Buongiorno, oggi è il 27 agosto.
Il 27 agosto 413 a.C. Nicia e Demostene abbandonano l'assedio di Siracusa.
La battaglia di Siracusa venne combattuta nel 415 a.C. dagli Ateniesi, guidati da Demostene e Nicia, e si può ricollocare nel periodo della Guerra del Peloponneso; in particolare è una delle battaglie che hanno visto sconfitto l'esercito ateniese nella spedizione in Sicilia.
Nel 415 gli Ateniesi raggiunsero la Sicilia con tutta la flotta e sbarcarono con tutto l'esercito; occuparono subito una altura strategica che sovrastava la città, detta epípole, dove costituirono il primo quartier generale. Dal monte cominciarono poi i lavori per la costruzione di una cinta muraria, dando inizio all'assedio di Siracusa.
I Siracusani tentarono una sortita per riconquistare il monte, riuscendo persino ad uccidere lo stratega nemico Lamaco, ma non riuscirono ad impedire agli ateniesi la continuazione dei lavori. I piani di Nicia vennero comunque stravolti dal tradimento di Alcibiade, che forniva informazioni a Sparta, dove si era rifugiato dopo lo scandalo delle erme.
Gli Spartani colsero l'occasione di eliminare gli Ateniesi una volta per tutte, e inviarono allo scopo un piccolo contingente di soldati, guidati da Gilippo che, eludendo la sorveglianza navale ateniese, riuscì ad entrare nella città assediata e ad organizzare un piano di difesa molto audace: costruire un secondo vallo per interrompere quello degli ateniesi non ancora completato. La strategia funzionò, e i Siracusani riconquistarono l'epípole riuscendo così a scongiurare l'accerchiamento della città.
Anche la flotta ingaggiò la flotta ateniese in due battaglie presso il Porto Grande.
La difficile situazione spinse Nicia ad inviare una lettera ad Atene chiedendo il ritiro delle truppe oppure l'invio di un altro grande corpo di spedizione, e in entrambi i casi chiese di essere esonerato dal comando per problemi di salute. Atene inviò, con un "supremo sforzo", un secondo corpo di spedizione di 73 navi e 5000 opliti, guidati da Demostene, il quale si rese subito conto della situazione disastrosa in cui versava il proprio esercito e decise di procedere riconquistando prima l'epipole e poi continuare l'assedio.
La battaglia si concluse con un disastro per gli Ateniesi.
Gli Ateniesi si trovarono obbligati alla ritirata dalla situazione a terra e dal pessimo stato della flotta. Scelsero la notte del 27 agosto del 413 a.C., perché la via della fuga era aperta, dato che i nemici non si aspettavano la mossa ateniese. Si verifico però un'eclissi di luna: secondo Plutarco, "Nicia e i suoi compagni, ignoranti e superstiziosi a sufficienza per essere terrorizzati da simili fenomeni, furono colti da grande paura" (Vita di Nicia).
Nicia allora pretese che la ritirata fosse ritardata di un altro ciclo lunare (cioè quasi un mese). "Dimenticò tutto il resto, si mise a fare sacrifici e astrologare". Gli avversari, imbaldanziti dalla titubanza nemica, incalzarono gli ateniesi in uno scontro. Anche la flotta Siracusana entrò nel porto e costrinse la flotta di Atene a due battaglie; la spossatezza, la mancanza di spazio di manovra e il precario stato delle navi portò gli Ateniesi alla disfatta.
L'intera armata restò così bloccata in Sicilia e l'unica via di fuga era verso le altre colonie ateniesi presenti sull'isola. Gli opliti decisero di dividersi per seminare meglio il nemico, ma la poca conoscenza del territorio li fece cadere in agguati.
Mentre Nicia e Demostene vennero giustiziati dai Siracusani assetati di vendetta, i soldati ateniesi furono rinchiusi nelle Latomie, le cave di pietra dei Siracusano, dove rimasero spesso fino alla morte. Come scrisse Tucidide, ad Atene ritornarono "pochi di molti".
Nessun commento:
Posta un commento