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martedì 28 giugno 2016

Madrid: femmina carnale - prima parte

Madrid è passione, vitalità, fatasia, spazio aperto, sfacciataggine, carne, cibo, desiderio.
Arrivo in aeroporto e mi perdo.Tra i due terminal ci sono quasi 15 minuti di metro veloce  e i cartelli indicano il tempo che si impiega per raggiungere le diverse lettere dello stesso terminal, 10-15-21 minuti a piedi: è enorme.
Credevo di averne visti di aeroporti grandi, ma questo mi sembra veramente smisurato e bellissimo.
Per arrivare in centro si possono usare gli autobus, la metro o il treno oppure i più comodi taxi. Scelgo la metro che è il mezzo più veloce - ti permette di raggiungere il centro di Madrid in soli 20 minuti - e mi avvio alle casse automatiche dove acquistare il biglietto. Il costo varia in funzione delle fermate che devi fare, per Porta del Sol ci sono due cambi e 8 fermate quindi il costo è di 5€. Se non hai fatto bene i conti delle fermate, non ci sono problemi, all'uscita, quando introdurrai nuovamente il biglietto, suonerà un avviso e le porte non si apriranno. Poco distante si trovano le macchinette dove è possibile integrare il mancante e superare la barriera. 
Eccomi quindi a Plaza del Sol. Avevo letto che era una delle piazze più importanti di Madrid e che con poche altre si contendeva il primato. Non mi ha particolarmente impressionata. La cosa bella è la vitalità di questo luogo, da ogni direzione si immette una strada e ogni strada è piena di persone che guardano, camminano, cercano.







Madrid ha il culto della "cultura condivisa", lo dico perchè i musei, anche i più importanti, sono aperti gratuitamente in alcuni orari o in alcuni giorni della settimana. Così chiunque può, se lo desidera, accedere alla bellezza e all'arte e posso testimoniare che questa iniziativa è veramente molto gradita. Uscita dal Prado e dal Reina Sofia, ho trovato lunghissime code di giovani, anziani, turisti e residenti in attesa dell'ingresso libero: non è come a Londra dove tutti i musei sono gratuiti, ma comuque un bel modo per non rendere elitaria la parte migliore dell'umanità.  
 A Madrid si possono fare varie carte per i Musei, ma forse la più conveniente è quella che permette la visita di Thyssen, Prado, Reina Sofia e Palazzo Reale a 28 euro, (se non ricordo male si chiama Paseo de l'Arte), certo è che il Thyssen e Prado costano 16 euro, Reina Sofia 8 euro e Palazzo Reale 11 euro.


Adoro i musei quindi vi ho passato la maggior parte del tempo. La cosa più straordinaria è stata la mostra di Bosch - El Bosco - presso il Prado. Un'emozione che non so descrivere. Le sue opere a meno di dieci centimetri dai miei occhi e tutte quelle piccolissime figure in mille attività diverse e leggere nei cartelloni della mostra che attraverso studi con raggi X e infrarossi si scope che sotto molte di queste figurine si nascondono altre allegorie o ritratti dei committenti.
Purtroppo non era possibile fare foto!

Al Museo Thyssen-Bornemisza, tre piani infiniti di Dalì, Picasso, Goya, Hopper  e moltissimi altri. 
Tra le cose  che scelgo di riportare qui: i paesaggi di alcune città italiane come Firenze, Napoli, i quadri di Hopper e poi Goya con il quale non riesco proprio a stabilire un legame emozionale, ma che evidentemente mi segna dato che tra mille foto proprio lui ho scelto, Dalì e Mirò.





 
 In aggiunta, tanto per non farsi mancare niente, una temporanea su Caravaggio.
Avevo l'albergo proprio nel centro, nel cuore di Madrid, da lì si raggiungeva a piedi, in pochi minuti tutto quello che volevo vedere. E camminare per le strade di Madrid è coinvolgente, sia per le persone così diverse, così libere e vitali, sia per l'architettura mastodontica con viali enormi e microdontica con strade piccoline e attività commerciali strette le une alle altre. 
E devi guardare ovunque perchè ogni volta ti si presentano situazioni nuove, come il negozio di oggetti di Toledo, con tutti i manichini in costume affacciati alle finestre. 


Oppure un Icaro che sta precipidanto da un palazzo nel bel mezzo di un viale! 






Seguendo le mie priorità ho visitato il Palazzo Reale, che con le sue 3000 stanze è il più grande d'Europa. Sì è bello sicuramente, ma l'impatto che ha Versailles sul visitatore già dal cancello o dai giardini è qualcosa che non ho trovato in nessuna altra reggia europea. 
 Ai visitatori vengono mostrate solo una trentina di stanze che ti lasciano stordito per la richezza e l'abbondanza di colori, di cose, di oro, di tutto. Anche qui niente foto, purtroppo, ma all'uscita un grande schermo proietta minivideo delle diverse residenze dei regnanti, una più bella dell'altra e allora mi fermo e riprendo il video con il cellulare così, giusto per conservare un assaggio del luogo. 
Escludendo il magico 3D di Tintoretto, le stanze più belle
sono quelle con decorazioni ispirate all'oriente e con porcellane applicate sulle pareti: decori floreali a ricadere dal soffitto e varie applicazioni, il tutto progettato e realizzato da  italiani di cui non ricordo il nome. Quindi ricapitolando, una scalinata imponente, sale di diversi colori con lampadari e decorazioni incredibili, la tavola imbandita con piatti e cristalli per almeno 100 persone, la sala del trono, che non era sicuramente la più bella, e la basilica reale che si trova davanti al palazzo.

Tra le cose visitabili anche l'armeria reale, ma devo dire che questa visita è stata un po' deludente, senti sempre parlare delle lame di Toledo, conosci la storia della Spagna e quindi ti aspetti di trovare qui degli oggetti unici, invece, a parte l'armatura Carlo V, il resto sembrava piuttosto normale, sicuramente di maggior effetto in questo senso, la visita ai Musei Vaticani, dove proprio non mi aspettavo di trovare una collezione così articolata di armature. 




 Infine, sempre a Palazzo reale una mostra su Caravaggio e Bernini. Questa volta non me li lascio scappare e le foto si sprecano. Dovrei postarle tutte, ma ho deciso di metterne solo tre.
Il Cristo di Bernini

 Nella descrizione che accompagna quest'opera grande e meravigliosa, il racconto di come la stessa sia stata poco dopo sostituita con un altro Cristo realizzato da un "avversario" di Bernini e che venne preferito al precedente. Qui riportate le due opere.













Infine, l'opera che più delle altre mi ha sedotta è quella di Fede Galizia (Milano, 1578 – Milano, 1630) Giuditta con la testa di Oloferne. 




Mi sono soffermata su alcuni dettagli, in particolare quel piccolo filo del corsetto slacciato, quel filo che evoca in me la passione e la foga con cui ella compie il gesto. Un'emozione tale da spingere il cuore oltre il petto e costringere il rigido corsetto ad aprirsi. Così l'ho immaginata sapendo che è frutto della mia sola fantasia.

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