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Il 28 febbraio 1912 nasce a Roma Clara Petacci.
Clara Petacci, detta Claretta, nasce a Roma il 28 febbraio 1912. Appassionata di pittura e con velleità cinematografiche, pare fosse innamorata del Duce fin da giovanissima.
Il 24 aprile 1932 la speranza di Claretta viene esaudita. L'incontro con Benito Mussolini avviene alla rotonda di Ostia: Claretta ha vent'anni, è nel pieno della sua giovinezza e della sua bellezza; il Duce ne ha quarantotto.
Nonostante tutto Claretta sposa il fidanzato, il tenente dell'aeronautica Riccardo Federici, da cui si separerà nel 1936. Dopo la sua separazione inizierà la relazione intima con il Duce.
Claretta lo aspetta ogni giorno pazientemente nella stanza dei loro incontri e anche se gelosissima sopporta tutte le umiliazioni, che nonostante le volesse bene, Mussolini le infligge. Claretta non chiederà mai a Mussolini di lasciare la moglie per lei. Accettava quello che il suo uomo poteva darle, fino alla fine, fino a voler morire vicino a lui, per dimostrargli fino in fondo la sua dedizione e per compensarlo, a suo modo di vedere, di tutti gli abbandoni subiti nella fase finale del suo potere.
Travolta dagli eventi della Seconda guerra mondiale, alla caduta del regime, Clara Petacci viene arrestata il 25 luglio 1943 per essere poi liberata il giorno 8 settembre, quando viene annunciata la firma dell'armistizio di Cassibile. Tutta la famiglia abbandona Roma e si trasferisce nel nord Italia controllato dalle forze tedesche, dove poi sorge la Repubblica di Salò.
Clara si trasferisce in una villa a Gardone, non lontano dalla residenza di Mussolini. Il 25 aprile, sia Clara sia Marcello si allontanano da Milano assieme alla lunga colonna di gerarchi fascisti in fuga verso Como. Il 27 aprile 1945, durante l'estremo tentativo di Mussolini di sottrarsi alla cattura, Clara viene bloccata a Dongo.
Il giorno seguente, il 28 aprile, dopo il trasferimento a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, Benito Mussolini e Claretta Petacci vengono fucilati, sebbene su Clara non pendesse alcuna condanna. La versione ufficiale della morte di Mussolini è stata tuttavia contestata ed esistono diverse versioni sull'andamento dei fatti. Il giorno dopo (29 aprile) i corpi vengono esposti in piazzale Loreto a Milano (assieme a quelli delle persone fucilate a Dongo il giorno prima e Starace, che venne giustiziato in Piazzale Loreto poco prima), appesi per i piedi alla pensilina del distributore di carburante, dopo essere stati oltraggiati dalla folla. Il luogo viene scelto per vendicare simbolicamente la strage di quindici partigiani e antifascisti avvenuta il 10 agosto 1944, messi a morte per rappresaglia in quello stesso luogo.
Non appena il cadavere della Petacci fu appeso alla pensilina, don Pollarolo, cappellano dei partigiani, dietro pressione di Anna Mastrolonardo e altre donne presenti tra la folla, chiese alla sarta Rosa Fascì una spilla da balia per fissare la gonna indossata dal corpo di Clara. Tale soluzione si rivelò però inefficace e così intervennero i pompieri, sopraggiunti con gli idranti a sedare l'ira della folla, a provvedere a mantenere ferma la gonna con una corda.
Attorno alle ore 15, i corpi giunsero all'Obitorio Civico di via Giuseppe Ponzio.
Al calar della notte del giorno dopo, il 30 aprile, per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), la salma di Claretta Petacci venne sepolta (così come Mussolini e altri) in una fossa del Campo 16 del Cimitero Maggiore di Milano, lasciata anonima per evitare ulteriori oltraggi; dopo 2 giorni, di notte, per creare ulteriore difficoltà alla sua individuazione, sempre per ordine del CLN, la salma di Claretta venne esumata e traslata in una fossa del Campo 10, il campo perpetuo destinato ai caduti della RSI, sotto il nome fittizio di Rita Colfosco. Qui rimase fino a marzo 1956 quando, con autorizzazione del ministro dell'interno Fernando Tambroni, la salma di Claretta Petacci venne esumata, trasportata a Roma e tumulata nella tomba di famiglia al Cimitero Comunale Monumentale Campo Verano, il giorno 16.
In seguito alla morte dei discendenti diretti tra gli anni 1960 e 1970, e il trasferimento dei rimanenti negli Stati Uniti, la tomba è stata nel 2015 dichiarata "manufatto in stato di abbandono" dall'amministrazione cimiteriale. Un'associazione ha proposto il recupero del manufatto, mentre l'ex sindaco di Sant'Abbondio Alberto Botta ha proposto di traslare la salma a Mezzegra, luogo della morte della donna. Successivamente la tomba è stata restaurata nell'autunno del 2017, dopo una raccolta fondi da parte di un'associazione.
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