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domenica 11 maggio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è l'11 maggio.

L'11 maggio 2016 il Parlamento Italiano approva la legge Cirinnà, Le Unioni Civili diventano una realtà anche in Italia.

Tanto discussa quanto attesa, la Legge Cirinnà - che prende il nome dalla senatrice del Pd Monica Cirinnà, prima firmataria dell'iniziativa parlamentare in questione - è stata approvata nel 2016 ed è entrata in vigore dal mese di giugno dello stesso anno. L'istituto riconosce dal punto di vista giuridico la coppia di fatto formata da persone dello stesso sesso, estendendo anche alle coppie omosessuali gran parte dei diritti e dei doveri previsti per il matrimonio e modificando lo stato civile dei componenti della coppia stessa.

Tuttavia questa legge affonda le sue radici nel 1986, quando in Italia fu proposto un istituto giuridico simile per iniziativa delle parlamentari comuniste e dell'Arcigay: furono, infatti, la senatrice Ersilia Salvato e le deputate Romana Bianchi e Angela Bottari ad aprire, per la prima volta, la discussione sulle unioni civili nelle rispettive Camere di appartenenza.

La prima vera proposta, però, arrivò soltanto due anni dopo, nel 1988, quando Alma Cappiello, avvocato e parlamentare socialista, presentò la cosiddetta Disciplina sulla famiglia di fatto, che non fu mai calendarizzata per la discussione perché adombrava in una certa misura il riconoscimento delle coppie omosessuali. Ma non solo: la proposta presentata dalla Cappiello fu ribattezzata sulla stampa come "matrimonio di serie B".

Negli anni Novanta il numero di proposte di legge presentate alla Camera e al Senato si moltiplicò, così come il numero di inviti da parte del Parlamento Europeo a parificare le coppie gay ed eterosessuali, nonché le coppie conviventi e sposate. Tutti questi tentativi, però, si arenarono anche a causa del veto posto dalla Chiesa cattolica, che nel corso degli anni ha continuato a influenzare inevitabilmente le forze politiche in gioco. La storia, purtroppo, si ripete anche alle porte del nuovo millennio.

Siamo nel 2003, precisamente a settembre, quando il Parlamento Europeo approva una risoluzione sui diritti umani in Europa in cui viene ribadita la richiesta agli Stati membri "di abolire qualsiasi forma di discriminazione - legislativa o de facto - di cui sono ancora vittime gli omosessuali, in particolare in materia di diritto al matrimonio e all'adozione". Tuttavia bisognerà aspettare altri tredici anni per poter parlare ufficialmente di diritti e doveri delle coppie di fatto.

Arriviamo a giugno 2014 quando, con la XVII legislatura, viene depositata una prima proposta di legge sulle unioni civili da parte dell'onorevole Monica Cirinnà (Pd), nominata relatrice. Il Governo Renzi, a questo punto, interviene con forza nel dibattito e decide di accelerare i tempi cercando l'accordo politico all'interno della maggioranza. Pertanto il 23 febbraio 2016 viene presentato un maxi emendamento che raccoglie, quasi integralmente, il disegno di legge Cirinnà per l'istituzione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Il nuovo testo prevede, dunque, diritti e doveri sostanzialmente identici a quelli previsti per il matrimonio, ad eccezione della cosiddetta stepchild adoption: sulla possibilità di adottare il figlio naturale del partner, infatti, viene posto un veto da parte dell'ala cattolica e conservatrice della maggioranza, cruciale dopo il voltafaccia del Movimento 5 Stelle. Il testo modificato viene quindi approvato in prima lettura dal Senato nella seduta del 25 febbraio 2016 e il disegno di legge passa all'esame della Camera il 9 maggio dello stesso anno. Infine, la legge sulle unioni civili viene approvata in via definitiva l'11 maggio 2016.

La Legge Cirinnà stabilisce che due persone maggiorenni dello stesso sesso possono costituire un'unione civile mediante dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni, scegliendo se vogliono di assumere un cognome comune per la durata stessa dell'unione. L'atto di costituzione di quest'ultima viene registrato nell'archivio dello stato civile del Comune e porta con sé diritti e doveri specifici, come l'obbligo reciproco all'assistenza morale e materiale, e alla coabitazione.

Inoltre entrambe le parti, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, sono tenute a contribuire ai bisogni comuni e a concordare l'indirizzo della vita familiare. Infine, se le parti non optano per la separazione dei beni, il regime patrimoniale dell'unione civile tra persone dello stesso sesso è quello della comunione dei beni.

I decreti attuativi della legge 76/2016 sono stati approvati dal Governo Renzi nel novembre 2016 e, dopo aver ottenuto il parere favorevole da parte delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e Senato, sono stati confermati in via definitiva da parte del Governo Gentiloni.

Nei tempi successivi all'approvazione della legge sono stati raccolti numeri significativi, che parlano da sé: come testimoniato dalla stessa Monica Cirinnà, infatti, a soli due anni dall'entrata in vigore della 76/2016 sono state celebrate ben 1.514 unioni civili in Lombardia, di cui 799 solo a Milano. Al secondo posto troviamo il Lazio, con 915 unioni, di cui 845 a Roma.

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