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lunedì 14 settembre 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 14 settembre.
Il 14 settembre 1923 nasce a Cinisi Gaetano Badalamenti, detto "don Tano", uno dei più potenti capimafia della storia del 900.
Badalamenti gettò le basi del suo impero mafioso fornendo il materiale roccioso per la costruzione dell'Aeroporto di Punta Raisi di Palermo, caduto nella sfera di influenza della famiglia di Cinisi. La costruzione dell'aeroporto avvenne nelle vicinanze del territorio di Badalamenti, su indicazione dello stesso Don Tano, al fine di permettere un miglior controllo nell'esportazione della droga in America.
Nel 1963 assunse la leadership della Mafia di Cinisi dopo l'assassinio del boss Cesare Manzella durante la prima guerra di mafia.
Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe Impastato, dichiarò:
"Sembrava che Badalamenti fosse ben voluto dai carabinieri, in presenza dei quali era calmo, sicuro, e con i quali parlava volentieri. Sembrava quasi facesse loro un favore non facendo accadere nulla, rendendo sicura e calma la cittadina di Cinisi." [...] "Spesso si potevano vedere camminare insieme a Badalamenti e ai suoi guardiaspalle. Non si può avere fiducia nella istituzioni quando si vedono braccio a braccio con i mafiosi."
La repressione da parte delle forze dell'ordine scaturita in seguito alla strage di Ciaculli distrusse il commercio di eroina della mafia siciliana con gli Stati Uniti, dato che molti mafiosi furono arrestati e incarcerati, ed azzerò la cupola mafiosa, facendone sciogliere di fatto la commissione.
Il controllo del business degli stupefacenti cadde nelle mani di pochi latitanti: i cugini Greco (Salvatore "Ciaschiteddu" Greco e Michele Greco che insieme a Marco Pellegrino erano conosciuti come "gli ingegneri"), "Totò il lungo", Pietro Davì, e Gaetano Badalamenti.
Nel 1970, la Cupola mafiosa venne ricreata. Composta da 10 membri fu inizialmente governata dal triumvirato costituito da Gaetano Badalamenti, Stefano Bontade e i boss Corleonesi: tra questi ultimi inizialmente Luciano Liggio, poi Salvatore Riina.
Gaetano Badalamenti diventò uno dei maggiori trafficanti di eroina di Cosa Nostra. Dal 1975 al 1984 fu uno dei protagonisti di una operazione di narcotraffico del valore di 1,65 miliardi di dollari conosciuta come Pizza connection, così chiamata perchè importava eroina dal Medio Oriente e utilizzava come centro di spaccio il retro di molte pizzerie degli Stati Uniti medio-occidentali.
La Cupola mafiosa aveva la funzione di assumere decisioni importanti, sciogliere eventuali dispute e mantenere l'equilibrio tra le famiglie mafiose, ma Luciano Liggio e il suo luogotenente e successore Salvatore Riina, meditavano di decimare i clan di Palermo. Alla fine del 1978 Gaetano Badalamenti fu espulso dalla Cupola mafiosa su ordine di Riina e fu rimpiazzato da Michele Greco. Quella fu la fine di un periodo di relativa pace e un grande cambiamento dall'interno della mafia. Tano Badalamenti fu rimpiazzato anche come capo della famiglia mafiosa di Cinisi da suo cugino Antonio Badalamenti. Si spostò in Brasile soggiornando a San Paolo.
Quando l'FBI iniziò a completare le indagini sul traffico di droga nel 1984, Badalamenti scappò in Spagna, ma fu lo stesso raggiunto ed arrestato a Madrid assieme al figlio Vito.
Nel novembre del 1984, Badalamenti viene estradato negli Usa su precisa richiesta dell'Fbi.
Nel 1985 Gaetano Badalamenti e altri implicati nel caso furono accusati di traffico illegale di narcotici, associazione a delinquere di stampo mafioso e riciclaggio di denaro illecito. Nell'impianto accusatorio trovarono spazio anche le responsabilità di molti omicidi di Mafia avvenuti negli USA ed in Sicilia negli anni precedenti.
Il processo a Badalamenti e ai suoi alleati durò 17 mesi durante i quali lui e Catalano testimoniarono uno contro l'altro. Il 22 giugno 1987 Badalamenti fu condannato assieme a Catalano per riciclaggio di denaro illecito, ad una pena detentiva di 45 anni (riducibili a 30) e ad una ammenda di 125.000 dollari.
La corte di Cassazione Italiana nell'ottobre 2004 ha decretato che l'ex presidente del consiglio Giulio Andreotti ebbe contatti "amichevoli e talvolta anche diretti" con uomini importanti del clan di Cosa Nostra, Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, favoriti da Salvo Lima attraverso i cugini Salvo.
Secondo una ipotesi di alcuni magistrati e investigatori, Andreotti potrebbe aver commissionato l'uccisione del giornalista Mino Pecorelli, direttore del giornale Osservatorio Politico (OP). Pecorelli, che sembra utilizzasse il giornale per ricattare personalità importanti, accettò di fermare la pubblicazione del giornale, ma l'uccisione avvenne ugualmente il 20 marzo 1979. Sempre secondo l'ipotesi accusatoria, Andreotti aveva paura che Pecorelli pubblicasse informazioni che avrebbero potuto infangare la sua onorabilità. Queste informazioni avrebbero riguardato finanziamenti illegali al partito della Democrazia Cristiana e segreti riguardo al rapimento e l'uccisione dell'ex presidente del consiglio Aldo Moro avvenuto nel 1978 ad opera delle Brigate Rosse. Il pentito mafioso Tommaso Buscetta dichiarò che stando a quanto gli aveva raccontato Gaetano Badalamenti, a commissionare l'omicidio Pecorelli fossero stati i cugini Salvo probabilmente per conto di Giulio Andreotti.
Nel 1999 la corte di Perugia dopo attenta valutazione delle carte processuali ha prosciolto Giulio Andreotti, il suo stretto collaboratore Claudio Vitalone, Gaetano Badalamenti, Giuseppe Calò, il presunto killer Massimo Carminati (uno dei fondatori del gruppo di estrema destra NAR - Nuclei Armati Rivoluzionari) e Michelangelo La Barbera.
Il 17 novembre 2002 la Corte d'appello ribaltò le condanne di Badalamenti ed Andreotti. Furono entrambi condannati a 24 anni di carcere come mandanti dell'omicidio Pecorelli.
Infine nel 2003, Giulio Andreotti è stato definitivamente assolto dall'accusa di associazione mafiosa e successivamente fu assolto assieme a Badalamenti anche dall'accusa di essere il mandante dell'omicidio del giornalista.
Nel 2002 la corte italiana ha condannato Gaetano Badalamenti all'ergastolo come mandante dell'omicidio di Giuseppe Impastato avvenuto il 9 maggio 1978.
Gaetano Badalamenti, affetto da un tumore che aveva provocato gravi conseguenze renali e una epatite, morì per arresto cardiaco il 29 aprile 2004 all'età di 81 anni nel Centro medico federale di Devens nel Massachusetts.
Tre anni dopo la morte, si è chiuso il procedimento iniziato nel 1982 per la confisca dei beni del Boss, passati totalmente allo stato.
Il figlio di Gaetano Badalamenti, Leonardo è stato arrestato insieme a 16 persone il 22 maggio 2009 a San Paolo del Brasile nel corso dell'Operazione centopassi dei carabinieri del ROS per associazione mafiosa, corruzione e truffa. Sono stati sequestrati beni per un valore di 5 milioni di euro. Nelle loro attività criminali, sono arrivati a gestire titoli di credito ed hanno tentato truffe ai danni di alcune banche quali Lehman Brothers, della Banca di Hong Kong e Shanghai Bank. Nel giugno del 2009, Leonardo Badalamenti è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame di Palermo. La Cassazione ha però annullato la scarcerazione nel febbraio del 2010, ordinando il nuovo arresto del figlio del boss, datosi però alla fuga e resosi latitante da tale data.
Il 5 agosto 2020, nonostante si credesse fosse latitante in Brasile, Leonardo Badalamenti è stato arrestato nei pressi di Palermo.


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