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L'abbazia di Sant'Antimo sorge nella solitaria Valle Starcia, che si
trova pochi Km a sud di Montalcino (SI). La chiesa abbaziale è uno dei
monumenti in stile romanico più importanti della Toscana. L'edificio è
ispirato ai modelli benedettini francesi e lombardi e si staglia
grandioso in una campagna integra di rara bellezza. Anche se non ci sono
prove certe, la leggenda vuole che a fondare l'abbazia fu l'imperatore
Carlo Magno, nel 781, di ritorno da Roma. Con sicurezza si sa che
Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno in un documento dell'epoca fa
atto di donazione all'abbazia di beni e privilegi per cui il luogo di
culto esisteva sicuramente in epoca carolingia.
Il non dell'abbazia viene fatto risalire a Sant'Antimo di Arezzo, che fu
martirizzato in queste campagne nel 352. Qui venne edificato un piccolo
oratorio, nei pressi di una villa romana, la cui esistenza è provata da
numerosi reperti in marmo e pietra riusati per costruire il monastero
come il bassorilievo con la cornucopia sul lato nord del campanile o
alcune colonne nella cripta.Altre ipotesi fanno risalire il nome del complesso al Sacerdote Antimo, che visse e fu martirizzato nei pressi di Napoli. Un'altra leggenda narra che Papa Adriano I avrebbe consegnato le reliqui del santo a Carlo Magno che le donò all'abbazia nell'atto di fondazione.
Dalle origine leggendarie si siviluppa una potente abbazia benedettina arricchita dalle donazioni dei carolingi, di Berengario II e di Adalberto. L'abate di Sant'Antimo si fregia del titolo di Conte Palatino, ovvero consigliere del Sacro Romano Impero. Documenti papali e imperiali attestano la potenza dell'abbazia che nel medioevo arriva ad avere sotto la sua giurisdizione 38 chiese, numerosi castelli, poderi, mulini e monasteri dal grossetano al pistoiese passando per Siena e Firenze. Il possedimento principale della comunità era il vicino castello di Montalcino ove aveva residenza il Priore. Nel 1118 il Conte Bernardo degli Ardengheschi attraverso una serie di accordi, cede i suoi averi all'abbazia; l'importante atto di donazione è inciso sui gradini dell’altare maggiore. In quel periodo, sotto la guida dell’abate Guidone, la chiesa viene ampliata per assumere l'aspetto che ancora oggi vediamo. L'ispirazione del progetto fu tratta dalla grande abbazia benedettina di Cluny in Francia. Per realizzarla l'abate richiese proprio l’intervento di architetti transalpini.
Con l'avvicinarsi del duecento iniziano i contrasti con Siena in cerca nuove terre per espandesi a sud. Appoggiando la politica senese, papa Clemente III, nel 1189, assoggetta la pieve di Montalcino al Vescovo di Siena. Nel 1200 il Podestà di Siena, Filippo Malavolti, attacca Montalcino, che viene in parte distrutta. Nel 1212 l’abate di Sant’Antimo, la città di Montalcino e Siena sanciscono un accordo che impegna l’Abbazia a cedere un quarto del territorio di Montalcino alla città senese. Questa perdita segna l'inizio della decadenza di Sant'Antimo. Alla fine del secolo, incalzata da Siena l'abbazia continua a perdere terreni. Nel 1291 Papa Nicolò IV ordina la fusione della comunità dell'abbazia con i Guglielmiti. Nel 1462 papa Pio II Piccolomini sopprime il monastero e lo incorpora nella diocesi di Montalcino e inizia un lungo periodo di oblio che vede il complesso ridursi a sede di una fattoria mezzadrile.
Negli anni settanta del novecento a Sant'Antimo vengono girate alcune scene del film "Fratello sole e sorella luna" di Zeffirelli. Per l'occasione le Belli Arti di Siena rifanno interamente il tetto della chiesa cambiando quasi tutte le parti lignee delle capriate. Oggi il complesso restaurato è rinato alla vita monastica grazie ai Canonici di S. Norberto.
fonte: www.fototoscana.it
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