Buongiorno, oggi è il 4 novembre.
Il 4 novembre 2011 un alluvione a Genova provocò la morte di sei persone: Shpresa Djala, 23 anni, e le sue figlie Gioia, 8 anni, e Janissa di un anno, Angela Chiaramonte, 40 anni, Evelina Pietranera 50 anni, e Serena Costa, di 19. Sei morti travolti dalle acque del torrente Fereggiano, uscito dagli argini intorno all’una. Esondò anche il torrente Bisagno, più grande del Fereggiano. La zona della stazione Brignole, compresi Borgo Incrociati, piazza della Vittoria e il tratto di via XX Settembre fino all’altezza di via Cesarea, rimasero sommerse dall’acqua per alcune ore. Centinaia i negozi allagati. I quartieri più colpiti furono Quezzi, Sturla, San Desiderio, San Fruttuoso, Marassi, Albaro, Quarto, Quinto, Nervi. Fu subito polemica sulle responsabilità dei morti e dei danni. La giunta venne prima accusata di non avere deciso la chiusura delle scuole, se le istituzioni lo avessero fatto forse le sei vittime si potevano evitare.
Il sindaco di allora Marta Vincenzi parlò di una “tragedia assolutamente imprevedibile in questa forma”, di una “bomba d’acqua” che colse di sorpresa la città e l’amministrazione. L’alluvione del 2011 entrò negli annali statistici per la quantità di pioggia caduta in un’ora. La procura di Genova, dopo avere aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti, contestò la versione dei fatti fornita dall’amministrazione. Secondo l’accusa, i tempi dell’esondazione del Fereggiano erano stati riportati in modo falso per giustificare l’intempestività dell’intervento.
Il gup Carla Pastorini ha rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo, disastro, falso e calunnia Marta Vincenzi. Con il sindaco sono finiti a processo anche l’ex assessore alla Protezione Civile Francesco Scidone, i dirigenti comunali Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha, l’ex capo della protezione civile comunale Sandro Gambelli e l’ex coordinatore dei volontari Roberto Gabutti (a cui vengono contestati solo il falso e la calunnia).
Il 28 novembre 2016 Marta Vincenzi viene condannata a 5 anni di reclusione venendo assolta solo dall'accusa di calunnia; il PM aveva chiesto 6 anni e 1 mese. Il Comune di Genova è stato condannato a pagare una provvisionale di alcuni milioni ai parenti delle vittime con provvedimento immediatamente esecutivo. La condanna a 5 anni di reclusione è stata confermata dalla Corte di Appello di Genova il 23 marzo 2018. Il 23 giugno 2020, in seguito al patteggiamento, la pena viene ridotta a 3 anni di reclusione.

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