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lunedì 23 giugno 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi




 Buongiorno, oggi è il 23 giugno.

Il 23 giugno 1939 a Berlino Italia e Germania firmano l'accordo per le cosiddette "opzioni" riservate ai cittadini dell'Alto Adige.

L’11 marzo del 1938 avvenne "l’Anschluss" , ovvero l’annessione dell’Austria al nuovo Reich tedesco.

Il 23 giugno del 1939 venne firmato a Berlino nel comando generale delle SS l’accordo tra Italia e Germania riguardante il trasferimento dei Sudtirolesi nel Reich. Questo consisteva nella "libera" possibilità di scegliere (optare) entro il 31 dicembre '39 se rimanere nell’Italia fascista con l’obbligo di essere fedeli al Duce o se espatriare nella Germania nazista.

Il 29 giugno la notizia divenne pubblica e un’ondata di costernazione invase la regione. Gli uomini raggruppati intorno l’ "Unione tedesca" e il gruppo di lotta popolare sudtirolese (VKS) erano d’accordo nel rifiutare l’opzione. Il 22 luglio il VKS però cambiò opinione per quanto riguardava l’opzione.

La popolazione fu percorsa da due grandi correnti: i "Dableiber" e gli "Optanti". I "Dableiber" erano coloro che volevano rimanere fedeli alla propria patria, invece quelli che volevano essere trasferiti nel "Terzo Reich" erano gli "Optanti".

La propaganda pro e contro le opzioni era intensa. I favorevoli all’espatrio intimidivano quelli che volevano restare nella loro terra con il terrore, spargendo la voce di un possibile insediamento nelle colonie italiane in Africa o in Sicilia, qualora avessero optato per rimanere in Italia. Taluni ritennero le opzioni una specie di consultazione popolare ostile all’Italia. Alcuni, per rimanere nel loro territorio, facevano riferimento ai vincoli fra viventi e cari deceduti che riposavano nei cimiteri. I rossi gerani in fiore che in Tirolo secondo la tradizione abbelliscono le finestre e i balconi delle case, e che sono chiamati "amore ardente" (brennende Liebe), simboleggiavano il vincolo con la propria terra che non si poteva abbandonare.

Molti scelsero l’emigrazione, ma altri rimasero nella propria patria. Alla scadenza del termine, 166.488 altoatesini avevano optato per la Germania mentre 63017 persone erano opposte. Coloro che avevano dichiarato l’intenzione di rimanere nella loro terra vennero sottoposti a gravi manifestazioni di ostilità ed intolleranza anche dagli stessi familiari.

Intanto il 1° settembre 1939 era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. A causa del conflitto e dei  continui bombardamenti sulle reti di comunicazione, solo 75.000 persone effettive espatriarono: dapprima i non sposati e i più poveri, poi gli artigiani e molti contadini con famiglie numerose. La maggior parte di loro si insediò nel Vorarlberg. Solamente una minima parte degli optanti ritornarono in Alto Adige dopo la fine della guerra.

Dopo l'armistizio, i tedeschi occuparono militarmente l’Alto Adige nel giro di due giorni, il 9 e il 10 settembre del 1943, senza che si verificassero scontri fra le forze italiane. Un certo numero di militari italiani si diede alla "macchia" cercando la strada verso casa, mentre i rimanenti vennero disarmati e imprigionati nei campi di concentramento.

Il comandante supremo dell’Alto Adige, Franz Hofer, diede subito inizio alla sua sistematica azione, per escludere dalla regione ogni forma d’autorità italiana e gettare le premesse dell’annessione del territorio al Reich. Fra questi vi era il distacco dalle provincie di Trento e Belluno e il confine di Stato con posti di blocco, per impedire, a chi non fosse fornito di uno speciale permesso, l’entrata o l’uscita dalla "zona d’operazione".

Fu cambiata anche la toponomastica con lo scopo di far capire che gli anni della predominanza fascista erano completante chiusi. Gran parte delle autorità amministrative italiane furono sostituite con elementi tedeschi, in quasi tutti gli enti pubblici furono nominati commissari fedeli al Reich e di madre lingua tedesca. Si ebbe l’introduzione forzata del bilinguismo; il giornale italiano "La Provincia di Bolzano" venne soppresso e sostituito con il "Bozner Tagesblatt"; l’unica emittente italiana venne sostituita con un’emittente tedesca; fu costituita la polizia locale che era composta per lo più da uomini di lingua tedesca.

Si volle dare, perciò, un’impronta totalmente tedesca alla vita pubblica locale riscoprendo e valorizzando le vecchie tradizioni, divenute sovversive durante il periodo fascista.

La scuola italiana venne chiusa. Dopo l’8 settembre la polizia alto atesina procedette all’arresto dei membri della comunità israelitica di Merano, circa una quarantina, che furono deportati in Germania, da dove ne fece ritorno solo uno.

La RSI non poteva inviare i propri funzionari, i quali trovarono pure difficoltà a diffondere la stampa fascista. Hofer proibì anche l’apertura di una sede del Partito Fascista e il reclutamento di giovani altoatesini fra le forze repubblichine, tanto che emise un editto in cui stabilì che tutti i ragazzi nati fra il 1924 e il 1925, senza specificare l’appartenenza linguistica, dovevano prestare fedeltà alle forze naziste.

La discriminazione del gruppo linguistico italiano fece sì che molti membri, anche ex fascisti, entrassero a far parte delle organizzazioni di lotta contro l’oppressione nazista.

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