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mercoledì 13 gennaio 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 13 gennaio.
Il 13 gennaio 2012 alle 21:42 la nave da crociera Costa Concordia, con oltre 4000 persone a bordo, urta gli scogli nei pressi dell'Isola del Giglio, imbarca acqua dalla falla prodotta e si adagia quasi orizzontalmente sui bassi fondali. L'incidente ha provocato 32 morti. E' la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata.
La nave era partita da Civitavecchia, aveva preso una rotta sotto costa, quasi parallela al profilo tirrenico, doveva infatti raggiungere Savona, con la sola deviazione richiesta per aggirare il promontorio dell'Argentario. La nave virava però per rotta 276, proprio in direzione dell'Isola del Giglio.
Giunto nei pressi dell'isola, il natante avrebbe dovuto dirigere verso nord per riprendere la normale rotta parallela alla costa. La nave effettuava almeno due cambi di direzione, inizialmente virava in direzione 285; successivamente mostrava un'ulteriore correzione. La seconda virata è avvenuta troppo tardi per evitare l'impatto con gli scogli delle Scole; la nave  li urtava con la parte posteriore della murata di sinistra, al di sotto della linea di galleggiamento.
La Concordia proseguiva quindi verso nord, andava in rotazione per più di 180°, per incagliarsi infine di fronte all'isola, vicino a una scarpata sottomarina, con la prua rivolta a sud.
Dopo 27 minuti dall'urto la capitaneria di porto di Livorno si mette in comunicazione con la Costa Concordia (su avviso di un parente di un passeggero) per assicurarsi del loro stato, dopo che i Carabinieri di Prato avevano avvisato la capitaneria stessa di aver ricevuto una telefonata richiedente informazioni sullo stato delle cose.
Dai calcoli della Guardia Costiera l'urto avrebbe rallentato bruscamente la Costa Concordia, portandola dalla velocità di crociera di 15 nodi a circa 6 (da 28 a 11 km/h). Subito dopo l'urto, il comandante, sostiene di aver deciso di invertire la rotta per ruotarla e farla arenare sul basso fondale, facendola incagliare sulla scogliera davanti Punta Gabbianara.
Alle 23:15 la nave ha iniziato ad inclinarsi lentamente, per poi coricarsi sul fianco di dritta. Alle 22:58 il comandante ha dato l'ordine di abbandonare la nave, ma alcuni membri dell'equipaggio avevano già cominciato le operazioni di evacuazione alle 22:45. Secondo gli inquirenti, il comandante alle 23:30 non si trovava più a bordo della nave, quando la maggior parte dei passeggeri doveva ancora essere sbarcata;  Tuttavia, il dato dell'orario è stato smentito da un testimone che dichiara di aver visto alle 23:45 il comandante mentre stava aiutando alcuni passeggeri a salire sulle lance di salvataggio sul ponte 3.
Successivamente, sono state pubblicate le registrazioni di alcune telefonate in cui il capitano di fregata Gregorio De Falco della capitaneria di porto di Livorno, quella notte (alle 00:32, 00:42, 1:46) intimava al comandante di risalire sul relitto della nave ormai coricato sul fianco; questi rispondeva che stava coordinando le operazioni da una lancia di salvataggio, essendo ormai il relitto impraticabile. Durante la terza telefonata, quella delle 01:46, De Falco ordinò al comandante Schettino di tornare a bordo della nave e di coordinare lo sbarco dei passeggeri (la frase "torni a bordo, cazzo" è diventata popolare su Internet), non ottenendo però gli effetti desiderati.
Il 13 ottobre è iniziato a Grosseto il processo per il naufragio, che vede alla sbarra 9 imputati fra cui il comandante Francesco Schettino.
Al processo di Grosseto Schettino è stato accusato di reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci e omessa comunicazione all’autorità marittima. Cinque gli anni di reclusione riconosciuti per il reato di disastro colposo, dieci quelli per gli omicidi colposi plurimi e uno per l’abbandono di incapaci, per un totale di 16 anni, contro i 26 chiesti dall’accusa (non sono stati riconosciuti l’aggravante del naufragio colposo e l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi).
Il 31 maggio 2016 la condanna a 16 anni è stata confermata anche in secondo grado dalla Corte d'appello di Firenze. Schettino è stato anche interdetto per 5 anni da tutte le professioni marittime. Le provvisionali a favore dei passeggeri che si sono costituiti parte civile anche in questo secondo grado di giudizio sono state tutte elevate, mediamente di 15.000,00 euro ciascuno, portando i risarcimenti riconosciuti ai sopravvissuti tra i 40.000 e 65.000 euro ciascuno.
Il giudizio penale è confermato in via definitiva dalla Corte di cassazione il 12 maggio 2017. Francesco Schettino si costituisce al carcere romano di Rebibbia immediatamente dopo la sentenza, benché il suo avvocato annunci un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo Nel frattempo il relitto, grazie a una imponente operazione, è stato sollevato e trasportato a Genova dove è stato demolito. L'80% dei suoi materiali è stato riciclato.

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