Chiesa ha posto sul piatto della bilancia la necessità di riformare le strutture a partire dalla sua persona".
Benedetto XVI ha espresso la volontà di risiedere nella Città del Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae. Attendendo la fine di alcuni lavori di ristrutturazione all'interno del monastero, prevista per il mese di maggio 2013, ha soggiornato nelle ville pontificie di Castel Gandolfo. Qui è giunto alle 17,30 del 28 febbraio 2013; circa mezz'ora prima ha lasciato il Vaticano in elicottero, partendo dal suo eliporto: l'intero abbandono degli appartamenti pontifici è stato ripreso da 19 telecamere del Centro Televisivo Vaticano e trasmesso in diretta televisiva. A Castel Gandolfo il papa ha salutato per l'ultima volta la folla con un breve intervento in cui ha parlato a braccio.
Allo scoccare delle ore 20.00, gli atti che hanno formalmente segnato l'avvio della sede vacante sono stati la chiusura del portone di accesso al Palazzo Pontificio, il passaggio di consegne tra la Guardia Svizzera Pontificia e la Gendarmeria Vaticana che ha assunto i compiti di protezione dell'ormai pontefice emerito, l'ammainabandiera al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo (la bandiera issata indica infatti la presenza del papa nell'edificio), la sigillatura dell'appartamento papale del Palazzo Apostolico, la dismissione degli abiti pontifici da parte di Benedetto XVI. L'annullamento dell'anello piscatorio è avvenuto il 5 marzo tramite rigatura.
L'appellativo ufficiale di Benedetto XVI è divenuto "sommo pontefice emerito" o "papa emerito", mentre la titolazione è rimasta Sua Santità; continua ad indossare l'abito talare bianco semplice, senza tuttavia la pellegrina bianca e la fascia, mentre all'anulare destro è tornato a portare l'anello vescovile.
Il 23 marzo 2013 papa Francesco si è recato a Castel Gandolfo presso il Palazzo Pontificio per fare visita al papa emerito Benedetto XVI. Dopo essersi abbracciati, i due papi hanno pregato insieme, inginocchiati uno accanto all'altro. Storicamente si è trattato del primo incontro fra due pontefici.
Il 2 maggio 2013, dopo due mesi trascorsi a Castel Gandolfo, ha fatto il suo ritorno in Vaticano, andando a vivere nel Monastero Mater Ecclesiae così come precedentemente previsto, al termine dei lavori di ristrutturazione.
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