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martedì 22 aprile 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 22 aprile.

Il 22 aprile 1967 la Fiat presenta la 125.

Due auto italiane che si sfidano al top del segmento delle berline medie, quello che oggi, di fatto, è monopolizzato da Audi A4, BMW Serie 3 e Mercedes Classe C: non è una storia di fantasia, ma è storia. Sì, leggerlo oggi sembra quasi incredibile, ma c’è stato un tempo in cui questo accadeva, davvero. Erano gli anni Sessanta e, nel 1962, Alfa Romeo presenta la Giulia. Macchina azzeccata sotto ogni punto di vista e che mette “fuori gioco” immediatamente la Fiat 1500. Cosa di cui a Torino non si accorgono immediatamente, a dir la verità, come dimostra il fatto che prima di dare il via al progetto attendono fino al 1966, perché nel frattempo si sta lavorando alla vera erede della 1500, la 132. Anzi, questo ritardo è uno dei primi segnali che qualcosa è destinato a cambiare, che l’industria tedesca, più organizzata, di lì a qualche anno farà suo il mercato; delle berline e non solo… Ma torniamo a lei, alla 125, che è una sorta di ancora di salvataggio in attesa, appunto della 132. Va da sé che le risorse investite non sono da record, anzi, e i grandi capi Fiat chiedono al mitico Dante Giacosa (il papà, tra le altre, della 500 del 1957), di ricavare qualcosa di buono da quanto disponibile in casa. Un’operazione “al risparmio” che a Giacosa e al suo team riesce benissimo, date le risorse a disposizione, ma che il cliente, non solo il più esigente, non può non notare.

La base meccanica che Giacosa si trova a disposizione è quella della 1500C (è quella col passo più lungo disponibile in Fiat), mentre per quello che riguarda la carrozzeria decide di utilizzare, dopo averla modificata, quella molto squadrata della 124. Il motore? Preso dalla 124 Sport e aumentato da 1,4 a 1,6 litri di cilindrata. Anno inizio lavori: 1966. Tempo a disposizione per completare il lavoro: meno di 18 mesi. Il tutto, reso più complicato dal fatto che i manager Fiat impongono a Giacosa di spendere poco, pochissimo, perché la vera novità sarà la 132 e la 125 è destinata ad avere vita breve. Queste le sue caratteristiche tecniche principali: motore anteriore; trazione posteriore; alimentazione a carburatore doppio corpo Weber 34; due alberi a camme in testa; carrozzeria portante; sterzo a vite e rullo; avantreno a ruote indipendenti; retrotreno ad assale rigido; peso di 1.000 kg; lunghezza/larghezza/altezza/passo di 4,22/1,61/1,39/2,5 metri. Le prestazioni? 160 km/h di velocità massima, per 9,5 l/100 km di consumo medio.

Nonostante le condizioni a dir poco sfavorevoli, il pubblico, almeno in Italia, gradisce questa berlina a 3 volumi, dotata di retrotreno ad assale rigido e sospensioni a balestra, trazione posteriore e cambio a 4 marce, proposta al prezzo di 1.300.000 lire. Esteticamente, i 4 fari quadrati anteriori e i due rettangolari verticali in coda (di sapore vagamente americano) sono gli elementi maggiormente caratterizzanti. Sono tipiche di quegli anni, invece, le abbondanti cromature sparse un po’ ovunque. Quanto agli interni, la qualità generale non è male, sia dal punto di vista dei materiali sia da quello della cura per le finiture; i più esigenti non apprezzano del tutto il trattamento di superficie del finto legno della plancia e lo skay dei sedili. La 125, in compenso, era una delle poche macchine del suo segmento (e di quell’epoca) senza lamiera a vista nell’abitacolo; soprattutto, si tratta di una macchina molto solida e affidabile, che offre un buon comfort e una guidabilità soddisfacente, anche se non all’altezza di quella della Giulia.

Un solo anno dopo il debutto della 125, ecco la Special: 90.000 lire in più di prezzo per avere, in cambio: nuovi profili cromati sui passaruota, le griglie sul cofano motore anch’esse cromate, sfoghi dell’aria sui montanti posteriori più ampie. Qualche attenzione in più viene posta anche nella realizzazione dell’abitacolo (fascia in tessuto nella parte centrale dei sedili, portaoggetti aggiuntivi sulla plancia, nuovo impianto di riscaldamento, rivestimenti in plastica dove prima c’era finto legno), mentre la potenza del 4 cilindri con due alberi a camme in testa aumenta fino a quota 100 cavalli, sfruttati al meglio da un cambio che mette una marcia in più: la quinta. Nonostante la sua vita breve (la 132 arriverà nel 1972), la 125 passa anche attraverso un restyling: è del 1970 e apporta una mascherina rivisitata, gli indicatori di direzione “annegati” nel paraurti, fari posteriori più grandi e nuovi, ricercati accessori a pagamento. Fra tutti, spicca il cambio automatico a tre marce di fabbricazione americana, General Motors per la precisione.

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