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venerdì 28 marzo 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 28 marzo.

Il 28 marzo 1945 la partigiana Ines Bedeschi viene fucilata.

Figura molto nota nella Resistenza. Nata a Conselice il 31 agosto 1914 da una famiglia contadina, essa stessa colona. Sin dall'8 settembre 1943 aveva preso parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza emiliana. Nell'aprile del 1944, quando a Bologna si costituì il Comando unificato militare Emilia Romagna (CUMER), Ines Bedeschi, con il nome di “Bruna”, ne divenne una delle più valorose staffette. Imponendosi per intelligenza e audacia, Bruna portò a termine, sin quasi alla Liberazione, numerosi e delicati incarichi di fiducia. Dalla sua casa, uno dei tanti centri di ritrovo dei partigiani e dei loro comandi, usciva ogni giorno per adempiere al suo compito di staffetta, pedalando sulla sua bicicletta da Conselice a Ravenna, Rimini, Forlì, Bologna, portando alla tipografia clandestina il materiale da stampare, le notizie e le circolari nelle varie zone. Dopo aver corso tutto il giorno in mezzo a mille pericoli, volle imparare a scrivere a macchina e dedicò da allora lunghe ore della sera a battere a macchina relazioni e circolari.

Quando poi, fortemente sospettata e controllata, dovette allentare il suo lavoro di staffetta, ne soffrì enormemente e, per ragioni cospirative, fu deciso di trasferirla nel parmense. Qui continuò la sua lotta fino a quando, il 23 febbraio 1945, nella sua ultima missione, ad un solo mese dalla Liberazione, in quella che fu chiamata la giornata dell’Apocalisse, fu arrestata insieme a Gavino Cherchi e Alceste Benoldi dai nazifascisti inferociti per l’imminente disfatta. Per più di un mese fu sottoposta alla più indicibili torture. Ripeteva ai compagni quando la riportavano in cella stremata e disfatta dopo ogni interrogatorio: “Non ho parlato e non parlerò”. Così sino all’alba del 28 marzo 1945, quando i suoi aguzzini la fucilarono insieme ai suoi due compagni sulle rive del Po, in località Mezzano Rondani. I loro corpi furono gettati nel fiume e non furono mai ritrovati. Del loro eroico sacrificio resta un cippo commemorativo eretto dal Comune di Colorno presso il ponte sul fiume Po in località Mezzano Rondani.

Gianni Giadresco, nel suo libro “Guerra in Romagna 1943-1945”, espone i dati dell’impegno delle donne nella guerra di liberazione: 75.200 partigiane combattenti e collaboratrici della Resistenza, 623 cadute o fucilate, 2.750 deportate nei lager di sterminio, quasi 5.000 arrestate e torturate.

La vicenda di Ines Bedeschi e delle altre staffette partigiane attive in questa zona ispirarono il regista Giuliano Montaldo nella realizzazione del suo film "L'Agnese va a morire" (1976, sceneggiatura di Renata Viganò, tratta dal suo romanzo dal titolo omonimo). La instancabile attività di diffusione degli opuscoli stampati clandestinamente proprio a Conselice dalla stampante a ciclostile nascosta nel paese e oggi celebrata in un monumento, consolidò l'attività di lotta partigiana che qui era basata sulla appartenenza politica comunista.

A Conselice è visibile in Corso Garibaldi una lapide a lei dedicata il cui testo è stato redatto da Renata Viganò.

31 AGOSTO 1914 – 28 MARZO 1945

INES BEDESCHI ERA NEL FIORE DELLA VITA

E TUTTA INTERA VOLEVA VIVERLA

INVECE LA DETTE DA PARTIGIANA

AD OGNI COSA PIU’ CARA RINUNCIO’ CHE NON FOSSE LA LOTTA

DALLE SUE VALLI E MONTI DI ROMAGNA

ANDO’ DOVE ERA MAGGIORE IL BISOGNO

LA PRESERO I NAZISTI FEROCI E SPAVENTATI

LA TORTURA NON STRAPPO’ DALLA SUA BOCCA ROTTA

NEPPURE UN NOME DI COMPAGNO

INFURIATI I TEDESCHI LA PORTARONO SULLA RIVA DEL PO

MA ANCHE IN UN GIORNO DI PRIMAVERA CHE ERA FATICA MORIRE

INES BEDESCHI NON SENTI’ LA VOGLIA

DI SALVARSI COL TRADIMENTO

RENATA VIGANO’

Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione:

"Spinta da ardente amor di Patria, entrava all'armistizio nelle formazioni partigiane operanti nella sua zona, subito distinguendosi per elevato spirito e intelligente iniziativa. Assunti i compiti di staffetta, portava a termine le delicate missioni affidatele incurante dei rischi e pericoli cui andava incontro e dell'assidua sorveglianza del nemico. Scoperta, arrestata e barbaramente torturata, preferiva il supremo sacrificio anziché tradire i suoi compagni di lotta."

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