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Un angelo avanzò aprendosi un varco tra
gli alberi, mentre la luce che lo avvolgeva diventava sempre più vivida e
brillante. Quell’angelo aveva assunto delle sembianze umane. Era alto,
elegante e dall’aspetto radioso. Sul suo volto color dell’oro spiccava
il bagliore luminoso che si riverberava dai suoi occhi simili a perle
scintillanti. Benché la tunica che indossava fosse drappeggiata intorno
al corpo, non si formavano pieghe o increspature a ogni suo movimento.
Una fusciacca dorata gli cingeva la vita, e al collo portava una catena
d’oro formata da anelli rotondi sui quali risaltava un grosso zaffiro
verde all’altezza della scollatura a V. Una caratteristica che lo
accomunava agli altri angeli risiedeva nel fatto che i suoi piedi non
toccavano terra. Era attorniato da uno stormo di uccelli dorati che
volteggiava intorno a lui mentre, appollaiati sul terreno circostante,
si scorgevano uccelli di tutte le specie: corvi, taccole, pettirossi,
passeri, fringuelli e cinciallegre.
D’un tratto, ci fu un’esplosione di luce
all’interno dello zaffiro, dal quale presero a scaturire raggi luminosi
ed energie che si proiettavano in tutte le direzioni. In quel preciso
istante, gli uccellini si sollevarono dal terreno, e si misero a
volteggiare intorno all’angelo, per poi spiccare il volo verso i raggi
dello zaffiro verde smeraldo e svanire al suo interno.
Solo allora, l’angelo avanzò verso di me
spalancando le ali e muovendole delicatamente. Erano enormi e
incredibilmente belle. Riuscivo a scorgere nitidamente la perfezione di
ogni singola piuma. Le dimensioni variavano da una piuma all’altra:
alcune erano immense, mentre altre erano decisamente piccole. Tutte le
piume erano di colore bianco, con una sfumatura dorata che rifulgeva
verso l’esterno. Non sempre gli angeli hanno le ali e non sempre le ali
sembrano piume, ma io sapevo che quell’angelo aveva qualcosa di diverso,
poiché lui era l’angelo degli uccelli. Lo avevo visto per l’ultima
volta poco prima della morte di mio marito Joe. Joe era scomparso solo
da qualche mese, e io sentivo terribilmente la sua mancanza. Per questo
motivo, provai un’intensa emozione nel rivedere quella creatura celeste,
sapendo che era venuta per darmi conforto, mentre sedevo su un tronco
di legno nel bosco vicino a casa.
L’angelo degli uccelli si era
inginocchiato di fronte a me, avvolgendomi nelle sue enormi ali.
Percepivo distintamente il contatto delle sue ali sopra il mio corpo. La
sensazione di pace che provai accoccolandomi contro di lui era molto
intensa. D’un tratto, gli sussurrai: «Grazie per essere venuto a darmi
conforto».
Lui mi sussurrò a sua volta: «Ogni volta
che vedrai un uccello, voglio che tu sorrida pensando a me». Sentii che,
a poco a poco, l’angelo degli uccelli si stava sciogliendo dal nostro
abbraccio, dopodiché mi prese il mento fra le mani, obbligandomi a
sollevare il capo. Mi rivolse uno sguardo sorridente. Tanto era l’amore e
la dolcezza che si irradiavano dal suo volto dorato, che non ci fu
bisogno di aggiungere altro.
Si rialzò lentamente, congedandosi da me
nell’attimo in cui lasciò la mia mano. Mentre ripercorreva a passi
lenti il sentiero dal quale era arrivato, il suo corpo divenne
gigantesco e le sue grandi ali si spalancarono nuovamente. D’un tratto,
cominciarono a muoversi con armoniosa agilità, evocando le percussioni
ritmate di un tamburo. Lentamente, cominciò ad alzarsi in volo; quindi
si fermò, circondato dalla luce scintillante, che si irradiava dal suo
corpo e da un’infinità di uccelli. All’improvviso, scomparve dentro
quella luce.
Lorna Byrne - Una scala per il cielo - quando gli angeli ti parlano
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