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domenica 15 settembre 2013

#DecretoFare: la #musica non cambia

Senato discendente
© 2013 Accademia dei Sensi - Licenza CC BY-NC-ND 3.0
 Dalla fine di luglio il mondo dello spettacolo e, in particolare, dei musicisti è in fermento per via della promessa dell'on. Rosa Maria Di Giorgi, che nel suo blog aveva annunciato l'emendamento al Decreto del Fare grazie al quale: "La musica dal vivo, con un massimo di 200 partecipanti, può essere eseguita senza più particolari licenze, ma con una semplice segnalazione ad uno sportello del proprio Comune".
 Il nostro interesse per la notizia è cresciuto non appena ci siamo resi conto che gli effetti della proposta della Commissione cultura di Palazzo Madama, presieduta da Andrea Marcucci, sarebbero ricaduti per qualsiasi evento che non prevedesse più di 200 spettatori e, soprattutto, che avrebbe previsto "anche l’eliminazione del pagamento del diritto d’autore per le associazioni non a fine di lucro che organizzano esecuzioni di brani musicali dal vivo".
 Subito si è attivato il nostro consulente legale, nonché Senatore Accademico, Dear Darkness per verificare la notizia. Questa la risposta:
 Al cosiddetto Decreto del Fare era stato presentato uno strombazzatissimo emendamento che prevedeva la possibilità di organizzare spettacoli cui non assistessero più di duecento persone provvedendo a una semplice autocertificazione comunicata ad uno sportello del Comune di competenza, nonché l’abolizione del balzello del diritto d’autore per associazioni senza scopo di lucro. Buona parte di articoli e commenti in materia facevano riferimento a questa semplificazione, che in effetti avrebbe reso più agevole la gestione di iniziative musicali. Tuttavia, questo emendamento – costituente modificazione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza – non è stato approvato.
 Alle attività cinematografiche, teatrali e musicali fa riferimento anche l’articolo 2 bis dell’articolo 88 del Decreto Legislativo n. 81 del 2008 (introdotto, appunto, dal Decreto del Fare), che, in sostanza, equipara tali manifestazioni ai cosiddetti cantieri temporanei o volanti, per quanto attiene alle misure di sicurezza e agli obblighi di legge al riguardo. Francamente, come si faccia ad applicare a un concerto una normativa nascente per un cantiere, tra appalti, piani di sicurezza e amenità varie, mi sfugge. Del resto, le attività rientranti in tale ambito normativo sono soltanto quelle che verranno definite con Decreto ministeriale, da emanarsi entro il 31 dicembre prossimo. Vista la complessità degli adempimenti, mi sorge il dubbio che tale Decreto riguarderà le iniziative di maggiore consistenza, proprio per ridurre i rischi legati al montaggio di palchi e strutture in occasione di grandi eventi (vedi i recenti infortuni sul lavoro legati a mega – concerti).
 Insomma: il Senato che in gran pompa aveva, per tramite di alcuni suoi onoratissimi membri, annunciata una rivoluzione che ci risulta essere già in atto in altri Stati dell'Unione europea, come il Regno Unito, ha preso sull'argomento una clamorosa scala discendente!
 Che dire, dunque: un'altra occasione persa dalla politica per fare a costo zero qualcosa per la cultura.

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