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lunedì 11 gennaio 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è l'11 gennaio.
L'11 gennaio 1503 nasce Girolamo Francesco Maria Mazzola.
Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, è nato a Parma, dove, proveniente dal Pontremolese, si era stabilita la sua famiglia di artisti. Inizia giovanissimo a dipingere sotto l'ala protettrice e incoraggiante degli zii Pier Ilario e Michele Mazzola (pittori come il padre Filippo, morto nel 1505). Figura tra le più originali del manierismo italiano, proprio nella sua città natale comincia a stupire il sospettoso ambiente artistico e religioso di provincia con le opere in San Giovanni Evangelista e a Fontanellato, suscitando curiosità e invidia nel più maturo maestro Correggio, dalle cui premesse era per altro partito.
Il suo stile diventa presto simbolo del gusto cortese, quasi imperiale. Basti pensare ai ritratti da lui eseguiti che compongono un'ampia galleria di personaggi di affascinante presenza, come quello celeberrimo di Carlo V, oppure al suo famoso "Autoritratto allo specchio", in cui si ritrae con ''l'aspetto grazioso molto e più tosto d'angelo che d'uomo'', mentre si accinge al suo desiderato viaggio a Roma. Qui rimane abbagliato dall'arte di Michelangelo e Raffaello, lui che pur in giovane età aveva già sperimentato tecniche e forme, confrontandosi senza paura con l'iconografia religiosa e letteraria del suo tempo, trovando uno stile d'espressione del tutto personale la cui cifra espressiva è legata ad una certa enigmaticità del rappresentare.
L'attività in questo senso è poi frenetica e si sviluppa in tutte le sedi tipiche dell'artista del tempo: tele, affreschi ma anche pale d'altare.
A Roma ha modo di accedere alle "enclave" del potere, di vedere da vicino non solo i personaggi più influenti del suo tempo in campo politico e finanziario, ma anche di avvicinare quegli artisti che, eredi della grande lezione di Raffaello, tentavano disperatamente di aggiudicarsi ricche commesse proprio da quei potenti: speranze frustrate dall'ormai tristemente celebre Sacco di Roma, in cui la città eterna fu conquistata e duramente saccheggiata da lanzichenecchi e spagnoli, i quali crearono anche notevoli danni al patrimonio artistico.
Per sfregio, ad esempio, il nome di Lutero fu inciso con la punta d'una spada sull'affresco "La Disputa del Santissimo Sacramento" nelle Stanze di Raffaello, mentre un altro graffito inneggiava a Carlo V imperatore.
Inoltre, oltre a qualcosa come dodicimila morti, stupri e soprusi, con il Sacco di Roma è andato perduto anche un tesoro d'arte inestimabile, ossia la maggior parte dell'oreficeria artigiana di chiesa.
Tutto ciò, stando ai resoconti dei biografi più autorevoli, turbò profondamente l'animo del già sensibile artista, apparentemente appagato e sereno. Il Parmigianino stranamente si allontana dalla passione pittorica e comincia a dedicarsi all'alchimia in maniera quasi ossessiva, inseguendo il sogno di sempre dei seguaci di questa disciplina, ossia quello di trasformare il mercurio in oro.
Il risultato di questa mancanza di concentrazione artistica è che il Parmigianino non riesce più a trovare per i suoi cicli pittorici la giusta ispirazione che mai gli era mancata.
Tale è lo stato di crisi dell'artista che per un lungo periodo non riesce neanche a finire gli affreschi della chiesa della Steccata in Parma. E proprio in quegli anni realizza un autoritratto dipingendosi con il volto segnato e l'aria stanca ma dallo spirito ancora bruciante, così come lo stesso Vasari ne riporta le caratteristiche di "uomo quasi salvatico".
Muore di lì a poco (24 agosto 1540) e vuol essere sepolto "nudo con una croce d'arcipresso sul petto in alto" a Casalmaggiore, lungo il Po.
Fra le ultime e più famose opere figurano la celebre "Madonna dal collo lungo", conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze e l'"Antea" nel Capodimonte di Napoli.

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