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sabato 31 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

La compassione di per se non è affidabile.
Proprio come altri animali, gli esseri umani provano compassione
verso coloro che conoscono.
Dunque la tendenza a suddividere il mondo in noto e ignoto
alberga molto in profondità nella nostra linea evolutiva.
M. NUSSBAUM, Non per profitto, Il Mulino,2011, pag. 54







#Donna: Maestra di vita


 
http://www.ginevra2000.it/images/donna_spalle_fiori.


La vera donna è una maestra di vita: guida il suo compagno, educa i suoi figli con l'azione, con gli insegnamenti, con l'esempio.
 
Kantu, ricorda che nel cuore della donna risiede il pozzo della sapienza al quale attingono sia i geni che gli stolti. La donna ha bisogno di discepoli ai quali insegnare ad amare; l’uomo ha bisogno di una maestra che gli suggerisca degli ideali da poter concretizzare.
Uomo e donna hanno ruoli differenti ma hanno bisogno l’uno dell’altra per completarsi.
Un uomo senza una donna non è nulla, ma nemmeno una donna senza un uomo è molto meglio.
Separati siamo esseri incompleti alla ricerca di qualcosa che non troviamo; uniti, il vero uomo e la vera donna sono una forza.
La vera donna non ha bisogno di competere con un uomo; è un essere dotato di qualità specifiche che è assurdo paragonare a quelle maschili. La donna in comunione, in cooperazione assoluta con il suo uomo, intraprende il cammino dell’amore, della verità, del rispetto delle leggi universali.
Una vera donna cammina verso il futuro con amore, con dedicazione e accettazione. Ha uno sguardo sereno e parla con dolcezza e rispetto; c’è tenerezza nel suo cuore. La sua energia è costituita da vibrazioni più sottili che elevano a un livello più spirituale. Per questo ancor oggi si dice:
“la donna apre all’uomo la porta dell’eternità; la vera donna è una semi dea, figlia della Pachamama, della Grande Madre Cosmica, fonte di vita eterna”.
E così lei è il cammino verso l’eternità, la strada che permette di fondersi con l’infinito per imparare a comprendere e a realizzarsi nella vita.


(La Profezia della Curandera - H.H. Mamani)

venerdì 30 agosto 2013

#Sull'orlo del Mondo

http://tredicesimaluna.myblog.it

Lasciami andare a vedere il Sogno, la Velocità, il Miracolo, non fermarmi con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù, sull'orlo del mondo, solo questa notte, poi tornerò. Così si chiuderà il cerchio delle cose non accadute.

Alessandro Baricco

giovedì 29 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti
















Esergo di Manlio Lo Presti

L'irascibile è come un albero che finisce come legna da ardere.
(insegnamento di Amenetope -1200 a.C.)
in: La saggezza dell'antico Egitto, Guanda, 1990, pag. 57










#Vita #Apparenza e realtà

http://www.francescobarbi.it/wp-content/uploads/2013/05/donna-ombra.jpg

La vita contemporanea, all'apparenza così piena di luce (in tutti i sensi), contiene in realtà vaste zone d'ombra, dove solo la letteratura e le arti sono in grado di penetrare.

Corrado Augias, Leggere, 2007

mercoledì 28 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

AVVERTIMENTI

  1. 1.Fumare ti ammazza e quando sei morto hai perso una parte importante della tua vita

  1. Sulla scatola del ferro da stiro Rowenta: non stirare gli abiti mentre li si indossa

  1. Sul sonnifero Nytol: attenzione, può provocare sonnolenza

  1. Su una confezione di luminarie natalizie: solo per uso interno o esterno


S. BARTEZZAGHI, Non ne ho la più squallida idea, Mondadori, 2007, pag. 88-89











#Natura

 
http://www.pacificway.altervista.org
  La natura non ha alcun bisogno di un padrone che la diriga; da sola mantiene il suo perenne movimento e la sua attività. E se questo padrone esistesse veramente, cosa meriterebbe, oltre a disprezzo e a oltraggio, per aver creato un universo colmo di tante imperfezioni? 

Donatien Alphonse François de Sade, Justine o le disavventure della virtù,

martedì 27 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

L'amore espresso in modo appropriato genera amore.
L'odio espresso in modo inopportuno genera odio.


A. HUXLEY, La catena del passato, Mondadori, 1950, pag. 181


#Vita #Figli #Emozioni



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I figli riempiono una vita, diventano il centro di tutto: delle emozioni, dell'amore, della dedizione. Quando sono piccoli sono una continua scoperta, via via che i loro occhi e la loro mente si aprono alla vita. Dipendono completamente da noi, e ci rendiamo conto che solo le nostre cure permettono loro di vivere, di esprimersi e di svilupparsi. Man mano che crescono rappresentano un susseguirsi di gioie, di ansie, di soddisfazioni, di preoccupazioni, di momenti felici. I sacrifici fatti per loro non hanno peso. Qualunque genitore queste cose le sa benissimo. Soprattutto le madri.


Piero Angela e Lorenzo Pinna, Perché dobbiamo fare più figli

lunedì 26 agosto 2013

#Parole #Frasi #Idee



http://www.cleopa.it/wp-content/uploads/2010/04/bla_bla_bla.jpg

 Parole, frasi, idee, non importa quanto sottili o ingegnose, i voli più folli della poesia, i sogni più profondi, le visioni più allucinanti, non sono altro che rozzi geroglifici cesellati nella sofferenza e nel dolore per commemorare un evento non comunicabile.

Henry Miller, Sexus 

domenica 25 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

I tredici del Segretariato politico disponevano di un potere immane.
Decidevano le sorti di quell'immenso impero.
Mandavano innumerevoli persone in esilio, in carcere e alla morte,
[...] deportavano famiglie e popoli, reclutavano eserciti innumerevoli
[...] Le simpatie e le antipatie che provavano l'uno per l'altro influenzavano le loro decisioni assai più che i conflitti politici e le circostanze economiche a cui si trovavano di fronte.
Il potere e di conseguenza il terrore reciproco erano troppo grandi per poter fare della pura politica.


F. DURRENMATT, La caduta, Einaudi, 1981, pagg 19-20

#Stupidità

http://img398.imageshack.us/img398/9485/sole2pu9.jpg




La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé. 

Ennio Flaiano, Ombre grigie, su Corriere della sera

sabato 24 agosto 2013

#Freddezza che accende





http://www.style.it/cont/sesso-psiche/style-files/0709/1800/img_ring/seduzione.jpg
 Ti temo vicina, ti amo lontana; la tua fuga mi attira, il tuo cercarmi mi blocca: soffro, ma che cosa non ho sofferto volentieri per te!
La cui freddezza accende, il cui odio seduce, la cui fuga lega, il cui sarcasmo commuove:
chi non ti odierebbe, grande irretitrice, ammaliatrice, tentatrice, cercatrice, scopritrice? Chi non ti amerebbe, peccatrice innocente, impaziente, rapida come il vento, dagli occhi di bimba!
Ove mi attiri ora, mostro e bambina selvaggia? E ora mi fuggi di nuovo, dolce preda ingrata!

Nietzsche, Così parlò Zarathustra

venerdì 23 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Ogni decisione ha qualcosa di liberatorio, anche quando porta alla rovina.
Si spiegherebbe altrimenti il fatto che tanti marciano verso la rovina a occhi aperti e a testa alta?


E. CANETTI, Il cuore segreto dell'orologio, Adelphi, 1987, pag. 106


#Ingredienti segreti


 
http://3.bp.blogspot.com/


L’amore, quando finisce, è sempre triste. Raramente è nobile e generoso. Chi lascia ha la coscienza sporca. Chi viene lasciato si lecca le ferite. Il fallimento fa quasi più male della separazione. Alla fine però ognuno è quello che è sempre stato. E a volte resta una canzone, un foglio di carta con due cuori, il dolce ricordo di un giorno d’estate.
 

Nicolas Barreau, Gli ingredienti segreti dell'amore

giovedì 22 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Le nostre comunità sono strutturate in base a principi gerarchici più o meno vistosi, più o meno brutali. comunque presenti. E le burocrazie
tendono a diffondere stupidità.
[...]
Le burocrazie, dunque, contrariamente a quanto male si pensa di loro,
hanno una funzione positiva, non malgrado, ma proprio perché
accrescono il numero dei cretini.
La gerarchia è lo strumento che l'evoluzione ha inventato per raggruppare i sapiens sapiens e costringerli alla stupidità.
P. APRILE, Elogio dell'imbecille, Piemme, 1997, pag. 89




www.etimo.it

#UnaLuce #Speciale


 
http://bbs.astro.qq.com/t-68352-1.htm


 Non perdere mai quella luce speciale che ti illumina gli occhi e che proviene direttamente dalla tua anima. E se dovesse accadere, combatti ogni giorno per riconquistarla. 



Sergio Bambarén,  Lettera a mio figlio sulla Felicità

mercoledì 21 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Chi ha meno di quanto desidera
deve sapere che ha più di quanto vale.
(GEORG CHRISTOPHER LICHTENBERG)
in: IL LIBRO DEGLI AFORISMI, Mondadori, 1989, pag. 146




http://italianvalley.wired.it/news/2011/12/05/my-bucketli-st-applicazione-facebook-esperienze-14227.html

#Amare è un altra #cosa




http://image.excite.it/viaggi/news/hotel-romantici-default.jpg

Mi sentivo già innamorato, ma di innamorarsi sono capaci tutti, e a tutti può accadere. Amare una persona è un'altra cosa.
Quello l'ho dovuto imparare

Fabio Volo "Un posto nel mondo"

martedì 20 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Finisce bene quello che incomincia male.
Sapeste che pena mi fanno quelli che incominciano bene
(dal film : Totò terzo uomo, 1951)

#UnaFaccenda #Seria






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  Ma quando la tua vita fa schifo, non puoi limitarti ad abbandonarla. Non puoi metterla da parte per dedicarti a qualcosa che ti fa sentire meglio.
Se la tua vita fa schifo, la faccenda è seria.
È un importante campanello d’allarme. È un invito a fare qualcosa di diverso, a non ostinarti a ripetere gli stessi errori. Se le monete continuano a cadere da un buco nella tasca, la soluzione non è mettersi alla ricerca di un secondo lavoro. La soluzione è chiudere il buco.



Alan Cohen, Perchè la tua Vita fa Schifo.. e cosa puoi farci!

lunedì 19 agosto 2013

#Italy e isuoi #Borghi: Castellabate - Campania

http://www.sdamy.com/images/Castellabate1.jpg
 Il nome

Il nome di Castrum Abbatis - Castello dell’Abate - è legato alla costruzione del castello, iniziata dall’abate Costabile Gentilcore nel 1123


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3a/Porto_greco-romano_di_castellabate.JPG

 La storia

 1123, il 10 ottobre inizia la costruzione del castello su iniziativa di Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni; il borgo si sviluppa intorno ad esso. In precedenza queste terre avevano visto la presenza di longobardi e normanni, nonché quella dei monaci basiliani profughi dell’oriente. I longobardi, devoti di San Michele Arcangelo dopo la conversione al cristianesimo, diedero nome al colle su cui poi sarebbe sorto il castello. Sotto i normanni, furono i monaci benedettini di Cava dei Tirreni a bonificare le terre, tanto da meritarsi il privilegio di costruire una fortezza per difendere la popolazione dai saraceni, che partivano dall’attuale Agropoli, dove si erano insediati, per le loro scorribande.
• 1138, il Beato Simeone, quinto abate della Badia di Cava dei Tirreni, completata la fortezza dopo la morte, nel 1124, di Costabile Gentilcore, e costruito il porto per sviluppare i commerci, dona ai sudditi un diploma di privilegi larghissimi: concede loro le case e le terre e riduce le tasse. Grazie al castello che diventa sicuro rifugio per gli abitanti della zona e allo sviluppo dei traffici e dei commerci, Castellabate diventa nel tempo la più ricca baronia del Cilento.
• 1835, l’antico palazzo baronale è venduto a un privato: termina così, dopo settecento anni, la presenza dei benedettini al castello.
• 1848, zona di attività carbonara, dal Cilento e anche da Castellabate partono i moti risorgimentali del 1848.

http://www.iovene.it/images/castellabate/images/Castellabate-29_JPG.jpg

Da vedere

Il centro storico di Castellabate, compreso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è riconosciuto dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” nell’ambito del programma Man and Biosphere. Partiamo da questo dato - che riconosce il profondo valore di questo “Paesaggio culturale” ricco di memorie e di beni artistici e naturali - per andare alla scoperta del borgo, il quale conserva ancora la struttura urbana medievale. Stradine, vicoletti, archi, brevi gradinate, palazzi, slarghi e case intercomunicanti dove domina la pietra grigia, si rincorrono senza soluzione di continuità, ora volgendo le spalle alla luce intensa ora spalancandosi sul verde del pendio che digrada verso il mare splendente, macchiato solo dai banchi delle posidonie, in uno degli angoli più suggestivi della costa del Cilento.


http://www.cilentonotizie.it/public/images/centro-storico-castellabate-notte_01.jpg

 Il castello voluto da San Costabile non fu solo luogo di culto ma anche centro economico e sociale di rilievo, dal momento che proprio da un’ intuizione dell’abate partì una riforma fondiaria portata a compimento dal Beato Simeone. Questi affidò ai contadini la terra chiedendo in cambio solo l’impegno alla bonifica e alla coltivazione. Ben presto il territorio paludoso e malarico tornò all’antica vocazione marinara dei commerci e della pesca. Proprietari terrieri e piccoli armatori trovarono, così, i mezzi per arricchire Castellabate di palazzi, chiese, ville e giardini.
Alle due estremità del borgo, Villa Principe di Belmonte e Villa Matarazzo nella frazione costiera di Santa Maria, preannunciano il fascino che poi si svela nella ragnatela di strette stradine che conducono alla piazza rettangolare, da cui si gode il panorama della vallata che scende al mare lucente di Licosa. La piazza ha un contorno di antiche case che rende vago e leggero questo medioevo di mare, il quale trova compiuta espressione nel Castello, posto in cima a un percorso in lieve salita. A posare la prima pietra fu l’abate Costabile il 10 ottobre 1123. La fortezza, che aveva lo scopo di proteggere la popolazione e i traffici marittimi dalle incursioni dei Saraceni, appare ancora solida e imponente. Le mura, con le quattro torri angolari rotonde poste a presidio dei punti cardinali, racchiudevano all’interno abitazioni, magazzini, forni e cisterne. Dalla fortezza si raggiunge in breve la Basilica di Santa Maria de Giulia, la cui facciata cinquecentesca è affiancata da una torre campanaria modulata su quattro piani. L’interno, suddiviso in tre navate, custodisce un dipinto di autore anonimo trecentesco raffigurante San Michele Arcangelo vittorioso su Satana, e un Polittico con la Vergine in trono con Bambino, San Pietro e San Giovanni Evangelista, opera di Pavanino da Palermo (1472). Un altro luogo di culto, proprio di fronte alla Basilica, è la piccola Chiesa del Rosario della seconda metà del Cinquecento. L’interno si presenta a una sola navata coperta da una volta a cassettoni ottagonali e conserva un altare settecentesco in marmo policromo.   
Da vedere anche la bella costruzione ad archi nel porticciolo di Santa Maria, chiamato “Porto delle gatte”.

S. Maria di Castellabate - il porticciolo- imm. da http://www.panoramio.com/photo/4623415
 
 
 Prodotto: Olio, fichi e vini

 
Piatto: I fusilli con ragù di castrato
 
 
fonte web: http://www.borghitalia.it/

domenica 18 agosto 2013

#OdioE #Follia



https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaNVHT5E5wBNkWr-wHHO8VXwAG1vMkM3akwqKL4ZrVG7Q2NZd7PW-uvT9vPeoqNn-JugOMgye8QggHZ4-4lGf63XkSnqHIlAGk-Lhekp0EF6cFFIwpZ6O1DqgSjez9iu7UkKaRAfdyFcAv/s1600/28.jpg

  È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.


Antoine de Saint-Exupèry, Il Piccolo Principe

sabato 17 agosto 2013

#VivereLiberi

 https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5ejgLFygKijO8ZRDC9XTZrt0xScfkJAgmYJT2BKRlgThrZYb-N9T0YOzPEdSyrnqjEdMStxKiJ8c3ss3MDcxl2rK3-pgliK3lao2c5PzuUZs_gRSUoHwFBYuUxsSTbnpg5JILI02tBtk/s640/felice2%5B1%5D.jpg




 
La cosa più importante è vivere liberi e senza paure.
La felicità è con noi sin dal momento della nascita. Non importa il luogo in cui veniamo al mondo, la cultura o la religione che ci influenzano, o se nasciamo ricchi o poveri, belli o brutti. Tutti possiamo essere felici, perché la felicità è il nostro stato naturale. L’importante è che tu oggi decida di evolvere. La verità è che, se non lo fai tu, nessuno potrà farlo al tuo posto. Ricorda sempre che dove va la tua mente, là va anche il tuo cuore

  Jaime Jaramillo, Ti amo ma sono felice anche senza di te





venerdì 16 agosto 2013

#ErbeOfficinali: Alloro, lauro nobile ( Laurus nobilis L.)

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 Alloro, lauro nobile ( Laurus nobilis L.)


Sinonimi: Alloro, Lauro dolce, Lauro Greco, Lauro nobile e/o vero.
Denominazione botanica: Laurus nobilis L.
Famiglia.: Lauracee Parti Usate:
Provenienza: Regioni mediterranee, spontaneo o coltivato

Il Laurus nobile, o in gergo comune Alloro (o Lauro) é un albero a forma piramidale con foglie aromatiche sempreverdi e corteccia lucida. Viene utilizzato per siepi da recinzioni, quindi con taglio pari, per cui la forma piramidale non si trova nell'immaginario collettivo.
In natura raggiungerebbe i 15 metri c.a.




Alloro Olio essenziale 

L'olio essenziale viene ottenuto per corrente di vapore, si utilizzano le foglie. E' molto costoso.

Car. Organolettiche:liquido limpido giallo-verdastro,odore e sap.caratter.
Solubilità:insol. in acqua, solub.in alcool
Principi attivi.:eucaliptolo, metil clavicolo, pinene, eugenolo, ecc.
Categoria terapeutica: antisettico, sedativo, stimolante, sudorifero 



 fonte web:http://www.erbe-officinali.com/alloro.html

giovedì 15 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Le ferie dell'imperatore

Il termine "Ferragosto" deriva dalla frase latina Feriae Augusti, ovvero le "Feste (in onore) di Augusto", poiché fu proprio l'Imperatore Ottaviano Augusto ad introdurre questa vacanza che sollevava ogni cittadino romano dall'attività lavorativa durante la calura estiva. E in effetti anche il mese porta il nome dell'Imperatore.


Con il termine ferragosto, oggi, indichiamo la sola data del 15, ma originariamente si indicava tutta la durata del mese, durante il quale si organizzavano feste, banchetti e in alcuni casi ci si scambiava anche piccoli doni. Si organizzavano anche mercati, fiere e sagre di ogni genere; e poi balli, gite e tanto altro. Inoltre vi erano comunque tutte le festività religiose del mese, quali: le Consualia, la festa di Diana, le Opiconsiva, le Volturnalia e via dicendo... Il tutto era ovviamente volto a dimenticare per un breve periodo la fatica del lavoro nei campi, che per tutto il resto dell'anno portava sì abbondanza, ma anche sacrifici e spesso malattie, morti premature e tutto ciò che in un epoca come quella poteva essere definito come "stento".


http://www.riflessioni.it/paganesimo/ferragosto-ferie-dei-pagani.htm

mercoledì 14 agosto 2013

#Italy e i suoi Borghi: Montalbano Elicona - Sicilia

http://tradizionisicilia.it

Il nome

  Il toponimo Montalbano secondo alcuni studiosi deriva dal latino mons albus, con riferimento ai monti imbiancati di neve; secondo altri dall’arabo al-bana, con il significato di “luogo eccellente”. Studi più recenti ne fanno derivare il nome da Sesto Nonio Albano, latifondista romano, cittadino della vicina Tindari, che sarebbe l’eroe eponimo della città. Il nome del fiume Elicona è di chiaro etimo greco (elikon = tortuoso) e compare presumibilmente nel IV sec. a.C.



http://sicilia.indettaglio.it/ita/comuni/me/montalbanoelicona/images/portale.jpg

 la storia 

 X sec. d.C., si hanno le prime notizie del borgo che, conquistato dai bizantini, assume l’aspetto di una rocca fortificata; nell’843 Messina cade sotto il dominio arabo e con essa, probabilmente, Montalbano.
XI-XII sec., all’epoca della conquista normanna (1061) risale l’arrivo di una colonia “lombarda”, proveniente in realtà dal Monferrato, che ha lasciato traccia nel lessico e nella fonetica del dialetto di Montalbano; verso la metà del XII secolo si ha la prima notizia ufficiale di Montalbano nel celebre Libro di Re Ruggero del geografo arabo al-Idrisi che definisce il luogo “una rocca assai aspra a salirvi e scendervi ma ricca di ogni bene”; con i normanni la rocca di Montalbano si arricchisce di torri e diventa possedimento demaniale, sotto il diretto controllo della corona, rimanendo tale anche sotto gli svevi.
XIII-XIV sec., nel 1211 l’imperatore Federico II di Svevia concede la rocca in dote alla sua prima moglie Costanza d’Aragona; ma per essersi ribellato all’imperatore, come le altre colonie lombarde della Sicilia, nel 1233 il borgo è distrutto e gli abitanti sono deportati in parte ad Augusta e in parte a Palermo ed Agrigento; tuttavia, Federico II, consapevole dell’importanza strategica di Montalbano, ricostruisce il castello inserendolo in un piano generale di consolidamento delle fortezze siciliane; con re Manfredi nel 1262 Montalbano è elevata al rango di contea e affidata a Bonifacio Anglona, zio dello stesso re; gli angioini nel 1270 continuano l’opera di consolidamento del castello, ma il periodo d’oro di Montalbano coincide con l’arrivo di Federico II d’Aragona che vi stabilisce la sua residenza, (1302-1308) fortificando il castello e circondando di nuove mura il borgo.
XVII sec., nel 1623, sotto Giacomo Bonanno, la baronia è elevata a ducato, il quale è retto dai Bonanno fino al 1805, quando Montalbano passa in mano alla Compagnia di Gesù fino all’unità d’Italia.

http://castelli.qviaggi.it/images/stories/jreviews/561_castellodimontalbanoelicona_

Da vedere

L’elemento storico architettonico più significativo di Montalbano Elicona è il Castello che domina un tessuto urbano medioevale irregolare e tortuoso, che si snoda su e giù per i vicoli adattandosi alla conformazione del promontorio roccioso. Le piccole case costruite in pietra arenaria sono colme di storia autentica. Edificato su preesistenze bizantine e arabe, il Castello è costituito in alto da un fortilizio normanno-svevo e in basso dal palatium fortificato svevo-aragonese. La parte superiore, una fortezza rettangolare, è chiusa all’estremità da due torri, una a pianta quadrata e l’altra, tipicamente sveva, a pianta pentagonale, con funzione di maschio. Al periodo svevo risale la muratura perimetrale merlata che rappresenta la configurazione difensiva “a saettiere” più importante e meglio conservata della Sicilia. Della fase angioina ci rimane la data del 1270 incisa nel rivestimento idraulico della cisterna grande.


http://2.115.212.60/montalbanoelicona/la_citt%C3%A0/galleria_fotografica/La_Torre_del_Castello_di_Federico_II.jpg?detail=278
 Al re Federico II d’Aragona si deve invece la ricostruzione dell’edificio e la sua trasformazione da fortezza in regiae aedes, residenza reale per i soggiorni estivi (1302-08). Il sovrano fece aprire diciotto grandi finestre sui muri perimetrali al di sopra delle feritoie sveve e un numero considerevole di portali e porte. Grazie alla ristrutturazione operata dal re aragonese il castello di Montalbano è una delle opere più unitarie e armoniose del medioevo siciliano. L’elemento più straordinario dell’intero castello è la cappella reale di epoca bizantina, che custodirebbe secondo alcuni studiosi le spoglie di Arnaldo da Villanova, una delle figure più importanti del suo tempo, medico, alchimista e riformatore religioso in odore di eresia, morto nel 1310 e del quale sono attestate numerose presenze a Montalbano insieme al re Federico. Dopo oltre un secolo di declino, negli anni ’80 lavori di restauro hanno restituito il Castello alla sua antica bellezza, ma con un imperdonabile errore: i merli, originariamente a coda di rondine, sono diventati rettangolari, qualificando così come guelfo un edificio che, essendo svevo aragonese, non potrebbe essere più ghibellino! Il Castello è oggi di proprietà comunale e viene utilizzato per mostre e convegni. Il luogo di culto più prossimo al castello è la Chiesa di Santa Caterina, la cui facciata mostra un bel portale in stile romanico. Eretta intorno al 1300, conserva all’interno una pregevole statua marmorea della santa poggiata su un prezioso basamento a bassorilievo, attribuita alla scuola del Gagini. La Chiesa Madre, edificata nel medioevo, fu rifondata e ampliata nel 1654, anno in cui furono aggiunte le due navate laterali e venne eretto il campanile. La chiesa custodisce una scultura di San Nicola e un delizioso ciborio, entrambi in marmo e attribuiti alla scuola del Gagini, un crocifisso ligneo quattrocentesco, un’Ultima Cena attribuita alla scuola di Guido Reni e preziosi arredi sacri. Oltre alla miriade di sculture in pietra, a Montalbano spiccano sulla via Mastropaolo i due magnifici portali barocchi di Casa Messina-Ballarino, scolpito nel ’600 da Irardi da Napoli, e di Casa Mastropaolo, opera settecentesca di un mastro scalpellino locale. Interessante anche la Fontana del Gattuso, detta ’u roggiu. Da vedere infine la Chiesa dello Spirito Santo, risalente al ’300, situata vicino a Porta Giovan Guerino, e il Santuario di Maria Santissima della Provvidenza, con la statua lignea della Madonna che, ricoperta dei gioielli donati per voto dai fedeli, viene caricata sulla vara per essere portata in processione il 24 agosto. Dal Belvedere Portello si abbracciano con lo sguardo le vette dei Nebrodi, il capo Milazzo e le isole Eolie.


Il Prodotto

Sono innanzitutto ottimi i prodotti della pastorizia: la ricotta, fresca, salata e “infornata”, i formaggi e le provole, queste ultime – autentico capolavoro dell’arte casearia - presentate anche sotto forma di figure animali (i cavalluzzi di tumma). Gli insaccati sfidano i formaggi in bontà. E così pure i dolci a base di nocciole, di lavorazione artigianale, che arricchiscono i pranzi e le cene. Unici in tutta l’isola sono i biscotti a ciminu, cioè con i semi di anice, dal gusto forte e particolare, legati alle festività pasquali. Deliziosi anche i legumi - fagioli, fave, ceci - e l’olio extravergine di oliva

Il piatto

La tradizione gastronomica di Montalbano è tutta legata all’antico mondo contadino e pastorale. Si tratta pertanto di una cucina fatta di ingredienti semplici e nello stesso tempo genuini, ricchi di sapori e profumi, come la pasta e fagioli, le fave a maccu e i maccheroni. Piatti comuni che diventano speciali grazie all’aggiunta di alcuni ingredienti come il finocchio selvatico e a scurcilla, la cotica di maiale, nella pasta e fagioli, oppure u sutta e suvra (lardo e carne) e ricotta al forno grattugiata nei maccheroni al sugo di maiale. Particolare è la lavorazione dei maccheroni, per la quale si utilizza un sottilissimo ma resistente bastoncino di giunco. Per i secondi piatti si prediligono, in genere, gli arrosti di carni ovine e caprine.


fonte web:http://www.borghitalia.it/

martedì 13 agosto 2013

#Italy e i suoi #Borghi: Cefalu - Sicilia

http://www.fotografieitalia.it/foto/1823/Cefalu
 Il nome

Kephaloidion è nome greco che significa "testa" nel senso di "capo", oppure di "estremità" o "punta", nel qual caso s´intende il promontorio, la rocca.
I Romani la chiamarono Coephaledium, mentre per gli Arabi era Gafludi, città fortificata e ricca di acque.

http://www.blogsicilia.eu/blog/wp-content/uploads/2009/10/Cefalu


  La storia 

 V sec. a.C., la cinta muraria megalitica (fine V sec. a.C.) e il cosiddetto tempio di Diana, edificio megalitico sulla rocca, conservano il ricordo della storia più antica della città. Le origini mitologiche e leggendarie rivelano l´importanza del luogo, un centro indigeno divenuto florido grazie ai contatti con i popoli che gestivano i commerci in Sicilia.
• 396 a.C., Cartagine, con il generale Imilcone, si allea con Cefalù. Fonti greche del IV sec. a.C. (Diodoro Siculo) parlano già di Kephaloidion.
• 307 a.C., la città è conquistata dai Siracusani.
• 254 a.C., Cefalù cade sotto la dominazione romana. Diventa città decumana e segue le sorti di Roma fino alla caduta dell´Impero Romano d´Occidente, quando ne diventano padroni, in successione, i Vandali, i Goti e i Bizantini.
• 858 d.C., gli Arabi conquistano Cefalù, da loro chiamata Gafludi.
• 1063, i Normanni prendono possesso della città con il Gran Conte Ruggero, aiutato nella lotta contro gli Arabi da Rodulfo Rufo di Cefalù.
• 1131, è fondata per volontà del re normanno Ruggero II la cattedrale di Cefalù.
• 1267, la cattedrale viene rinnovata dopo un periodo di decadimento.
• 1839, Cefalù ha 81 bastimenti ed è la quinta più importante tra le marinerie di Sicilia, a riprova che il mare è da sempre la principale fonte di vita dei suoi abitanti.


http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/01/2d/5b/1b/cefalu-il-duomo-xii-sec.

  Da vedere

La cattedrale è l´asse su cui ancora ruota l´intera città storica, inserita in un contesto ambientale di grande fascino, tra il vasto orizzonte marino e il tozzo monte cui è addossata.
La Rocca che sovrasta la città, già nota ai Fenici come "promontorio di Ercole", è una roccia calcarea alta 270 m, dalla cui sommità si gode uno splendido panorama. In cima ha un edificio megalitico, noto come Tempio di Diana, forse legato a un culto dell´acqua, come proverebbe la vicina cisterna risalente al IX sec. a.C.
Della stessa epoca (fine V sec. a.C.) del tempio, che tanto ha affascinato i viaggiatori europei, è la cinta muraria megalitica, di cui restano solide vestigia lungo la scogliera della Giudecca (Postierla) e presso l´antica Porta Terra (oggi Piazza Garibaldi).


 
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7d/Cattedrale_di_Cefalu

Ma torniamo alla Cattedrale.
Rimane un mistero il motivo per cui Ruggero II volle edificare una chiesa così imponente, destinata a diventare anche il suo mausoleo, in questa piccola città anziché a Palermo, la capitale del suo regno. Sta di fatto che il re normanno eresse qui il suo capolavoro: tanto grande da uscire quasi dal campo visivo, severo nel blocco compatto delle due torri, ma prezioso per il caldo colore dorato delle cortine murarie e lo sfavillio dei mosaici all´interno.
La cosa straordinaria è che il tempio normanno, condizionato da prescrizioni liturgiche bizantine, fu realizzato da architetti e maestranze islamiche, presenti ancora in Sicilia nell´ambito di quel linguaggio culturale che legava l´isola alle regioni del Maghreb. Insomma, una meravigliosa sintesi di tre culture, stimolata dal fatto che il re voleva una chiesa che fosse anche fortezza e monumento funerario. Alla radice della progettazione ci fu dunque l´architettura maghrebina dei palazzi-fortezza ziriti e hammaditi, la stessa cultura che permise a Ruggero di costruire i capolavori di Palermo.
L´interno della cattedrale è dominato dal solenne ritmo del colonnato e dall´immagine incombente del Cristo Pantocratore (che qui dicono sia più bello di quello di Monreale) nel catino dell´abside, tutto a mosaici su fondo oro, con scritte in greco e latino, di pregevolissima fattura bizantina (1148).
La croce lignea che si scorge, sospesa, nell´abside centrale, è attribuita a Guglielmo da Pesaro (sec. XV). Pregevoli anche il fonte battesimale romanico e il chiostro annesso alla cattedrale, decorato da colonne binate con capitelli scolpiti.

Lasciamo questa imperiale fragranza, questo fuoco di vecchie icone, per andare alla scoperta delle altre bellezze della Cefalù medievale.
Come il Palazzo Maria in Piazza Duomo e l´Osterio Magno in Corso Ruggero. Quest´ultimo edificio, risalente al XIII sec., fu probabilmente costruito su una struttura preesistente, identificata, secondo una falsa tradizione, con la residenza di re Ruggero. Di proprietà dei conti Ventimiglia, conserva due belle bifore duecentesche e una trifora trecentesca ed è oggi adibito a spazio espositivo.
Da non perdere, inoltre, il Lavatoio medievale, cui si accede attraverso un´elegante scalinata di pietra lavica. Interamente scavato nella roccia e usato fino a non molto tempo fa, è la foce del fiume Cefalino - citato già da Boccaccio - che nasce dalle montagne a 1000 m d´altitudine e giunge a Cefalù attraverso un percorso sotterraneo di 12 km.

Il barocco, altra epoca d´oro per la Sicilia, è rappresentato a Cefalù dai prospetti del Monte della Pietà (1716) e della bella Chiesa del Purgatorio (1668) ma anche da portali, mensole e altri dettagli architettonici che vivacizzano angoli, vie e piccole piazze del centro storico, il cui impianto rimane comunque medievale. Nella Chiesa del Purgatorio degna di nota è la cripta rettangolare con cadaveri completamente essiccati.
Interessanti sono anche il Seminario vescovile (1638) che si affaccia su Piazza Duomo e il manieristico portale bugnato del cinquecentesco Palazzo Piraino.

Non si può lasciare Cefalù senza una visita al Museo Mandralisca, anche solo per vedere - tra le tante collezioni - lo straordinario Ritratto d´ignoto (1465-70) di Antonello da Messina.

Esauriti i capolavori, è bello infine passeggiare senza meta tra i vicoli, tra i tanti angoli medievali caratterizzati da piccoli archi che collegano un edificio all´altro.
Attraverso Porta Pescara, concluso il giro, si arriva alla marina. Il vecchio porto, soprattutto la sera, è una di quelle visioni da cui non si vorrebbe più staccare gli occhi.

http://www.agendaonline.it/photo/italia/sicilia/Cefalu
 Il prodotto

La collina colma di ulivi a strapiombo sull´acqua, contrade fertili ricche di vigneti e frutteti, e un promontorio che guarda spiagge, faraglioni e piccoli golfi lungo una costa segnata da pini secolari.
E´ all´interno di uno scenario così incantevole che va cercato il "prodotto" di Cefalù. L´attenzione va posta anche sulla cerimonia quotidiana della pesca in mare aperto.
Le tipologie di pesca più diffuse sono quella "a sciabica" (per il novellame di sarde) e "a tre maglie" (per il pesce azzurro).


 Il piatto

Cefalù ha il profumo del mare, e dal mare trae origine gran parte dei piatti tipici.
Ma la regina della cucina cefaludese è a base di carne: la pasta ´a taianu (pasta al tegame) è una golosa e poetica miscellanea di sapori e profumi, e piatto forte della Festa del SS. Salvatore.
La pasta è condita con ragù, carne e melanzane fritte.



http://appuntiinagrodolce.blogspot.it/2013/03/pasta-taianu.
 fonte web: http://www.borghitalia.it/

mercoledì 7 agosto 2013

Rassegna #stampa: Intervista a Nadia, regista dell'Accademia dei Sensi

 Onoratissimi diffondiamo l'intervista che Il Giornale di Vicenza ha pubblicato ieri nella rubrica dedicata al teatro e all'arte, Tamtam.
 Protagonista è la nostra Accademica Nadia, peraltro regista e conduttrice del Laboratorio Teatrale dell'Accademia che ha già messo in scena, o, meglio, audiodiffusa la rappresentazione teatrale Profondo Giallo.
 Ed è proprio in questa veste che Nadia è stata intervistata. Cliccate sull'immagine dell'articolo per leggerlo meglio.

lunedì 5 agosto 2013

#Cinema: Latcho drom, il film

 Finalmente, dopo tanto cercare ed aspettare, possiamo proporre la visione integrale del successo di Tony Gatlif, Latcho drom.
 Ve lo proponiamo nella nostra selezione speciale sul canale dedicato ai lungometraggi.
 Buona visione!

giovedì 1 agosto 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

La maggior parte vince la migliore ,
e chi s'oppone ha sempre maggior avvantaggio
che chi promuove.

PAOLO SARPI (Venezia, 14 agosto 1552 – Venezia, 15 gennaio 1623), Istoria del Concilio Tridentino, III, 398

in: Scritti filosofici inediti, Carabba Ed., 1910, pag. 88




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