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lunedì 30 ottobre 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 30 ottobre.
Il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, Mussolini riceve da Vittorio Emanuele III l'incarico di formare un governo. Nasce così il ventennio fascista.
Benito Mussolini nasce il 29 luglio 1883 a Dovia di Predappio, in provincia di Forlì, da Rosa Maltoni, maestra elementare, e Alessandro Mussolini, fabbro ferraio. Dapprima studia nel collegio salesiano di Faenza (1892-'93), poi presso il collegio Carducci di Forlimpopoli, conseguendo anch'egli il diploma di maestro elementare.
Stimolato dal padre, esponente socialista facinoroso e violentemente anticlericale, comincia la sua carriera politica appunto con l'iscrizione al Partito Socialista Italiano (PSI). Poco tempo dopo incappa in una vera avventura. Allo scopo di sottrarsi al servizio militare, infatti, fugge in Svizzera, dove conosce importanti esponenti rivoluzionari, rimanendo fra l'altro affascinato dalle idee di stampo marxista. Rientrato in Italia nel 1904 dopo essere stato espulso dai cantoni per ripetuto ed esasperato attivismo antimilitarista e anticlericale, scampa la pena prevista per la renitenza alla leva grazie ad un errore burocratico, per compiere quindi il servizio militare nel reggimento di bersaglieri di stanza a Verona. Per un breve periodo trova anche il tempo per insegnare presso Tolmezzo ed Oneglia (1908), dove tra l'altro collabora attivamente al periodico socialista "La lima"; dopodiché, torna a Dovia.
L'attività politica però continua incessante. Fra l'altro, viene imprigionato per dodici giorni per aver sostenuto uno sciopero di braccianti. Ricopre quindi la carica di segretario della Camera del Lavoro a Trento (1909) e dirige un altro quotidiano: "L'avventura del lavoratore". Si scontra presto con gli ambienti moderati e cattolici e, dopo sei mesi di frenetica attività propagandistica viene espulso dal giornale tra le vibranti proteste dei socialisti trentini suscitando una vasta eco in tutta la sinistra italiana. Torna a Forlì dove si unisce, senza vincoli matrimoniali né civili né religiosi, con Rachele Guidi, figlia della nuova compagna del padre. Insieme ebbero cinque figli: Edda nel 1910, Vittorio nel 1925, Bruno nel 1918, Romano nel 1927 e Anna Maria nel 1929. Nel 1915 sarebbe stato celebrato il matrimonio civile mentre nel 1925 quello religioso.
Contemporaneamente la dirigenza socialista forlivese gli offre la direzione del settimanale "Lotta di classe" e lo nomina proprio segretario. Al termine del congresso socialista a Milano dell'ottobre 1910, ancora dominato dai riformisti, Mussolini pensa di scuotere la minoranza massimalista, anche a rischio di spaccare il partito, provocando l'uscita dal PSI della federazione socialista forlivese, ma nessun'altro lo segue nell'iniziativa. Quando sopraggiunge la guerra in Libia, Mussolini appare come l'uomo più adatto a impersonare il rinnovamento ideale e politico del partito. Protagonista del congresso emiliano di Reggio Emilia e assunta la direzione del quotidiano "Avanti!" alla fine del 1912, diventa il principale catalizzatore delle insoddisfazioni della società italiana, piegata da crisi economiche e ideali.
Lo scoppio del primo conflitto mondiale trova Mussolini sulla stessa linea del partito e cioè di neutralità. Nel giro di pochi mesi, però, nel futuro Duce matura il convincimento che l'opposizione alla guerra avrebbe finito per trascinare il PSI ad un ruolo sterile e marginale, mentre, secondo il suo parere, sarebbe stato opportuno sfruttare l'occasione per riportare le masse sulla via del rinnovamento rivoluzionario. Si dimette perciò dalla direzione del quotidiano socialista il 20 ottobre 1914, proprio due giorni dopo la pubblicazione di un suo articolo che faceva appunto notare il mutato programma.
Dopo la fuoriuscita dall'Avanti! decide di fondare un suo giornale. Ai primi di novembre fonda quindi "Il Popolo d'Italia", foglio ultranazionalista e radicalmente schierato su posizioni interventiste a fianco dell'Intesa. Il popolo, a giudicare dal clamoroso boom di vendite, è con lui.
A seguito di queste prese di posizione, viene espulso anche dal partito (è il 24-25 novembre 1914) e richiamato alle armi (agosto 1915). Dopo essere stato seriamente ferito durante un'esercitazione può ritornare alla guida del suo giornale, dalle colonne del quale rompe gli ultimi legami con la vecchia matrice socialista, prospettando l'attuazione di una società produttivistico-capitalistica capace di soddisfare le esigenze economiche di tutti i ceti.
Le esigenze inespresse che serpeggiano nella società Italiana Mussolini sa raccoglierle sagacemente e un primo tentativo lo effettua con la fondazione, avvenuta a Milano il 23 marzo 1919 con un discorso di Mussolini a Piazza San Sepolcro, dei "Fasci di Combattimento" basata su un mescolamento di idee radicali di sinistra e di acceso nazionalismo. L'iniziativa non riscuote di primo acchito un gran successo. Man mano però che la situazione italiana si va deteriorando e il fascismo si caratterizza come forza organizzata in funzione antisindacale e antisocialista, Mussolini ottiene crescenti adesioni e pareri favorevoli dai settori agrari e industriali e dai ceti medi. La "marcia su Roma" (28 ottobre 1922) apre a Mussolini le porte per formare il nuovo Governo, costituendo un gabinetto di larga coalizione che lascia sperare a molti l'avvento dell'attesa "normalizzazione". Il potere si consolida ulteriormente con la vittoria nelle elezioni del 1924. Successivamente Mussolini attraversa un periodo di grande difficoltà a causa dell'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), il primo grande omicidio fascista (anche se gli storici contemporanei non lo riconducono direttamente al volere di Mussolini stesso).
La reazione avversaria non si fa attendere. Alla fine del 1925 viene fatto oggetto di numerosi attentati firmati da socialisti (il primo fu quello ad opera di Tito Zaniboni), massoni, anarchici e quant'altri (perfino una solitaria donna irlandese). Sta di fatto che nonostante l'affermazione di un regime chiaramente dittatoriale, Mussolini riesce a conservare e, in alcuni momenti ad accrescere, la sua popolarità sfruttando abilmente alcune iniziative genericamente populistiche come la risoluzione dell'annoso problema della cosiddetta "questione romana", realizzando attraverso i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929, firmati per conto del Vaticano dal cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato) la conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa.
Un'incessante propaganda comincia così ad esaltare le doti del dittatore, dipinto di volta in volta come "genio" o come "duce supremo", in un'esaltazione della personalità tipica dei regimi totalitari.
Con il passare del tempo, invece, la Storia darà drammaticamente ragione alla Realtà. Gli eventi mostrano un leader incapace di ferme decisioni, di una strategia a lungo termine non legata agli eventi contingenti. In politica estera, con l'obiettivo di rinnovare e fortificare il prestigio della Nazione in un inusuale miscuglio di cauto realismo imperialistico e letterario della romanità, tiene una condotta a lungo incerta e ondivaga.
Dopo l'occupazione delle truppe italiane di Corfù, nel 1923, e la decisa presa di posizione contro l'annessione dell'Austria alla Germania nazista, Mussolini si getta alla conquista dell'Etiopia: il 3 ottobre 1935 le truppe italiane varcano il confine con l'Abissinia e il 9 maggio 1936 il Duce annuncia la fine della guerra e la nascita dell'Impero italiano d'Etiopia. La conquista da un lato lo fa arrivare al punto più alto della sua fama in Patria ma dall'altro lo rende inviso al Regno Unito, alla Francia e alla Società delle Nazioni, costringendolo ad un progressivo ma fatale avvicinamento alla Germania hitleriana, con la quale firma, nel 1939, il cosiddetto "Patto d'Acciaio", un accordo che lo lega ufficialmente a quell'infame regime.
Il giorno 10 giugno 1940, benché impreparato militarmente, decide di entrare in guerra assumendo il comando supremo delle truppe operanti, nell'illusione di un rapido e facile trionfo. Purtroppo per lui (e per l'Italia!), le sorti si rivelano negative e drammatiche per Mussolini e il fascismo. Dopo l'invasione anglo-americana della Sicilia e uno dei suoi ultimi colloqui con Hitler (19 luglio 1943) viene sconfessato dal Gran Consiglio (24 luglio) e arrestato dal re Vittorio Emanuele III (25 luglio). Trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine al Campo Imperatore sul Gran Sasso, il 12 settembre viene liberato dai paracadutisti tedeschi e portato prima a Vienna e poi in Germania, dove il 15 proclama la ricostituzione del Partito Repubblicano Fascista.
La liberazione di Mussolini è ordinata da Hitler in persona, che ne affida l'esecuzione all'austriaco Otto Skorzeny, dichiarato successivamente dagli Alleati "l'uomo più pericoloso d'Europa" per le sue capacità e per la sua audacia.
Mussolini attraversa periodi di evidente stanchezza, è ormai "alle dipendenze" di Hitler. Si insedia a Salò, sede della nuova Repubblica Sociale Italiana (RSI). Sempre più isolato e privo di credibilità, quando gli ultimi reparti tedeschi vengono sconfitti, propone ai capi del C.L.N.A.I (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) un passaggio di poteri, che viene respinto. Travestito da militare tedesco, tenta la fuga assieme alla compagna Claretta Petacci, verso la Valtellina. Viene riconosciuto a Dongo dai partigiani, successivamente arrestato e giustiziato il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra (Como).

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