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giovedì 10 maggio 2012

Dove i #ritmi lavorativi delle #masse non hanno alcun significato Andrea #Lee, #Donne interessanti #regalo di #compleanno #moglie #escort



Da qualche parte, a Milano, sta squillando un cellulare. Ariel sa solo questo. Ma sarà poi davvero così? Forse la suoneria con Mozart o Bacharach sta riempiendo le stanze di una grande villa pacchiana, con tanto di cani da guardia e di telecamere a circuito chiuso, sulle rive ombrose del lago di Como. Oppure riecheggia nella suite di un hotel di lusso, a Portofino. Oppure - perché no? - alle isole Eolie, a Ischia o in Sardegna. È la fine di settembre e in tutto il Mediterraneo gli yacht di politici, fabbricanti di armi e gangster slavi sono ancora ormeggiati uno accanto all'altro, sotto la luce dorata e indulgente di porticcioli dove i ritmi lavorativi delle masse non hanno alcun significato. La verità è che quel telefono potrebbe trillare in qualunque parte del mondo dove ci siano uomini ricchi.
Ma Ariel preferisce figurarselo a Milano, la città più vicina alla campagna brianzola, dove abita con la sua famiglia in una fattoria ristrutturata. E si sforza di immaginare un minuscolo cellulare posato su un tavolo, in un appartamento non molto diverso da quello che quindici anni fa, a Washington,
divideva con altre due ragazze che frequentavano l'ultimo anno a Georgetown. Rappresentava un passo in avanti rispetto al dormitorio, ideale set di una sitcom su giovani professionisti la cui vita sessuale, per quanto movimentata, conservava una commovente goffaggine adolescenziale. La disturberebbe troppo pensare di stare chiamando una roccaforte della lussuosa Milano contemporanea, tipo gli appartamenti di certi suoi amici parvenu: marmi luccicanti, mosaici fatti su misura, boiserie sottratte da castelli in liquidazione e una scoraggiante sensazione di denaro fresco spalmato come burro sul pane.
Mmm... e se davvero fosse un posto del genere? Probabilmente ci sarebbero delle varianti dettate da esigenze professionali, suppone. Specchi, ovviamente, e un letto grande come un campo da pallamano, con un copriletto di castorino e le manette montate al posto giusto. Forse anche una piccola cella cui si accede dallo spogliatoio? Sicuramente un bagno con una vasca da hammam marocchino e un bidet ricavato da un antico fonte battesimale. Armadi sconfinati, colmi di giarrettiere e tanga ripiegati e impilati con perfezionismo feticista. Scatole di preservativi speciali, suddivisi, forse, per modello e sapore. Li compreranno all'ingrosso? O li ordineranno per posta? Ma qualcuno ha risposto. Ariel ritrova il filo dei suoi pensieri.
«Pronto?» Una voce giovane, amichevole e frettolosa.
«Parlo con Beba?» chiede Ariel nel suo italiano corretto, ma appesantito dall'accento
americano che non ha mai cercato di eliminare.
«Sì» risponde la voce in tono allegramente sbrigativo.
«Sono un'amica di Flavio Costaldo. Mi ha detto che lei e la sua amica - la sua collega -potreste essere disposte a passare una serata con mio marito. È un regalo di compleanno.»

(Andrea Lee, Donne interessanti, Milano, Rizzoli, 2004



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