http://www.frammentiarte.it/dal%20Gotico/Poussin%20opere/04%20aci%20e%20galatea.htm |
Tale
leggenda ha un’origine greca e spiega la ricchezza di
sorgenti d’acqua dolce nella zona etnea.
Aci
era un pastorello che viveva lungo i pendii dell’Etna.
Galatea,
che aveva respinto le proposte amorose di Poliremo, lo amava.
Poliremo, offeso per il rifiuto della ragazza, uccide il suo
rivale nella speranza di conquistare la sua amata.
Ma
Galatea continua ad amare Aci.
Nereide,
grazie all’aiuto degli dèi, trasforma il corpo
morto di Aci in sorgenti d’acqua dolce che scivolano
lungo i pendii dell’Etna.
Non
lontano dalla costa, vicino l’attuale Capo Molini, esiste
una piccola sorgente chiamata dagli abitanti del luogo "il
sangue di Aci" per il suo colore rossastro.
Sempre
nei pressi di Capo Molini esisteva un modesto villaggio chiamato,
in memoria del pastorello, Aci.
Nell’undicesimo
secolo dopo Cristo un terremoto distrusse il villaggio, provocando
l’esodo dei sopravvissuti che fondarono altri centri.
In ricordo della loro città d’origine, i profughi
vollero chiamare i nuovi centri col nome di Aci al quale fu
aggiunto un appellativo per distinguere un villaggio dall’altro.
Si spiega così, ad esempio, l’esistenza di Aci
Castello (appellativo dovuto alla presenza di un castello
costruito su di un faraglione che poi fu distrutto da una
colata lavica nell’XI secolo) ed Acitrezza (la cittadina
dei tre faraglioni).
fonte web: http://www.press.sicilia.it/miti_leggende_sicilia.cfm
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