Cerca nel web

mercoledì 17 dicembre 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 17 dicembre.

Il 17 dicembre 1941 l'esercito tedesco iniziò l'assedio di Sebastopoli, in Crimea. La città resistette 7 mesi prima di capitolare.

Oltre 25.000 bombardamenti aerei per un totale di 13.000 tonnellate di bombe di grosso calibro e 47.500 tonnellate di proiettili di artiglieria di vario calibro: cannoni a media e lunga gittata, cannoni semoventi, lanciarazzi e mortai, nonché i cannoni antiaerei da 88 mm. Questo fu lo sforzo che le armate tedesche riversarono contro la città di Sebastopoli, vero e proprio porto-fortezza in Crimea e base per la flotta del Mar Nero: le stesse acque dove iniziò ad operare la 101a Squadriglia MAS del Capitano di Fregata Francesco Mimbelli. A partire dal 20 maggio 1942, volendo chiudere la partita al più presto, il Generale Erich von Manstein, comandante dell’11a Armata, utilizzò alcuni tra i pezzi d’artiglieria più grandi e più potenti: tra questi, il cannone ferroviario Schwerer Gustav, capace di sparare proiettili del peso di quattro tonnellate e mezzo a quasi 45 km di distanza dalla canna del calibro di 80 cm. Ma Gustav era capace di sparare anche granate di sette tonnellate, riducendo al contempo la gittata a 38 km: nel settore di Severnaja, uno di questi proiettili centrò, distruggendolo completamente, un deposito di munizioni ricavato in un bunker di cemento armato trenta metri sotto terra. Certi che non avrebbero trovato più un solo soldato russo vivo tra le macerie di Sebastopoli, il 7 giugno 1942 i Tedeschi mossero all’assalto della città: incredibilmente, però, i forti che cingevano la città erano pressoché intatti.

Il 3 luglio, ben ventisei giorni dopo il primo assalto, i forti di Sebastopoli, e l’intera città, resistevano ancora sotto l’incessante fuoco tedesco. Basti tra tutti ricordare la sorte del Forte Maxim Gorkij: per ventiquattro ore fu sottoposto al bombardamento dei pesanti mortai da 355 mm, in grado di sparare micidiali granate che non esplodevano all’impatto, ma in grado di penetrare la spessa corazzatura in acciaio delle cupole del forte, rimanervi conficcate ed esplodere qualche secondo dopo. A nulla, però, valsero gli sforzi degli artiglieri. Dovettero pensarci i genieri tedeschi che, nonostante il fuoco delle mitragliatrici russe, riuscirono a far detonare due enormi cariche di dinamite, in gallerie scavate sotto le fondamenta, prima che il Forte Gorkij fosse messo fuori combattimento. E di questi forti super-corazzati, a Sebastopoli, i Sovietici ne avevano costruiti quattordici, armati con un totale di 600 cannoni, 2000 mortai e grossi cannoni navali da 305 mm. Così, nonostante l’inferno di fuoco che continuava a riversarsi giorno e notte sulla città-fortezza del Mar Nero, nel Generale von Manstein si fece sempre più chiara l’idea che per espugnare Sebastopoli avrebbe dovuto combattere casa per casa, strada per strada, galleria per galleria.

Assaltando un forte dopo l’altro, con bombe a mano e lanciafiamme, i Tedeschi cominciarono progressivamente a penetrare dentro la città: il 13 giugno venne espugnato il Forte Stalin e quattro giorni più tardi il Forte Siberia, con l’annientamento completo delle intere guarnigioni poste a loro difesa. Negli ultimi giorni di combattimenti, i Sovietici riuscirono a far giungere a Sebastopoli anche 3000 fanti di marina come rinforzo, subito gettati nei combattimenti: a nulla, però, valsero questi sforzi. Quando, il 20 giugno 1942, le forze dell’Asse riuscirono a raggiungere il porto, le forze di difesa sovietiche vennero di fatto divise in due: per di più conquistando la zona portuale, i Tedeschi fecero in modo che nessun altro rinforzo potesse più giungere in città. Ormai, il destino di Sebastopoli era segnato. L’ultimo forte, Malakoff, cadde il giorno 29, cessando di fatto ogni resistenza, sebbene alcuni nuclei di soldati russi continuarono a combattere fino al 3 luglio. Tra i soldati russi che difesero strenuamente la città, vi fu anche il Tenente Ljudmyla Mychajlivna Pavlicenko, leggendaria tiratrice scelta dell’Armata Rossa con oltre trecento uccisioni confermate: sempre in prima linea a Sebastopoli, nel giugno 1942 rimase ferita dall’esplosione di una granata di mortaio, divenendo, a guarigione ormai completa, istruttrice, addestrando centinaia di tiratori scelti fino alla fine della guerra. Gli assalitori pagarono il prezzo della loro caparbietà con oltre 36.000 morti, a fronte degli 11.000 caduti lasciati sul campo dai difensori: questi ultimi, però, lamentarono anche quasi 90.000 prigionieri. 

Sebastopoli si arrendeva per la seconda volta in meno di 90 anni.


Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog